lunedì 24 dicembre 2007

ultimi fuochi


e così il 2007 è quasi finito
passato veloce come una freccia
come una discesa senza freni
un anno che ne ha racchiusi tanti
più veloce dei pensieri, dei desideri
gli amici più vicini con cui condividere le feste
condividere il cibo, le risate, le riflessioni
riposarsi e prepararsi ad un nuovo anno ricco e impegnativo
diminuiscono le aspettative e aumenta lo stupore
beh, meno male
non ho più liste ideali, che mi hanno rovinato l'adolescenza
mi è rimasto un grande amore per la musica e la lettura, e la convinzione che non invecchierò mai
un gran desiderio di vivere bene e aiutare gli altri
giusto sabato sera mi sono sorpreso a piangere di emozione e rabbia
davanti ad un documentario sull'attività di don Luigi Ciotti
un uomo semplice, che certo ha fatto una scelta di fede che posso anche non condividere
ma quale banale scusa davanti a tanta forza e tanto coraggio
quello che manca alle istituzioni e a troppi cittadini
ributtava in faccia le morti di Falcone e Borsellino, non come santini, ma con orgoglio e vergogna in tanto dolore e in tanto tradimento di fiducia
in tempi in cui si discute della dannosità delle intercettazioni per i diritti individuali, così da evitare ogni discussione sui contenuti, sul chiedersi allora quanto lesivo sia il degrado sociale, sanitario, scolastico, urbanistico, per milioni di persone
ecco, semmai mi aspetto da me un impegno più vero e meno "formalmente" politico
è possibile, ci sono tante occasioni
ognuno deve fare di più la sua parte, non c'è altro modo
e con queste riflessioni spezzate, dettate anche dalla lettura di Bukowski, con il suo a volte stucchevole mauditisme, con queste riflessioni vi auguro buon Natale, natale come occasione per stare insieme, e magari superare i piccoli e grandi problemi di comunicazione che si creano nella corsa che dura tutto l'anno. natale come pausa salutare, per riscoprire il silenzio e la concentrazione, mettere e mettersi a (ferro e) fuoco.
per me è stata una bella scoperta ed esperienza il blog, soprattutto grazie a coloro che mi hanno letto e magari anche commentato, e lo sarà anche nel 2008.
un abbraccio a tutti, statemi bene. forse prima di gennaio, se sopravviverò ai pranzi e alle cene, "posterò" gli auguri di buon anno.

martedì 18 dicembre 2007

barfly (o la cosa chiamata poesia/11)

la vita di Borodin


la prossima volta che ascolti Borodin
ricorda che era solo un farmacista
che scriveva musica per distrarsi;
la sua casa era piena di gente:
studenti, artisti, barboni, ubriaconi,
e lui non sapeva mai dire di no.
la prossima volta che ascolti Borodin
ricorda che sua moglie usava le sue composizioni
per foderare la cuccia del gatto
o coprire vasi di latte acido;
aveva l'asma e l'insonnia
e gli dava da mangiare uova à la coque
e quando lui voleva coprirsi la testa
per non sentire i rumori di casa
gli lasciava usare soltanto il lenzuolo;
per giunta c'era sempre qualcuno
nel suo letto
(dormivano separati quando proprio
dormivano)
e siccome tutte le sedie
erano sempre occupate
spesso lui dormiva sulle scale
avvolto in un vecchio scialle;
era lei a dirgli di tagliarsi le unghie,
di non cantare o fischiare
di non mettere troppo limone nel tè
di non schiacciarlo col cucchiaino;
Sinfonia n.2, in si minore
Il principe Igor
Nelle steppe dell'Asia centrale

riusciva a dormire solo mettendosi
un pezzo di stoffa scura sopra gli occhi;
nel 1887 partecipò ad un ballo
all'Accademia di medicina
indossando un allegro costume nazionale;
sembrava finalmente di un'insolita gaiezza
e quando cadde sul pavimento,
pensarono che volesse fare il pagliaccio.
la prossima volta che ascolti Borodin
ricorda....


(Charles Bukowski)

venerdì 14 dicembre 2007

una grotta a capodanno, tanti anni fa...


avevo cominciato dieci giorni fa a scrivere appunti per questo post, su suggestione dell'amica "romagnola a parigi" Auramaga
poi le inevitabili lungaggini dovute a lavoro, impegni e stanchezza, hanno fatto sì che lei mi anticipasse in quanto a "citarsi addosso"...
e del resto gli appunti non erano granché, quindi ricomincio volentieri, in questo venerdì sera milanese davvero invernale, terso e rigido come una lama, pieno dei profumi del fuoco dei camini, della terra umida, di suoni rarefatti, come irrigiditi anch'essi dal freddo

era il capodanno del nuovo millennio, del baco e di poche altre cosette
con degli amici, la decisione di passare 'a nottata in grotta, in montagna, nei pressi di Sondrio, dove loro avevano un appartamento in affitto con stufa a cherosene, garanzia di malattie respiratorie e probabilissime esplosioni
la decisione è stata immediata, per quanto tardiva, quindi, raffazzonati una decina di compagni alla bell'e meglio (non avete idea di quante resistenze, tutti vogliono fare una festa "diversa", e poi, sì, ma al caldo, sì, ma col forno, sì, ma con tavolo sedie e companatico serviti, sì, ma con la tv che dà il conto alla rovescia...blabla..bah...) siamo partiti per i preparativi
sintetizzando: tre giorni per esplorare e trovare il luogo adatto, trasportare con zaini tre quintali di legna dopo lunghe trattative per spuntare un prezzo decente dalla baffuta e scontrosa fornitrice, fare la spesa tenendo conto che si era 11 uomini e una ragazza, di cui quattro visti per la prima volta
era una sera freddissima, più di oggi, ghiaccio sulle strade, tanto che, arrivati il 31, rischiai subito un volo colossale con le borse della spesa. riuscii ad aggrapparmi alla cancellata con furia, facendola tremare per due isolati...e restandoci quasi attaccato, come succede alla lingua sul ghiaccio...
carichi di vino, pane, carne, polenta, bicchieri e piatti di plastica, sacchi dell'immondizia per lasciare pulito, ci incamminammo in silenzio sul sentiero di neve e ghiaccio, neve che gemeva sordamente sotto gli scarponi
ora ricordo confusamente il freddo, l'eccitazione per la solitudine, la visione di alcune case apparentemente vuote in mezzo agli alberi coperti di neve
niente musica, una lunga chiacchierata, lunghe pause, fu divertente preparare il fuoco, pareri contrastanti da cittadini sfigati che non sanno nemmeno come posizionare i ceppi per far respirare la fiamma...altro che "isola dei famosi"...
la carne inesorabilmente carbonizzata e la polenta a fette che si freddava prima di arrivare alla bocca, sapore di cenere, odore di fumo dappertutto, nei capelli, sui vestiti, la schiena rivolta al fuoco bollente, il viso gelato dalla notte
poi, a mezzanotte, il vino che scendeva senza scaldare, gli occhi lucidi dall'alcool, dal fumo, da un'allegria che non prendeva la strada giusta, a mezzanotte, le finestre illuminate nella notte, sotto la neve, porte che si aprono, voci festanti e colori, una sola persona in più sembrava un mondo, l'unica donna sdraiata su un'enorme roccia piatta sopra il falò forse a contemplare l'illusione della solitudine, l'illusione della distanza dalla vita quotidiana
davvero non ricordo le frasi, le parole, ricordo i tentativi di trasmettere e ricevere sms di auguri, malinconia si faceva strada nel petto di un amante abbandonato, contemplare la stellata di dura nitidezza, dove le strade delle costellazioni si perdevano sciolte in un conteggio infinito di luci
il ritorno alla casa, poca voglia di dormire, qualche bicchiere di grappa e gin seduti sui sacchi a pelo, tentando di pompare cherosene nella stufa come fosse vino, e la notte passò in fretta, sotto lo stomaco in fiamme, lui sì, i pensieri a rincorrersi come criceti nella ruota, tenue il profumo di donna sotto il ticchettìo della stufa ormai spenta

lunedì 10 dicembre 2007

Italia, oggi (o memoria corta/ 4)

florilegio di piccole e grandi indignazioni, e qualche amaro sorriso, come questo

oppure c'è il blob politico che avanza (il Cav. cita sbagliato, il libro di Veltroni "Io e Berlusconi" è del 1990), nell'ottuso silenzio generalista e politicamente corretto, corretto fino ad essere anestetizzato. quel finto buonismo à la DC che tanto mi fa incazzare, tanto quanta è la brutalità che nasconde.

a grande richiesta ritorna invece la censura verso Luttazzi. riporto anche la lettera di Ferrara, perché merita una riflessione, anche se non nel senso da lui auspicato. è intelligente, e la sua intelligenza stimola anche quando le sue idee sono per lo meno risibili.

il Dalai Lama è a Milano. i sindaci, timidamente, in qualche modo, glissano sul diktat cinese, portato avanti anche dai consoli, che invita a boicottare la visita del sant'uomo. unica eccezione, a parte il solito cincischiare del governo di turno, è la Chiesa che afferma che l'incontro con Gyatso "non è in agenda". merita una citazione la risposta della Littizzetto, ieri sera da Fazio. "se non lo scrivete, in agenda non lo trovate no l'incontro con il Lama, mica escono con gli appuntamenti prestampati". mi chiedo il perché di questa sensazione di assenza di dibattito internazionale...

vabbè, buona lettura.

concezione in romagna. impressions...


era cominciato con il sole, questo mini-ponte dell'immacolata di cui sopra,
poi, sabato, pioggia e vento che nemmeno a Oslo
seduti al tavolo del ristorante "La soffitta" di Cattolica, a contemplare ammirati le losanghe di fonduta fritte appena servite, a contemplare il tagliere arricchito di affettati e formaggi tipici di mamma Romagna
chiacchiere, vino sfuso ma buono, mica come a Milano che ti danno una sorta di cocacola sgasata con aggiunta una manciata di gradi di alcool
al tavolo davanti, una comitiva familiare, tre bimbe sorelle, una gravemente handicappata, di una dolcezza commovente, in cerca di affetto continuo, cammina malferma tra i tavoli, sorrisi per tutti, qualcuno si allontana spaventato, spero che non capisca. la bimba, intendo.
la sera, per festeggiare il compleanno di mia moglie, a Misano, Riviera Mare, un nuovo ristorante sul mare, appunto, sì, beh, forse un po' troppo lounge, un po' troppo ben frequentato, aperitivi in corso, cinture di foulard, stivali e jeans aderenti, camicie azzurre sbottonate....eppure magico, di notte, sotto la pioggia, in riva al mare, tubi luminosi come onde verso gli scogli, lumi di candela, interno tutto bianco, menù fatti del tessuto plastico delle brandine da spiaggia
al tavolo accanto si siedono quattro ragazzine dell'età di mia nipote, automunite, con denaro, perché mangiano, e chiocciano nei loro minimi vestiti attillati, senza calze, col sesso posato ovunque intorno a loro, e il passo malfermo anche per loro, a rivelare una giovinezza repressa, un divertimento perduto. forse, chissà. belle sono belle, altroché.
il proprietario del ristorante, vedo da dietro la tenda di organza di un delicato color panna, si accascia tra le braccia del belloccio cameriere che ci ha appena servito un ottimo Lagrein rosato, nonostante i quattro bicchieri mi alzo e accorro, a spostare un candelabro urtato mentre cercavano di posare il 50enne azzimato su un divanetto, forse ho impedito un rogo. ma il proprietario si riprende dal malore, pallido, giallo, quasi verde, simula indifferenza, si mette seduto sui cuscini, braccio steso e gambe accavallate come a dire "l'ho fatto apposta". peccato. ad un tavolo siedono dei medici, secondo loro niente di preoccupante, il pianto plateale di una delle quattro giovani maitresses amiche del gestore. il costo della bella vita? forse, chissà. 50anni, la tinta, un po' di pancia, un bel locale. forse, chissà.

intanto è certo che al bar di fronte non ci sono più i piranha(s) nella vasca cilindrica. dice che sono morti.

(in foto: la rocca malatestiana di Montefiore Conca, Rimini, luogo quasi natìo dove Bonaventura si ritempra. o almeno ci prova)

venerdì 30 novembre 2007

i bimbi bravi non piangono


è istruttivo vedere o ri-vedere i programmi del recente passato...per esempio, una puntata di Satyricon, il programma di Daniele Luttazzi...nel 2001, si diceva "il leader dei DS, Walter Veltroni...", oggi, che Veltroni è leader del PD, a parte le retoriche critiche da destra, al momento delle primarie sembrava si parlasse di lui come di qualcosa di inedito e sorprendente...e poi l'intervista a Marco Travaglio, fresco di pubblicazione del libro "l'odore dei soldi"...uno dei motivi per i quali venne impedito a Luttazzi di continuare ad apparire in tv, una vergogna parlare dei tanti misteri e processi gravitanti intorno e sul di nuovo candidato Berlusconi in prossimità delle elezioni, per carità, non esiste diritto (anzi dovere) di informazione e dovere (anzi obbligo) di rendere conto da parte dei personaggi pubblici, giustizia ad orologeria e tante altre amenità...comunque, un'intervista eccezionalmente civile e posata, di gran lunga meglio di molti attuali talk-show come Otto e mezzo o Ballarò dove si grida volentieri, niente facili accuse o atteggiamenti aggressivi (a parte l'affermazione di Luttazzi, che ha detto "fa piacere vedere un uomo libero in questa Italia di merda"...ma che credo sia difficile da condannare per questo...perché è ancora un'Italia di merda)

poi..come vengono poste le notizie..."l'incontro di Veltroni con Berlusconi"...oggi è il giorno in cui dovrebbe tenersi, dopo una settimana di colloqui con gli esponenti della destra...è evidente che passa il messaggio che in posizione di forza si trova lui, Walter, è lui che incontra gli altri, non viceversa...e anche Berlusca fa la figura dell'ospite...

il sindaco di Milano, Letizia Moratti, è indagata per assunzioni e consulenze strapagate, abuso d'ufficio, e altri collaboratori invece per concussione...denunciati da un esposto di un ex-dipendente...pare che i 12 (o 14, non ricordo esattamente) funzionari costretti a dare le dimissioni, accettando un pre-pensionamento a fronte di un ventilato declassamento, per fare posto ai nuovi favoriti, abbiano reso testimonianze concordanti, ma la Letizia è tranquilla e dice che rifarebbe tutto...non ho dubbi, si contano sulle dita di una mano coloro che sono riusciti a vergognarsi...perché qualcuno c'è stato, vero?

(iniziano le prime nebbie, ormai rare, nonostante il mito della pianura padana nebbiosa continui a resistere e a creare racconti e film...l'intimità, il silenzio, un albeggiare docile, giallo e rosa sui campi di riso e granturco che compaiono appena fuori dalla città...il Ticino che sembra respirare, scaldarsi le mani e le sponde col fiato tiepido, come se volesse aprire gli occhi ancora assonnati...oggi c'è il primo sciopero generale dei trasporti pubblici, fermi treni, aerei, navi, bus e metropolitane, protesta sacrosanta contro l'inesistente politica dei trasporti in Italia, che ormai compie trent'anni di disagi, ma il traffico è lento e dolce, sembra un giorno di festa...forse lo è...)

mercoledì 28 novembre 2007

il resto di niente (o la cosa chiamata poesia/10)

il rock, la musica, gli weezer che passano

lo specchio da cui torno sconfitto

il giornale come sottopiatto

un solo foglio, annunci, enigmi

bar di panini e silenzi, veloci

di resoconti e liti, veloci

mangiare senza sporcare, parlare senza rumore

le ciabatte della matura cameriera

"avvocato è per lei", "1/2 litro di acqua gassata"

la cravatta un rosone blu antico

c'è qualcosa del nobile napoletano in lui

poi, il barman come un uccello stridulo e veloce

oggi piove, sembra la fine

giovedì 22 novembre 2007

spigolature


annoto sparsamente, impressioni da giornali radio, interviste, letture:

- in Inghilterra sono andati smarriti dalle efficientissime poste inglesi due CD contenenti dati coperti da "privacy" di circa 25 milioni di persone. il Ministero del Tesoro aveva raccolto sui supporti i dati individuali, bancari, familiari ecc.ecc. delle famiglie che avevano chiesto il sussidio per le coppie che hanno figli, spedendoli incautamente tramite un normale corriere. tra l'altro, la notizia è stata resa pubblica circa un mese dopo il fatto. si temono crisi bancarie, dovute alle massicce richieste di cambiamento di conto corrente da parte delle "vittime". tra le altre cose, mi colpisce l'elevato numero di coloro che chiedono il sussidio. metà degli inglesi, mica quattro gatti. qui da noi, fughe di notizie, intercettazioni pubblicate, plateali menzogne e contraddizioni, commissioni che saltano (come quella sui "disordini" del G8 di Genova, ad opera di Di Pietro e Mastella) tutto passa o sembra passare impunito e gioioso. Italia sì, Italia no, Italia gnam, se fàmo dù spaghi cantava l'ineffabile Elio...

- i Savoia hanno chiesto, tramite i loro legali, 260 milioni di Euro come risarcimento per i danni morali dovuti al lungo esilio. pare anche reclamino qualche proprietà immobiliare, tra le quali il Quirinale...non ci volevo credere. meno male che il portavoce del governo Malinconico (solo di nome) ha detto quello che avranno pensato in molti, compreso me: i danni dovrebbero pagarceli loro, altro che pugnette. non avrei retto ad un buonismo sui "poveri ricchi". come gran finale, degno erede di cotanto padre somigliante ad un grasso bruco, pare che il rampollo Emanuele Filiberto abbia pure aggiunto in una intervista che "i Savoia spenderebbero questi soldi sicuramente meglio dello Stato italiano". devolveranno in beneficenza ma ceeeerto. ora, persino i monarchici (i monarchici!!) si sono vergognati di questa mossa cogliona. meno male, rispediamoli in Svizzera cordialmente, a suon di ceffoni. gratis.

- da una inchiesta ISTAT risulta che: solo il 7% delle donne, ancora oggi, trova la forza e il coraggio di denunciare le violenze subite, e che a seguito delle denunce solo poco più dell'8% dei processi si conclude con delle condanne. vale a dire che meno dell'1% dei responsabili di violenze viene punito. ora, anche volendo mettere tutti i distinguo del caso, mi pare una situazione agghiacciante. la stragrande maggioranza di queste violenze si consuma in ambito familiare, è ormai tristemente noto. con buona pace di coloro che danno la colpa agli stranieri, i quali hanno un posto trascurabilissimo e soprattutto i matrimoni misti avvengono per la maggior parte tra uomini italiani e donne straniere. ho poco altro da aggiungere a quest'altra sbrecciatura nel muro della civiltà. in confronto, le discussioni inutili che ancora si fanno in USA sull'utilità della pena di morte come deterrente a 240 anni dalle opere di Cesare Beccaria, sono degli allegri diversivi...

- secondo voi è violazione della "privacy" venire a sapere che delle intercettazioni telefoniche comprovano che le testate giornalistiche Rai e Mediaset, durante il governo di destra, si accordavano sulle notizie e le modalità di diffonderle? e, anche se lo fosse, bisognerebbe far finta di niente di fronte ad una tale grave evidenza? mannò, al telefono si parla quasi in stato di trance dice il Berlusca, la realtà è un altra cosa, del resto il paese è in mano ai comunisti, e il conflitto di interessi è da 14 anni (14 anni!!) che è come se non esistesse. viene buono solo per alzare di qualche punto percentuale i sondaggi. dulcis in fundo, tutto si può ricondurre ad una operazione di "linciaggio" e "sciacallaggio" nei confronti del Cavaliere. ma, che cazzo, si crederà mica troppo importante il Silvione, da credere che ogni cosa riguardi lui? e già, la realtà è proprio un'altra cosa...

- chiuderei con Sandro Bondi, il coordinatore di Forza Italia o come si vorranno chiamare. riesce nello stesso tempo a somigliare ad un prete, a calimero e ad un malato terminale. solo che invece è un onorevole, scrive (e pubblica) pure poesie e parla con infantile e inespressivo entusiasmo dei sondaggi che darebbero ragione su tutto e sempre a Berlusconi. rimango sempre sbalordito quando lo vedo in qualche trasmissione. perfettamente vuoto ed inutile. quasi lo invidio.

l'Italia è un paese meraviglioso.

lunedì 19 novembre 2007

premio di consolazione


il Silvio a volte devo anche ringraziarlo, Luttazzi è tornato, però l'ex premier continua a farmi ridere molto
questi coup de theatre sono meravigliosi, sfacciati, favolistici:
7 milioni di firme e nasce il "Partito del popolo (Italiano) delle libertà", grazie ai Circoli della M.V. Brambilla.
il Silvio è arrivato secondo in questa decadente gara al finto nuovo, e, ca va sans dire, non amando arrivare secondo, le spara grosse
primo effetto: da oggi mi farà un po' meno schifo il nome Partito Democratico, che tanto mi indignava
meno male
a pensarci bene, il nuovo nome della corte (presunta e auspicata, credo, ma vedo - con soddisfazione - recalcitrante) del Berlusconi somiglia molto a quello del vincente partito della destra nazionalista danese, e devo dire che, a pensarci bene, non posso ignorare il retrogusto grossolano e violento di un nome simile, omnicomprensivo, totalizzante, e, sì, diciamolo senza timore di esagerare, totalitario
Partito Democratico è tautologico, buonista, bamboccione, furbo, con tratti di idiozia, Partito del popolo delle libertà sa di fanatismo, non c'è niente da fare
meno male che la cifra di 7 milioni, a non voler considerare la baracconata, è abbastanza ridicola, e le vignette di Staino (dei giorni 19 e 20 novembre) valgono bene una visita.
il problema, casomai, è la mancanza di umorismo celato dietro, sopra, sotto, dentro il popolo

infine, tanto per pensare:
DISTOPIA: per distopìa (o antiutopìa, pseudo-utopìa, cacotopìa o utopìa negativa) si intende una società indesiderabile sotto tutti i punti di vista. Il termine è stato coniato come opposto di utopìa ed è soprattutto utilizzato in riferimento ad una società fittizia (spesso ambientata in un futuro prossimo) nella quale le tendenze sociali sono portate ad estremismi apocalittici.

Secondo l'Oxford English Dictionary, il termine fu coniato alla fine del XIX secolo dal filosofo John Stuart Mill, che si serviva allo stesso tempo anche di un sinonimo creato da Bentham: cacotopìa. Entrambe le parole si basano sul termine utopìa, inteso come il luogo dove tutto è come dovrebbe essere. Distopìa è quindi l'esatto opposto, cioè un luogo del tutto spiacevole ed indesiderabile. Spesso la differenza tra utopìa e distopìa dipende dal punto di vista dell'autore dell'opera. I testi distòpici appaiono come opere di avvertimento, o satire, che mostrano le tendenze attuali estrapolate sino a conclusioni apocalittiche. La differenza con l'utopìa sta quindi nel fatto che la distopìa si basa su una società attuale, spostando però l'interesse su un'epoca e un luogo distanti o successivi ad una discontinuità storica, come nelle opere fantascientifiche di H.G. Wells.

Alcune caratteristiche sono comuni alla maggior parte dei romanzi distopici del Novecento:

  • È presente una società gerarchica, in cui le divisioni fra le classi sociali (o caste) sono rigide e insormontabili
  • La propaganda del regime e i sistemi educativi costringono la popolazione all’adorazione dello stato e del suo governo, convincendola che il proprio stile di vita è l’unico (o il migliore) possibile
  • Il dissenso e l’individualità sono visti come valori negativi, in opposizione al conformismo dominante
  • Lo Stato è spesso rappresentato da un leader carismatico adorato dalla gente e caratterizzato da un culto della personalità
  • Il mondo al di fuori dello Stato è visto con paura e ribrezzo
  • Il sistema penale comprende spesso la tortura fisica o psicologica
  • Agenzie governative sono impegnate nella sorveglianza continua dei cittadini
  • Il legame con il mondo naturale non appartiene più alla vita quotidiana.
buona settimana a tutti.

giovedì 15 novembre 2007

visioni di Berlino/2

Fantastici questi tombini, delle cartoline di bronzo...questo era di fronte al Berliner Doml'ingresso del celebre Pergamon Museum, sulla Museum Insel, l'isola dei musei...solo per la presenza del tempio di Ishtar vale la visita in città...
Bebelplatz, tristemente nota per i roghi di libri durante l'ascesa del regime nazista. così, adagiata tra l'università e i tigli, non si direbbe abbia un passato così greve...meglio fotografare le bellissime targhe...
vabbè, questa è proprio da giapponese...però diamine la Brandeburger Tor dal vivo fa un certo effetto, anche se al tempo era a pochi passi da un cantiere. Berlino è sempre piena di cantieri, cambia volto di continuo...
la sede del parlamento, il Reichstag andato a fuoco e ricostruito, sopra si intravvede la splendida cupola trasparente, cui è impossibile accedere per le perenni code chilometriche...

visioni di Berlino/1

Berlino mi è rimasta negli occhi e nel cuore, amore a prima vista...città sorprendente, giovane, antica, moderna, accogliente, ostica, contraddittoria, selvaggia e ingessata, colta e volgare, spaccati di Settecento impomatato reso vivo dal contrasto con i dinosauri del socialismo e le architetture nuovissime e impeccabili, alla portata di tutti o quasi...è passato un anno ma che voglia di tornare...

prima fermata...obbligatoria....primo giorno di vento e pioggia...
il famoso orologio in Alexanderplatz, con i fusi orari di tutto il mondo, la piazza (piazza d'armi praticamente) sventrata per lavori, sbuffante come l'inferno...
la maestosa Fernsehturm, antenna di trasmissioni radiotelevisive, con un ristorante dentro la "palla"...
Mai visti attacchi per pompieri così belli...


il Berliner Dom visto da 3/4

martedì 13 novembre 2007

impressioni(smo)

la biblioteca civica ha in programma un ciclo di quattro visioni di film, due di Bergman e due di Antonioni
necessaria prenotazione nominale, quasi una schedatura, trenta posti circa in tutto, visione gratuita, del resto
stasera secondo appuntamento "l'occhio del diavolo" di Bergman, il primo ce lo siamo persi, martedì scorso, martedì prossimo "Blow-up", già visto, e poi, dulcis in fundo e soprattutto, lo attendo da parecchio tempo, "Professione reporter"...

l'aggiornamento del sistema informatico procede per conto suo, lentamente, spero di non fare troppo tardi, una pizza al volo e poi a piedi nella sala di proiezione. la biblioteca è a duecento metri da casa, fortunatamente. ma la casa è a più di mezz'ora dall'ufficio.
musica in sottofondo, jane's addiction, pearl jam
sul tavolo un disordine solito e insolito insieme
un bilancio da sistemare, come si usa dire quando si coprono delle mezze schifezze
un foglio A4 diviso a metà su cui ho appuntato delle figure ritmiche da eseguire con la chitarra, captate in auto mentre tornavo da un appuntamento questo pomeriggio
report dei tecnici spiegazzati e ancora non buttati via, post-it abbandonati sotto un cd-rom (non nel senso di zingaro, dio che battuta miserrima) di una banca dati
ho lavorato così di malavoglia oggi, con occhi pieni di cotone, pelle di carta e foglie secche, pensieri col fiato trattenuto, pensieri inadeguati, inadeguati a cosa?
stanchezza e voglia di piangere, ma soprattutto di ridere
dopo una nottata pesante, di liti, di incomprensioni, di senso di inutilità, di debolezza soffocante
e una resistenza indomita al precipitare
la mia lingua tagliata è il termometro, spezzo tutto quello che mi capita sopra la lingua, ma i cocci non mi feriscono
sentirsi appesi ad un filo, da sempre, sentirsi soli fino a battere i denti
ma perché, mi chiedo, dov'è l'errore che mi porto dietro
riflettere sulla condizione di automa rotto, come diceva il poeta
tento inutilmente di definirmi, entro ed esco dalla realtà, leggero e pesante
frenetico alternarsi di umori, di visioni del presente e del passato
ma una resistenza indomita al precipitare, all'assaporare quell'acidula dolcezza del sentirmi votato alla caduta, resistere alla voglia suadente, infida, di abbandonare tutto
a chi mi dice che non vedo sfumature, dico che ha ragione
per quanto si ingrassino frasi e si moltiplichino i decimali non c'è modo di attutire il passaggio tra zero e uno, tra essere e non essere
si gioca in una infinitesimale frazione, ma è una distanza netta, incolmabile, una differenza assoluta
vorrei che tutto durasse per sempre, e poi finisse subito
vivere è una gioia
il vissuto è una pena
la cura è non amare più
la cura è amare subito

giovedì 8 novembre 2007

una giornata di bonaventura, anzi quasi due

(ehilà, non dimenticate la pubblicità progresso più sotto, per amicizia o per pietà)

camminavo, nel mattino lucente e freddo come marmo, o come una casa sul mare vuota, dio che voglia e nostalgia del mare, senza auto, appena lasciata dal meccanico, odore di erba sotto il gasolio. camminavo, elastico, respirando il calore del mio corpo.
e mi sono accorto che era stata sradicata la cabina del telefono che stava all'angolo della via in cui ho abitato per quasi trent'anni. una cabina che in gioventù assaltai in compagnia di amici, come in seguito fecero molti altri disperati credendo di divertirsi. cabina quindi che è sempre stata assai malconcia e quasi mai funzionante. ormai faceva parte del paesaggio, credevo rimanesse lì per sempre, simbolo percepito ormai inconsciamente...per sempre, già...avevo attribuito ad una cabina del telefono in rovina un'eternità che non poteva permettersi, che nessuno si può permettere...


ieri, un'altra giornata bellissima, l'estate fredda dei morti come diceva Pascoli, prolungata, eburnea, semitrasparente, noncurante, persino florida nei colori, florida come una donna, che meraviglia le donne, così ricche di sapienza, di bellezza, ossessionate e distrutte dal peso, dalla pelle, dagli uomini stupidi che le fanno stupide e viceversa, mentre i pensieri, gli occhi, ne muoiono, e sogno i corpi che infrangono le linee scontate delle copertine, pensieri che infrangono i titoli, che abbondano di seni e di fianchi, che suggeriscono calori nascosti, donne come frutti quasi troppo maturi, sembra troppo tardi invece è perfetto, il pieno della vita prima del dolce declino, corpi-frutti rigogliosi, sfuocati, golosi, stillanti umori e odori, che riempiono le gonne, che lucidano di tensione i pantaloni, e i tacchi, questi sì, evocatori di lussuria, complicità, poesia e vino. voler far l'amore è gratitudine, ammirazione, desiderio di conoscenza, omaggio alla grazia, non un'offesa.

ieri, in moto fino a cremona, per via dell'università. cremona, città rastremata in una campagna quasi irraggiungibile, campagna generosa. grassa, come il loro dialetto. bisogna fare attenzione alle foglie degli alberi, a cremona. si infilano nel colletto del giubbotto, hanno le ossa e picchiano duro sul casco, come avere la testa in un tamburo. che freddo che avevo, avrei dovuto mettere i pantaloni di velluto invece dei jeans, la vescica mi stava scoppiando, le dita delle mani, pur sotto guanti pelosi e spessi, immobili e dolenti come radici, il pensiero invece acuto, teorizzavo, montavo e smontavo il mondo. la balbuzie come metafora dell'improvvisazione, come arte dell'improvvisazione, mi dicevo. niente male, anche, mi sono detto. ed ho superato il test musicale a pieni voti, dopo aver bevuto un tè artificiale bollente, ed aver vuotato la vescica.


festeggiare, bisogna. istanbul kebap. nove euro per due panini falafel, patatine fritte e una birra. ho esagerato, lo ammetto, mi sono sentito grasso, pieno di cipolla e inadeguato in genere, ma minchia che bontà. dietro di me tre donne. tre donne intorno al cor mi son venute, ancora e sempre. cremona parigi in minore, la metrica tiene. due albanesi, i cibi simili ai loro, dicevano, sarà stato l'effetto delle guerre, dei cinque secoli di dominazione, si dicono con il turco al bancone. mangiano di gusto, la terza è italiana. pace a loro. entrano due ragazzi, uno con lo skateboard, un pasto al McDonald's e uno al kebab. belli, felici e chiacchierini. oscuri quanto richiede la loro età. ecco cosa annotavo sulle pagine del libro che avevo con me:

il cibo unisce
dopo le guerre
prima dell'amore
il cibo unisce
le parole dei giovani
gli sguardi dei vecchi
cibo e poco denaro
la povertà e il tempo
la povertà e la giovinezza
il tempo e l'amore
il cibo e la gentilezza
.

ecco cosa accade a saper guardare ed ascoltare, in culo a quelli che commentano indignati, a quelli che vivono nel pianeta delle scimmie, senza saper sorridere o stringere la mano. io mi commuovo, anche per i festanti palermitani alla cattura dei nuovi boss, per il loro calcistico orgoglio siciliano, alla faccia dei nordici dimentichi delle periferie represse e oppresse.
Si sono fortificati: difesa è la parola d'ordine. Difesa e sicurezza. Per marcire negli agi. (Henry Miller, Tropico del cancro)
riprendo la moto, il sole ha riscaldato l'aria, i pensieri, l'asfalto.
eccetera.

martedì 6 novembre 2007

PUBBLICITA' (PROGRESSO?)

è ufficiale
anche se con il mio proverbiale ritardo
una mia poesia è sul sito nella sezione Poesia Italiana del Concorso OnLine del Premio Laurentum
gara inutile e ridicola, votazione prettamente clientelare, che non è nelle mie corde...
ma per vanità vi comunico il titolo "Salmo II" (senza virgolette), così potete trovarla
dovrò pur imparare a farmi pubblicità, prima o poi
comunque, se avete qualche secondo da perdere, date un'occhiata
(chicca per tutti: c'è anche una mia foto appena al di sopra della decenza)
(chicca solo per appassionati: il titolo è improvvisato. non l'avevo mai dato, solo che la poesia che avevo scelto era troppo lunga ed ho dovuto sostituirla, battezzando in velocità)

lunedì 29 ottobre 2007

durate interrotte


ci sono giorni in cui sembra così breve il tempo
tra il comico e il malinconico
per esempio, venerdì, unico giorno di sciopero del pubblico impiego, era il giorno fissato dopo una settimana di rinvii per fare tutte le commissioni...presso gli uffici pubblici, ovviamente
traffico, ovviamente pioggerella impalpabile ma molto bagnata
odore di fornai, di cani a passeggio, negozi di parrucchiere che sussurrano calore e intimità con la voce dei phon, profumo demodé di lozioni, vecchie signore che scendono dai bus piegate in due dall'artrosi come sedie a sdraio su un terrazzo, note musicali fioche dalle cuffie dell'alienato di turno, saluti vaghi e svelti di vicini che si conoscono appena, cerco di assorbire, di respingere, è poesia, è non-poesia, male di vivere, felicità sprecata, semplice ignoranza, tre donne intorno al cor mi son venute bologna è una vecchia signora dai fianchi un po' molli, conto e riconto le sillabe come gradini -
qualcosa mi prende alla gola, davanti alla porta dell'unico ufficio funzionante in tutta la sede INAIL, e mi sento di nuovo e ancora lo studente, il mendicante, il senza patria, nudo di fronte ad una porta aperta, dietro la quale mi aspettano funzionari svogliati, tristi ma tutto sommato gentili e quindi perché questo freddo che viene da dentro, la frattura, girarsi indietro e vedere i ponti crollare...

giorni in cui dormire troppo o non dormire affatto non fa differenza, dove nelle frasi precipitano i "non", le difese, il guscio d'argento galleggiante su un mare soltanto sognato, luogo di pace e rinascita, timpano, staffa del silenzio invocato e fuggito. mi guardo allo specchio, i capelli sarebbero da tagliare, per quanto siano rimasti in pochi a tenermi caldo, abituati alla libertà del tosapecore fai-da-te crescono facendo una strana spirale al centro della testa, rendendomi simile ad un animale preistorico. chessò, un velociraptor, potrebbe essere?
sorrido appena e mi lavo i denti. dopo di solito mi sento meglio.
ma porto dentro e sono dentro al serpente della notte, serpente cavo, blu e rosso, serpente antico, freddo e coperto d'erba. cuore del mistero dei miei crolli e delle mie esplosioni di gioia.

venerdì 26 ottobre 2007

la cosa chiamata poesia/9

Queste sono le nuvole

Queste sono le nuvole intorno al sole in declino,
la maestà che serra il suo occhio bruciante:
i deboli afferrano ciò che i forti hanno compiuto,
finché non fanno crollare ciò che era stato levato in alto,
e la discordia succede all'armonia, e tutte
le cose sono poste allo stesso livello.
E quindi, amica, se la tua grande gara fu compiuta
e queste cose avvennero, così tanto di più
ti facesti compagna la grandezza, anche se tu sospiri
per non aver avuto figli:
queste sono le nuvole intorno al sole in declino,
la maestà che serra il suo occhio bruciante.




I - A una fanciulla che danza nel vento

Danza laggiù sulla riva;
perché ti dovresti curare
del vento o del ruggito delle acque?
Libera i tuoi capelli
umidi di salsedine;
sei troppo giovane per aver conosciuto
il trionfo dello sciocco, o l'amore
perduto non appena conquistato,
o la morte del miglior lavoratore
mentre tutti i covoni
sono rimasti ancora da legare.
Perché dunque dovresti temere
il mostruoso gridare del vento?

II - Due anni più tardi

Nessuno ti ha mai detto che i tuoi occhi
arditi e belli avrebbero dovuto
essere fatti più esperti? O avvertita di come
sia disperata la falena quando si brucia le ali?
Avrei potuto insegnartelo io;
Ma tu sei giovane, così parliamo un linguaggio diverso.

Oh, prenderai tutto quanto ti è offerto
e sognerai che tutto il mondo è amico,
dovrai soffrire come tua madre ha sofferto,
e alla fine anche tu sarai spezzata;
ma io sono vecchio e tu sei giovane,
e io parlo una lingua barbara.




Gli uomini migliorano con gli anni


Logorato dai sogni;
un tritone di marmo logorato
dalle intemperie, in mezzo alle correnti;
e tutto il giorno guardo
la bellezza di questa signora
quasi avessi trovato dentro un libro
una bellezza dipinta, felice
d'essermi riempito gli occhi
o gli orecchi sapienti,
pago d'essere saggio e niente altro,
poiché gli uomini migliorano con gli anni;
eppure, eppure, è questo
forse il mio sogno, o è la verità?
Oh, ci fossimo incontrati
nel pieno ardore della mia giovinezza!
Ma invecchio in mezzo ai sogni,
un tritone di marmo logorato
dalle intemperie, in mezzo alle correnti.


(William Butler Yeats, 1865-1939)


venerdì 19 ottobre 2007

sassolini nella scarpa, ovvero parla come mangi (se mangi)


mi dispiace rubare il primo posto al post (il bisticcio è intenzionale) qui sotto, che in fondo credo sia di ben più piacevole lettura.
ma, del resto, piccole esigenze e piccoli fastidi, forse non così piccoli, però...
tre commenti a tre fatti o notizie di questi giorni:

- la Turchia ricatta gli USA. un manipolo di deputati statunitensi, tutti baldanzosi, pronti a dar battaglia e a non retrocedere, "fedeli alla linea" oserei dire, avevano proposto una mozione per costringere lo stato Turco ad "ammettere" l'esistenza del genocidio armeno.
proprio così, ammettere, come se una simile tragedia storica avesse bisogno di essere ratificata dai diretti discendenti dei colpevoli, caporali (nel senso di Totò) qualsiasi al timone di un pezzo di terra su questo sfigato pianeta. ma la cosa più ridicola è che i baldanzosi deputati hanno prontamente ritirato la proposta non appena la Turchia ha ventilato l'ipotesi di ritirare il consenso agli USA per le basi di appoggio alle operazioni in Iraq sul suo territorio;

- la Cina ricatta gli USA. in occasione del conferimento di un premio al Dalai Lama negli Stati Uniti, la Cina si è prontamente risentita, a causa della fastidiosa persistenza della memoria, questi microbi di tibetani che continuano a sopravvivere...beh, i giornali riportavano la notizia che la cerimonia sarebbe stata di "basso profilo" per non urtare la suscettibilità degli amici cinesi, che hanno incassato l'indiretto riconoscimento del loro potere "contrattuale". non avrei mai pensato che gli USA avrebbero potuto suscitarmi compassione. in fondo a volte ci provano ad essere buoni, ma c'è chi è pronto a soffiargli la sedia di comando. l'alternativa sarebbe migliore o peggiore?

- non ho votato per le primarie/plebiscito annunciato veltroniano. le mie capacità critiche e di analisi vacillano in un indistinto fastidio, in una ripulsa opaca e omnicomprensiva di un progetto che non riesco a raccontare e a raccontarmi, e quindi non riesco a crederci. l'unico lumicino che mi fa aderire vagamente alla sinistra è il rifiuto delle inumane concezioni economico/quantitative della destra. perché non confondo il marxismo con Marx, e non esiste solo Marx, del resto.
ma montezemolo sbanda a sinistra, e io non riesco ad esprimere quello che penso, sono stanco delle definizioni e delle autodefinizioni. non mi basta il tempo per documentarmi e rifiutare a voce alta. mi rimane solo un ostinato silenzio desideroso di verità, di chiarezza umana e intellettuale, di umanismo e scienza vivi e propositivi. per quello che significa....

mercoledì 17 ottobre 2007

my favorite things/1


fare felici gli amici è qualcosa che rimette in pace col mondo e con sé stessi. fare felici direttamente sé stessi, poi, non ne parliamo.
il fine settimana è stato una bellezza: l'addio al celibato ha avuto successo, l'assaggio del corso di musicoterapia mi ha ridato carica ed entusiasmo, il concerto pare abbia sviluppi positivi...all'appello manca solo qualche ora di sonno...
ma andiamo con ordine: a Milano, da qualche tempo, l'Istituto dei ciechi sta proponendo un'iniziativa dal titolo "Dialogo nel buio", che consiste in una visita guidata (la guida è un non-vedente o ipovedente) naturalmente completamente al buio, attraverso ambienti diversi (una sorta di parco, l'interno di una casa, una strada con auto e bancarelle, una barca, ecc.) per provare a misurarsi con la mancanza della vista, ed esaltare gli altri sensi di solito lasciati indietro. beh, è stata un'esperienza fantastica, divertente e profonda. appuntamento sotto casa di Raffaele (il festeggiato) alle 18:45 per poter essere alle 19:30 in via Vivaio, nel centro che più centro quasi non si può, nello splendido palazzo sede dell'Istituto. all'ingresso si forma il gruppetto (noi siamo in 4, si aggiungono Mario e Marina, fortissimi coniugi di circa 60anni), bastone bianco per tutti e si parte. la nostra guida è stata Raul (ma non dubito che tutte siano eccezionali come lui), bravissimo nel quietare il disagio di trovarsi di colpo in un ambiente estraneo e totalmente nero. con abilità e umorismo ci ha guidato nell'esplorazione tattile ed uditiva degli ambienti, gli sconosciuti facenti parte del gruppo diventano subito compagni di avventura, l'atmosfera è quasi quella di una gita, ma con in più un confronto continuo ed immediato di impressioni ed emozioni. dai racconti di Raul pare che alcuni abbiano avuto crisi di panico e paura e siano dovuti uscire, invece noi tutti ci siamo goduti al massimo quell'ora e un quarto che sembra un attimo, perché al buio si perde la cognizione non solo dello spazio, ma anche del tempo, tanto da far venire il dubbio che Kant avesse ragione...Mario e Marina sembrava fossero vecchi amici di noi quattro quasi-adulti un po' cretini, ma poi, tra una bastonata sugli stinchi e un tiraggio di peli sulle braccia, ci siamo trovati, gran finale, al Cafénoir, un vero e proprio bar all'interno della mostra, ovviamente immerso nel buio più pesto, dove ci hanno servito un aperitivo. una cameriera (che Raul ha giurato essere molto carina, gli abbiamo creduto) è passata a prendere le ordinazioni, ed ha portato rapidamente patatine, arachidi, tramezzini, cocktails e caffè, facendoli strisciare sul tavolo verso le nostre mani tastanti, mentre due pianiste allietavano l'atmosfera suonando a pochi metri da noi, seduti attorno al tavolo, le mani posate sui bastoni bianchi, ormai abituati all'oscurità, affratellati e tutti spostati verso l'ascolto, le parole, le forme inesistenti. la vista è un senso veloce, la sua assenza inevitabilmente fa rallentare, percepire, sentire fisicamente, la vista è un senso straordinario e astratto, che può portare - paradossalmente - lontano dalla realtà, l'illusione della presenza, il mito della conoscenza...udito tatto olfatto gusto sono umili, primitivi, elementari, fisici, caldi, spessi, tridimensionali, austeri, magici, con la voce ci si può toccare, la parola riemerge potente dall'oscurità, dal bisogno di contatto.
Raul era un fulmine nell'orientarsi, nel riconoscerci dalle voci immediatamente dopo pochi minuti, nel sapere esattamente dove ci trovassimo all'interno delle stanze...siamo usciti arricchiti, entusiasti, dispiaciuti della brevità del percorso, convinti di conoscerci un poco di più di prima, pronti a continuare la festa, dopo aver salutato Mario e Marina, che in bicicletta si allontanavano quieti, continuando a parlare.

il seguito è stata la cena al Sud Dinner Bar, in via Solferino, sempre centro, ma di quello della vita notturna, "fighetto", jeans e stivali, camicia azzurra senza cravatta e giacca blu, aperitivo e lounge, rumori trucco pesante e profumi costosi. per noi avevo riservato un tavolo al ristorante, nella sala dove è collocata una "tenda berbera" con tanto di sabbia bianca soffice e fresca. via scarpe e calze, arrotolati i pantaloni...ma ahimé il locale era praticamente deserto. un anno fa lo avevo lasciato affollato e rumoroso, l'ideale per mettere in imbarazzo Raffaele dopo tre bicchieri di robusto vino rosso del sudafrica...invece abbiamo dovuto condividere la tenda con due coppie che limonavano pesante, allibite dalle nostre risate gutturali e dai nostri fiati avvinazzati/cipollati dopo aver mangiato kebab e polpette. inutile anche sperare di essere serviti dalla splendida barista nera, ci è toccato il cameriere filippino tarchiato. Davide e Gabriele, data la serata in vena di finezze ed eleganze, ad un certo punto hanno inevitabilmente proposto di simulare dei rapporti omosessuali, tanto per disturbare ulteriormente i quattro pomicioni dei tavoli accanto...comunque tre ore passate in un soffio (e due Jagermeister).
rimaneva solo l'ultima tappa: tirare tardi possibilmente ballando.
un breve giro alla rinfusa riempiendo l'auto di umorismo di bassa lega, ridendo fino alle lacrime, poi la decisione: Alcatraz, rock, pogare...parcheggiamo a distanza perturbante, incuranti dell'incipiente inverno che ci stava beccando in maniche di camicia.
pieno ed affollato, a scemare, qualche guizzo della nostra gioventù, AC/DC, Guns n'Roses, Metallica, Green Day, gruppi di ragazzi allegri, qualcuno un po' più bellicoso e ubriaco, lampeggiare di cellulari, sms, chiamate, e poco altro, a parte tre cubiste da far cadere le sopracciglia ad un pastore sardo...qualche sorriso, qualche spintone, io sono anche volato a terra durante un pogo, evento più unico che raro, ma ero senza gli anfibi di ordinanza, non si poteva pretendere...
completamente sudato all'uscita, eccoci sulla strada del ritorno. sempre noi, un po' più sordi, dopo la musica, sereni, aperti, vivi.
eh già, bisognerebbe uscire più spesso, dài organizziamo ancora, bellissimo stasera, ora doccia e letto fanciulli, sentiamoci presto, alla prossima, ciao.
la solita malinconia delle feste che finiscono, degli amici che se ne vanno, delle promesse non mantenute.

giovedì 11 ottobre 2007

acqua e olio tutto a posto?

e allora sono guarito, grazie a tutti per i saluti e gli auguri. siete meglio di molte persone in carne e ossa attorno a me!
però ora sto scontando i pochi giorni di riposo a casa. gli arretrati sono impietosi, i clienti esigenti, e le scadenze fisse.

nella pace rigenerante della lieve malattia, che ancora mi lascia incredibili strascichi di calma, al confine con una leggera spossatezza, mi hanno tenuto compagnia: Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, storia allucinante, ritmata e piacevolmente carica di speranza; La finestra sul vuoto di Raymond Chandler, le storie del detective privato Philip Marlowe sono diventate una mia piccola passione, una lettura ricreativa saporita, acuta, pungente, ironica e non di rado poetica; e infine Mrs Dalloway, famosissimo romanzo di Virginia Woolf. Se avete visto lo straziante film The hours forse sarà venuta voglia anche a voi di leggere (o rileggere) questo libro. Ebbene, da tempo mi fissava dallo scaffale dei libri candidati alla "prossima lettura". E quale meraviglia, dopo le prime venti pagine circa durante le quali mi stavo ormai pentendo della scelta, trovarmi coinvolto e rapito dal susseguirsi di impressioni, pensieri, ricordi dei personaggi che si intrecciano a volte senza incontrarsi, come va di moda nei film di oggi, le storie parallele, ma con divertita poesia, con lancinante malinconia, con profonda umanità. So che mi dispiacerà finirlo, mi sembra già troppo breve, come un amico caro che ci fa una visita improvvisa, ma quanto veloce!

la settimana prossima il mio caro amico Raffaele si sposerà. per la prima volta dopo tre anni non dovrò fare da testimone ad un matrimonio, ma mi tocca comunque trovare qualcosa da scrivere sul libretto. teoricamente dovrei leggerlo in chiesa durante la cerimonia, praticamente, come fece Mosè, troverò qualcun altro per farlo, che nella fattispecie sarà mia moglie.
comunque, nonostante non sia testimone, mi sono buttato nel cercare di organizzare un festeggiamento di addio al celibato, evitando l'intervento di spogliarelliste e mignottame vario. e allora, più o meno, sarà così: visita sensoriale al buio organizzata dall'istituto nazionale dei ciechi, fatta per esaltare e sviluppare i restanti quattro sensi; semi-aperitivo con live jazz in un locale che offre ampia scelta di rum di importazione; probabile cena etnica in tenda con sabbia; finale in discoteca che offre solo musica anni '80....il tutto per sole tre persone, il resto dei convocati o non ha risposto o ha declinato l'invito. ma che succede? dov'è finita la voglia di comunicare? cosa diventò...e già, se lo chiedeva Vasco qualche anno fa in Liberi liberi...
questo per il sabato, domenica comincia il corso di musicoterapia, e la sera dovrò suonare. poi forse mi riposerò un paio di giorni...

in effetti c'è un fuoco di artificio nella stagione concerti. dovremo suonare addirittura quattro volte in due mesi, che per me è tantissimo...la soddisfazione è che il prossimo 22 ottobre suoneremo dopo la presentazione del libro Shock Economy di Naomi Klein, alla presenza dell'autrice, presso il centro sociale Il Cantiere.

mah, ho scritto fin troppo di me, ora vado....

mercoledì 3 ottobre 2007

mood swings


riprendendo un accenno già fatto, in questi giorni di febbre ho riscoperto la tranquillità.
la sensazione fisica di sentirmi tranquillo, sereno, in pace.
nonostante i colpi di tosse, le continue oscillazioni di temperatura corporea, le sudate colossali sotto le coperte e anche sopra, il dolore alla schiena e nei muscoli
ho percepito fisicamente la calma, nettamente distinta dalla spossatezza per malattia.
uno stato d'animo famoso, da tanto se ne parla, tutti lo cercano, tutti lo vogliono
come immerso in acqua tiepida, il corpo appena sotto il filo, la stanza un lucore uniforme, i suoni dell'esterno percepiti normalmente, ma è nel pensiero che si fa la differenza, anche fisica
il susseguirsi di parole e immagini rallenta, mentre riemergono vaghi ricordi, e il senso del tempo che passa aumenta la quiete diffusa
così mi sono scoperto a pensare o ripensare questioni anche importanti senza affanno, addirittura con piacere, il piacere dell'aver trovato il momento giusto
un lusso poter disporre così del proprio tempo, tanto che nei due giorni che fortunatamente spettano a tutti, dovrebbe essere ancor più strenuo l'impegno per difenderlo. (un lusso anche questo purtroppo a volte: si fa la spesa - e altre cose - nel fine settimana perché si esce presto e si rientra tardi gli altri giorni, per il traffico, gli scioperi dei mezzi, gli straordinari, prendere e portare i figli qui e là ecc.ecc.)
è stato un altro modo per guardare alla vita moderna.
manchiamo di educazione alla concentrazione, di capacità di restare fermi, di volontà di non-fare.
quello che poi cerchiamo tra mille paccottiglie orientaleggianti, e che abbiamo sotto l'orologio, nell'ascoltare il respiro e il battito del cuore. meno male che mi è bastata una febbre.

da soli ricordiamo imperfettamente persino le cose che riguardano noi stessi lontane nel tempo. tutto tende a diventare racconto, poesia, mito. espressione una verità diversa, spirituale. invece per la storia, anche individuale, bisogna essere almeno in due.

martedì 2 ottobre 2007

i conti che non tornano

una parentesi in questa febbre che non vuol saperne di lasciarmi, amante fedele, non c'è che dire
e, per la verità, questa pausa di malattia mi ha fatto pensare moltissimo, ho potuto riassaporare come non mai il valore del silenzio e della quiete, che da esteriori diventano per forza interiori, vale a dire che in queste condizioni (non di malati, ma di silenzio e quiete) c'è davvero un alto rischio di prendere la via della ricerca e della saggezza, per tutti
e, infine, non crediate che io non mi renda conto di aver scoperta una ovvietà

ma poi c'era una cosina sulla quale non avevo ancora definito le mie impressioni
una cosina sulla quale all'inizio avevo posto un segnalino di ammiccamento e condivisione, sulla scia delle facili nausee da eterna gravidanza isterica di cui soffre la democrazia italiana
nel guazzabuglio vero/apparente delle sommosse alla grillo, del blaterare di antipolitica
quelle affermazioni del romano p. nel ceruleo salotto del vespa:
non vedo, dice il p., una società migliore della sua classe politica;
la signora (colombo, intervenuta in trasmissione) chiede un esempio, dice ancora p., giustamente la classe politica deve dare l'esempio, ma nella società vedo gli stessi mali

e allora? mi domando
giochiamo a "è nato prima l'uovo o la gallina"?
oppure, chi è senza peccato ecc.ecc. quindi pari e patta, stanotte tutti a casa e non pensiamoci più?
lentamente mi si è risvegliata una furente indignazione verso tanta idiota sfacciataggine.
e dire che, sia pure attraverso la (ovviamente abortita subito) mediazione della Rosa nel pugno, sono stato sostenitore del p. qui sopra (che è prodi, ve lo rivelo subito per non tenervi troppo sulle spine)
ma vogliamo capire cosa significano quelle affermazioni così italiane di prodi? italiane perché buttate lì, con apparente noncuranza condita di superiore bonaria ironia, ma che nascondono il solito fondo brutale e stupido di chi ha il culo protetto anche davanti alle più grosse cazzate

buttare tutto nel solito moralismo da quattro soldi, che non è altro che la solita slavata riproposizione del qualunquismo, non mi sta bene. ma proprio per niente.
"italiani, se siamo dei cialtroni è colpa vostra. siamo come voi. ci avete voluto così, ora non potete pretendere..."
beh, col cazzo, scusate
a me di sentirmi dare del delinquente, arraffone, speculatore, corruttore e quant'altro da uno solo perché è delinquente, arraffone, speculatore, corruttore e quant'altro lui, non mi sembra un'argomentazione così irresistibile. anzi, francamente mi domanderei se per caso non mi stessi trovando alle prese con un idiota.
sono allibito.
non mescoliamo le carte in tavola: al posto di comando ci stai tu, caro p., mica io. e ci stai in base a tutta una serie di leggi che il cittadino (grazie alle leggi sull'istruzione che sono penose, e alle solite scuole spesso allo sfascio) ignora ma che tu devi invece rispettare. io, che non rubo, non uccido, faccio il commercialista nel mio piccolo e le tasse giuro che le pago, ho votato la tua coalizione non certo per sentirmi rinfacciare questa crassa volgarità che vuoi far passare pateticamente da logica vincente.
leggi che non sono state scritte e votate da delinquenti, ma solo troppo spesso male applicate da essi. e non è la stessa cosa.
com'è stato possibile che un sistema creato per far sì che cittadini liberi e onesti potessero in coscienza eleggere al Parlamento dei loro concittadini più liberi e onesti, dotati di capacità tali da renderli utili al governo del paese, com'è stato possibile che ora sia diventato il suo opposto, dove il malvivente vota chi gli promette impunità, oppure il malvivente viene votato da chi gli promette impunità?
il povero politico è vittima e simbolo di una società che lo costringe ad agire male, di una società sporca che la costringe a sporcarsi a sua volta? ma siamo ancora nel paese di machiavelli o in quello di alice?
seguendo la geniale intuizione, allora, pinochet, per es., non è stato che lo specchio di un cile popolato di fascisti. a suo modo ha dato l'esempio, non fa una grinza.

la politica si fa o si offre e vende?
la politica si nasconde dietro ai cittadini?
una classe politica che così grossolanamente ammette la propria impotenza, cercando una giustificazione demente, è davvero sconfortante. occorre davvero parlare di antipolitica, questa invenzione tanto di moda perché sembra vi rifletta al contrario dandovi l'illusione di esistere?
triste che il motivo di tale bestialità sia stata una domanda gretta, sul fatto che i giovani non godono degli stessi benefici dei politici, che invece hanno sconti, vantaggi ecc.ecc.
è questa la vera somiglianza, la corsa al ribasso della società (politica inclusa, caro prodi, che ahité non è corpo estraneo) al denaro e all'affermazione, dove conta solo chi può far arrivare prima. e chi è fuori gonfia d'invidia e vi fa i conti in tasca, fottendosene dello sfascio, chiedendo solo una parte anche per sé, gli altri, quelli che inspiegabilmente continuano a preferire l'onestà e il rispetto, Vaffanculo.
ed ecco che Grillo è davvero il vostro specchio, grezzo, volgare, brutale, in soldoni, eppure facendo ridere riesce perfino a migliorarvi.
sic transit gloria mundi. papè satàn aleppe.

martedì 25 settembre 2007

work in progress


nelle ultime settimane

ho letto:

- Semi di contemplazione di Thomas Merton, il famoso monaco cistercense autore di Nessun uomo è un isola. Questo libro da me appena letto è una raccolta di riflessioni, ben legate nello svolgimento però, intorno al tema della contemplazione secondo un mistico. Sapete bene (forse) che mistici e poeti sono per me gli Eletti. Bene, niente fraseologia all'acqua di rose, niente poesiole sul cielo e sull'acqua, niente sentori new-age in queste pagine, ma alta, profonda e sensibile indagine sull'animo umano, sulla tanto fraintesa vita interiore. Buon senso e vera conoscenza della spiritualità sono i pregi più importanti di questo raro volumetto risalente agli anni '40, trovato in una cartoleria di Sant'Arcangelo di Romagna quest'estate, in un'edizione Garzanti datata 1991, durante la festa di degustazione di vini Calici di stelle. Una volta superate le pagine di più stretta osservanza cattolica - seppure, sia chiaro e cosa non da poco, mai spentamente ortodosse né fastidiosamente untuose - regalerà una mole di spunti di riflessione e, certo, contemplazione, analisi e considerazioni sull'uomo e sulla società degne di figurare nei volumi di sociologia, di psicanalisi, di antropologia;

- I bu di Tonino Guerra (sì, quello dell'ottimismo è il profumo della vita). Il volume raccoglie tutta la produzione poetica in dialetto santarcangiolese fino agli anni Settanta dell'autore, che rimane uno dei più grandi poeti italiani del Novecento, secondo me (e secondo il ben più autorevole Pier Vincenzo Mengaldo). Ogni componimento una storia, un racconto, un monologo, tra gioia e follia, tra solitudine e crescita economica, sempre ricchi di umanità e malinconia. Guerra è stato, ricordiamolo, anche sceneggiatore di primissimo piano insieme a giganti come Antonioni e Fellini;

- Creazione senza Dio di Telmo Pievani. Recente volumetto nel quale l'autore - professore di filosofia della scienza all'università Bicocca di Milano - si impegna, con precisa e accurata preparazione e una punta di ironia, a fare una volta per tutte il punto della situazione della teoria scientifica del cosiddetto darwinismo, replicando saporitamente punto su punto ai sostenitori del cosiddetto disegno intelligente, venuti recentemente alla ribalta negli Usa (e anche in Italia). Gustoso, denso, intelligente, un saggio di correttezza divulgativa, di onestà intellettuale. Rende evidente che la menzogna prospera finché si riesce ad evitare che le premesse di una discussione siano messe ben in chiaro, politica italiana docet. Le bugie hanno le gambe lunghissime e amici molto interessati...

sto leggendo:

- Medioevo e Rinascimento di Eugenio Garin. Una densa raccolta di saggi tra storia, filosofia, letteratura e storia delle idee dello studioso che più di tutti ha contribuito a cambiare la visione dell'Umanesimo. Insomma, di storia totale alla maniera di Le Goff, Duby, Braudel, Bloch e tanti altri. Esemplare ricerca su ciò che è sopravvissuto, ciò che è superato e ciò che non è mai esistito nella storia europea tra Trecento e Quattrocento. Imperdibili i saggi sulla magia, finalmente vista nella sua vera dimensione - in quel tempo - di premessa al cambiamento avvenuto nei secoli successivi, rivoluzione scientifica in testa. Quella magia che, fino al Trecento, era stata relegata al di sotto della ragione, negli spazi della blasfemia, diventa simbolo della libertà dell'uomo, della sua capacità creativa, del suo farsi incessante e senza cammini obbligati. Pur restando un vero e proprio guazzabuglio teoretico, è stato un passaggio fondamentale, che forse oggi stiamo percorrendo a ritroso, se è vero come è vero che esistono libri dal titolo A tavola con gli Elfi...Comunque, lavoro capitale, e ottima lente per posare lo sguardo sul mondo contemporaneo;

- La nàiva, Furistìr, Ciacri di Raffaello Baldini. Un ampio volume che contiene quasi l'intera opera poetica dell'altro grande santarcangiolese. Lingua più aspra, racconti spesso più lunghi, ma come un'identica atmosfera. Un racconto realista sull'uomo, sull'ostinata resistenza delle illusioni e la realtà che invece va avanti da sé;

- 11/9. Il cospirazione impossibile a cura di Massimo Polidoro. Raccolta di saggi a cura di vari esperti (ingegneri, filosofi) sull'analisi dei motivi che stanno alla base delle varie teorie del complotto sull'11 settembre (le esplosioni, il crollo delle torri ecc.). Lo spirito è simile a quello del volume di Pievani descritto più sopra, ma con meno ironia e una punta di pedanteria. Libro comunque interessante e che porta sul frontespizio una splendida massima di Pasolini ("Il complotto ci fa delirare perché ci libera da tutto il peso di confrontarci da soli con la verità") che è piacevole e convincente senza risultare fastidiosamente apologetico nei confronti dell'America di Bush. Una volta di più viene dimostrata la persistenza di ciò che risponde a desideri profondi e tenuti sullo sfondo, a scapito di una ricerca più sera e severa, che porta a conclusioni più drammatiche perché più precise. Se gli "attentati" non furono un inside job, una macchinazione orchestrata dagli stessi apparati USA, è pur vero che furono a tutti gli effetti usati come pretesto per un attacco già progettato, e certo non in base a considerazioni di nobile politica e di lungimiranza. L'unica cosa che non viene mai considerata è però l'orario stesso degli attacchi. Perché limitarsi a 3.000 vittime quando, un'ora dopo, sarebbero potute essere dieci volte tanto? Per fortuna non è andata così, 3.000 vittime sono una cifra enorme (eppure quanto più bassa di quelle causate nelle operazioni di guerra?), eppure mi pare un'occasione persa per i terroristi;

- Beowulf, anonimo poema del VII secolo d.C. Il più antico poema in una lingua "volgare" europea, racconta le storie e i combattimenti di Beowulf con i mostri, eroe dei regni scandinavi. Affascinante, spazio e tempo che scorrono lenti e geometrici, origine e frutto di leggende popolari mostra, come i miti greci, una stupefacente modernità simbolica e bellezza letteraria.

sto pensando:

- che per stasera devo smettere di scrivere;

- quali sono le relazioni tra l'evoluzione dell'uomo e la nascita della coscienza e della spiritualità? cioè, la vita spirituale, artistica, religiosa, quanto porta di vero e di falso, senza essere banali e grossolani? come può l'uomo credere nell'invisibile, sentire l'ignoto, sapendo o credendo di sapere che su questa third stone from the sun la vita si evolve di continuo, si può reinventare o estinguere in tempi che non sappiamo pensare, le visioni possono mutare...le eterne massime dei saggi di ogni tempo e luogo e la fragilità della vita...chiese che promuovono dèi narrati dall'homo sapiens che poi si rifiuta di pensare al domani, al mutare delle lingue, al possibile silenzio, al casuale binario sbagliato dalla Terra nella sua orbita invisibile....rimasticare in eterno le parole già dette senza interrogarle, questa parola miracolosa, che lavora sempre a contatto con l'interiorità magmatica dell'uomo e cerca di darne conto con dei suoni...

e buon appetito.

mediocrità e follia


dico, cominciamo bene, fin dal titolo (che, per inciso, è quello di una splendida raccolta di saggi di Hans Magnus Enzensberger, che non è un fabbricante di formaggi ma un poeta e intellettuale tedesco)
sì, cominciamo bene. questo, nelle mie intenzioni, voleva addirittura essere un post semibreve e con tratti umoristici, che, nella mia tendenza scrittoria inesorabilmente portata all'impegnativo, al riflessivo, sarebbe una quasi-novità
quindi basta introduzioni e cerchiamo di estrarre

è ricominciato l'anno, il vero anno dico, che è poi quello scolastico anche per chi a squola non ci va più. si comincia a lavorare veramente a settembre, perché le vere vacanze, per moltissimi, sono quelle estive, non quelle invernali, che non fai in tempo a riassorbire lo sfondo di panettone spumante e lenticchie che si agita dietro gli occhi che sei di nuovo davanti allo schermo luminoso del pc, che ti fissa imperscrutabile e ottuso come l'ultima volta. senza "che", capite bene, non si va da nessuna parte
e a settembre ricomincia tutto e, quel che è meglio, tutto insieme.
palestra nuoto ballo latinoamericano maneggio tennis corso di pittura scuola di musica seminari di cucina e degustazione vini corso di inglese francese spagnolo russo arabo corso di sub e nodi marinari per noi per i bambini per le nonne da scarrozzare.
e giù a compilare come ossessi le agende, gli organizer di carta o quelle su palmare per i più danarosi, ad incastrare fitness e visite ai parenti, bachata e poppate dei pargoli, la spesa la domenica alle 14, le pulizie notturne del bagno, l'aspirapolvere in camera il sabato mattina alle 6 tanto il vicino è sordo poi torno a letto dieci minuti, il cinema il mercoledì sera che c'è lo sconto e il sonno che divora lentamente le gambe salendo dai polpacci
situazione che, puntualmente, ci lascerà come stracci galleggianti sull'acqua a giugno quando, tutto insieme, finirà di colpo lasciandoci in balia dell'inestinguibile stanchezza di cui non ci eravamo accorti. per i più fortunati qualche strascico dovuto a manifestazioni collettive o "numeri speciali" fuori programma, aiuterà a lenire il senso di smarrimento.
beh, ci sono dentro anche io: musica due sere la settimana più eventuali concerti (scuola e gruppo), corso di musicoterapia venerdì sera e sabato bisettimanali, kung-fu due sere la settimana, cinema mercoledì, studiare e scrivere la notte, mentre lavoro, mentre dormo
ogni anno qualcosa di più, diamine, si vive una volta sola e non posso marcire in ufficio, no?
appena finito di delirare, mia moglie mi guarda perplessa
mi guardo nello specchio perplesso, io, fiero avversatore della baraccona "cultura del fare" gemella della "cultura dell'indifferenza"...
perché poi questi ingranaggi vivono di vita propria (come i cavi della chitarra che si annodano inspiegabilmente, ma è un'altra storia), e mi ritrovo a dover correre dietro all'orologio, a inveire nel traffico perché mi salta la coincidenza, a non rispondere al telefono perché "devo scappare"

e allora basta, in un - ennesimo - sabato di amaro esame di coscienza ho avvertito troppo chiaramente tutto il "fascismo" di questa vita organizzata al millesimo, di quel "fascismo delle cose" di cui parlava Pasolini nei suoi ultimi scritti (Scritti corsari e Lettere luterane) che con la loro semplice ma irremovibile e indubitabile presenza violentano la sensibilità di ognuno di noi. senso di inaridimento, tentativo di risolversi completamente in qualcosa o qualcuno, fuga (dalla libertà?)
l'eccesso di importanza dato al tempo finisce per rovesciarsi in schiavitù e annientarne la percezione, ma non misticamente, bensì brutalmente. i giorni non si perdono nell'intuizione di una fuggevole quiete, di una fragile bellezza non appena ci si sofferma ad osservare ed ascoltare, tra volti amici e passioni nobilitanti, ma vengono risucchiati in un rumoroso vortice, un maelstrom, una macchina da guerra per annientare il silenzio e lo spazio, per impedire di sviluppare una sensibilità al silenzio e allo spazio, condizione necessaria anche per pensare, senza la quale abbiamo tutti qualcosa da perdere: la comprensione, la cortesia, il rispetto, la pazienza, la salute. senza generalizzare troppo, per carità.

così, mentre qualcosa si appresta a cadere dalla mia agenda, domenica, complici i compleanni vicini di me e di uno dei miei fratelli, ho portato la famiglia a pranzo fuori (tutti insieme, fratelli, mamma, nipoti). direte, che c'è di strano, ci voleva tanto?...beh, sì. per noi è stata una novità, dopo anni di conflitti assurdi. per salvare la futura memoria, perché il tempo guarisce tutto, il tempo non dimentica, il tempo ferisce, il tempo assolve, il tempo chiama, il tempo non ascolta. sono le vite che scorrono, e vi risparmio altre massime. del resto, di ogni verità è vero anche il suo contrario.
shantih, shantih, shantih

lunedì 17 settembre 2007

comunicazione di servizio


qui sotto, superati due post, trovate la prima parte del mio racconto vacanziero
non comincerò più una bozza direttamente dal blog
documento word e copia/incolla
sempre più pentito di non aver preso un dominio con splinder, lì sembrano tutti maghi dell'informatica, cazzarola
vabbè, statemi bene

venerdì 14 settembre 2007

accompagnamento


Nutshell (di Alice in Chains)


We chase misprinted lies
We face the path of time
And yet I fight
And yet I fight
This battle all alone
No one to cry to
No place to call home

Oooh...oooh...
Oooh...oooh...

My gift of self is raped
My privacy is raked
And yet I find
And yet I find
Repeating in my head
If I cant be my own
I'd feel better dead

Oooh...oooh...
Oooh...oooh...

(una delle canzoni più strazianti, dolci e ipnotiche mai scritte, buon viaggio Joe/Josef)

la strada per altrove

martedì 11 settembre è morto Joe (Josef) Zawinul.
non sembri cinico il "sorvolare" sull'anniversario della tragedia del WTC di New York, per le vittime della quale provo infinita pietà, mista a forte critica per la politica americana, alla retorica dei paladini del bene contro il male blablabla, dell'attacco cialtrone a sorpresa quando vi sono quantità di motivi per dubitarne e adombrare la solita vecchia banale squallida smania di potere.
non sembri cinico il non menzionare la scomparsa del povero Luciano Pavarotti, di Big Luciano blablabla, già cibo per trafiletti e giornaletti, per popolino abbarbicato alla sua bara in cerca di comparsate e invasioni di campo visivo di celebrità più o meno vere. la sua dedizione alla musica speriamo sia l'unica cosa che resti davvero nel tempo.

ma la morte di Joe (Josef) Zawinul non è intrisa di menzogne e grassa di cibo per addomesticare e non saziare l'ignoranza. Joe è stato uno dei più grandi musicisti, pianista e compositore, del Novecento. non seguo quasi mai i telegiornali, ma nemmeno nelle rassegne stampa ho sentito la notizia. un sms di un mio amico bassista mi ha messo al corrente di quanto accaduto.
aveva 75 anni, miracolosamente, data la vita intensa ed eccessiva.
Joe è l'autore, mai troppo celebrato, di Birdland, brano addirittura famoso, sebbene l'unico.
Joe è intervenuto alla grande alla fine degli anni '60, dopo una carriera già di tutto rispetto, a New York già da una decina di anni piombatovi dalla sua Vienna dove è tornato per morire, scrivendo In a silent way per le sessioni di interminabile sperimentazione di Miles Davis. un capolavoro inaudito. ha suonato con praticamente tutti i più grandi musicisti jazz del secolo, è stato uno scopritore di talenti di prim'ordine, carattere difficile ma entusiasta, creativo al massimo grado.
Joe è stato fondatore, con Wayne Shorter, degli Weather Report, laboratorio di jazz, rock, di musica vera e vitale, padre, insieme a pochi altri, di quella fusion poi diventata tanto di moda.
Joe ha arricchito la vita di coloro che lo hanno incontrato e di chi, come me, più modestamente, ha potuto "solo" ascoltarlo, anche dal vivo, perché fino a pochi mesi fa, coi suoi Zawinul Syndicate, ha continuato ad esplorare e contaminare musiche e culture traendone armonie e provando instancabilmente ad accostare elementi tra di loro, alla faccia dei conflitti.
in coda alla sua musica, è andato via. ha provato a raccontarci qualcosa del mistero della vita.

grazie, e addio. senza applausi, please, il silenzio è musica.

mercoledì 12 settembre 2007

malta è/1

innanzitutto un'isola (cominciamo dalle basi), un curioso concentrato di storia e arte, che pervade la vita quotidiana dei maltesi (e non solo, pensate a quante volte si sente parlare del famoso Ordine dei Cavalieri di Malta, a quanto spesso si vede l'omonima croce, al Falcone Maltese, a Corto Maltese, mentre invece la razza canina e il cognome Maltese pare derivino da una località siciliana e non dall'isola), i quali del resto danno un'importanza molto relativa al loro patrimonio culturale, se non dal punto di vista turistico.

in realtà non sapevamo bene cosa aspettarci da questo viaggio, a parte una banale speranza in un paio di giorni di sole/mare di adeguato livello e capire qualcosa di più sull'Ordine. ed è stata invece una continua sorpresa.

l'aeroporto si trova nella zona sud dell'isola principale. perché Malta è anche un arcipelago, che si compone di Malta, appunto, e di altre due isole più piccole, Gozo - nota come Isola di Calipso, perché secondo la leggenda si tratta dell'abitazione dell'omonima ninfa dell'Odissea che tenne prigioniero per sette anni Ulisse - e Comino, piccolissima e selvaggia a parte un mega hotel, dove si trovano le spiagge più belle e le insenature più incantevoli.

atterrati, cerchiamo, dietro suggerimento della guida tascabile, l'autobus numero 8 che porta a La Valletta, la capitale. la guida è all'inglese, gli autobus sono caratteristici, vetture che sembrano delle automobili anni '50 troppo cresciute, anche se qualche bus stile ATM (o ATAC se preferite) si comincia a vedere. il viaggio fino alla capitale è breve, del resto Malta è lunga una trentina di chilometri, ma quasi un miracolo è stato essere usciti illesi dal percorso: strade strettissime e dissestate, asfalto liscio che sembra un LP in vinile, traffico spumeggiante, uso generoso dei clacson, fermate invisibili - la gente sale e scende dallo sportello sempre aperto del bus, tirando una corda fissata al tetto del mezzo, collegata direttamente ad una campanella sopra l'autista, in punti che poi ho imparato a riconoscere dai segni stradali - e la proverbiale scortesia degli autisti. i maltesi sono generalmente gentili e ospitali ma, ragazzi, gli autisti vi faranno sentire gli ultimi degli imbecilli. quindi limitatevi a chiedere la destinazione e niente più, anche così otterrete mugugni, occhiatacce e rimproveri in lingua malti, un dialetto arabo incomprensibile. con qualche rara eccezione.

ci si trova proiettati in un'altra dimensione, molto ricorda il nostro sud: i fichi d'India (che però a Malta raggiungono dimensioni incredibili), muretti che separano i terreni per evitare l'erosione dovuta al vento, presenza fissa dell'isola che non è per nulla montuosa, caldo afoso, case e costruzioni che sembrano incompiute ed invece sono abitate, e molto, molto rumore.

da lontano, non si distinguono i confini tra le città, è tutta una grande distesa di costruzioni in tufo, tonalità sfumate di beige, ammassate senza soluzione di continuità come in un Lego impazzito.

arriviamo a La Valletta, patrimonio dell'umanità secondo l'Unesco. a ragion veduta.
la stazione degli autobus, di tutti gli autobus, è appena fuori delle mura, un grande piazzale circondato di bancarelle, un mercato permanente dove si vendono bibite ghiacciate - davvero ghiacciate, si rischia la congestione - e ogni sorta di dolciumi e stuzzichini salati, i pastizzi.
la cittadina, che conta circa 17.000 abitanti, è situata sulla lingua di roccia al centro della baia chiamata Grand Harbour, dalla forma vagamente somigliante ad una W. Progettata a tavolino, costruita in circa cinque anni, è scavata nella pietra e degrada precipitosamente verso il mare. Come gli orologi molli di Dalì, le strade si accasciano, nel loro asfalto lucido che fa stridere le ruote, come una giostra o uno scivolo, lasciano vedere in fondo l'azzurro dell'acqua, e il loro reticolo perfetto gioca con le prospettive e i suoni, città militare, macchina da guerra perfetta, oggi prezioso giocattolo barocco riadattato. L'effetto principale e percepibile è forse questo: la strada centrale, Republic Street (le targhe delle vie e piazze sono bilingui, in inglese e malti, dove "street" è scritto triq, facile no?) scorre all'inizio pianeggiante, poi, davanti al Palazzo del Gran Maestro, si avverte la sensazione di essere su una terrazza, la strada si piega verso il basso e corre verso Fort S.Elmo, la punta fortificata della città e dell'intera baia, rasa al suolo durante il famoso assedio e ricostruita più possente di prima, mentre le strade laterali sono inghiottite dalle case e scivolano anch'esse verso le mura sul mare. Dal mare la vista è impressionante, la baia sembra una cintura di pietra, riflessa nel blu intenso dell'acqua, con spigoli e guglie, case basse, anche se sullo sfondo si vedono gru e palazzi segno dei tempi.
il nome della città, in italiano, è un onore reso al Gran Maestro dell'Ordine Jean de La Valette, trionfatore del Grande Assedio del 1565, quando i maltesi, dopo quattro mesi di durissima battaglia sotto la sua guida, riuscirono a respingere gli ottomani di Solimano II, guadagnandosi l'appellativo di ultimo baluardo della cristianità. egli incominciò la costruzione della città nel 1566, sulle rovine dei precedenti insediamenti. al Louvre si può ammirare la sua spada di rappresentanza tempestata di pietre preziose, importata da Napoleone che nel 1798, durante il tragitto verso l'Egitto dove lo aspettava la Stele di Rosetta, pensò bene di fermarsi a Malta e conquistarla "pacificamente" saccheggiando anche i tesori dell'Ordine, cacciando Ferdinand Von Hompesch, che divenne l'ultimo dei Gran Maestri residenti sull'isola. da allora l'Ordine dei Cavalieri di Malta non è più riuscito a ristabilirsi sull'isola, e dal 1834 ha sede in Roma.
Al museo parrocchiale di Vittoriosa (Birgu), l'altra importante e splendida cittadina che si affaccia sul Grand Harbour, restano, in una vetrina, il cappello e la spada da battaglia (poco più - o poco meno - di una scimitarra) del povero La Valette. Il dominio francese resistette ben poco. Resisi ben presto invisi agli indigeni, in capo ad un paio di anni, trascorsi quasi in stato di assedio (poca fantasia, ma è che l'isola si presta...), vennero allontanati dagli Inglesi, intervenuti in aiuto dei maltesi. e che rimasero fino al 1979.
Comunque è certo che farete in fretta a non poterne più di volantini e pubblicità su musei e spettacoli interattivi, sui Cavalieri e il Great Siege distribuiti da ragazzi e ragazze in costumi pseudoantichi in ogni luogo degno di visita. In tempi di vere e false guerre di religione, i Cavalieri tirano parecchio...

Dal 1571 La Valletta è la capitale dell'arcipelago, al posto di Mdina, che oggi è una piccola enclave fortificata nel centro di Malta, inglobata dalla più grande Rabat. Mdina tuttavia, pressoché disabitata e perfetta nei lineamenti e nelle costruzioni, emana un fascino suadente, oltre le comitive di turisti si avverte comunque la tela bianca dello sfondo, si percepisce più forte la provvisorietà delle presenze umane, tanto che più volte mi sono sopreso a veder emergere dei caffè o dei ristoranti affollati oltre le curve delle strette vie e degli alti palazzi. battuta dal vento, la città silenziosa rivela una natura fatta di calma metafisica, di bougainvillee fucsia che, rigogliose e mute, sembrano dipinte sulle facciate delle dimore linde e chiuse, mostra un'eleganza altera, fino a sembrare un mistero senza segreti. l'inquietudine qui è quella della conoscenza, del senso avvertibile del tempo e dello spazio, del vuoto, non dell'ignoto.

ma sto divagando.
La popolazione di Malta comunque, nonostante i nomi arabi anche delle cittadine, è profondamente cristiana cattolica, da sempre, potremmo dire. I profili delle cittadine sono punteggiati di campanili barocchi, in ogni autobus abbondano le immagini del Sacro Cuore di Gesù, madonne di vario genere, rosari. Una piccola curiosità, a Mdina si trova la cattedrale di San Paolo, poi, una volta cambiata capitale, a La Valletta la chiesa di San Giovanni è stata "battezzata" co-cattedrale...
San Giovanni è un santo molto venerato, per l'ovvia presenza dei Cavalieri, il cui lungo nome completo comprende la definizione di "Ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme" e San Paolo gli contende il primato, grazie alla leggenda biblica del suo naufragio proprio sulle coste maltesi, cui sono dedicate molte chiese (St. Paul's Shipwreck). Il luogo è stato individuato a nord de La Valletta, in quella che appunto oggi si chiama St. Paul's Bay, e che, per chi è abituato alle spiagge o agli scogli italiani e a dispetto del nome altisonante, fa una ben misera figura, riscattata soltanto dall'acqua come sempre cristallina. odore di piscio, auto abbandonate sotto i ponti, cartelli e lettini accatastati.

(fine, casuale, della prima parte....)