venerdì 5 dicembre 2008

la chiamano "libridine"...

gli scaffali di poesia, da qualche tempo, vanno assomigliando sempre più a quei ripiani di cucina nelle case delle nonne, piene di piatti e zuppiere di ceramica in forme floreali e colori vistosi.
le copertine sono spesso così, indici di sentimentalismo semplice, di saggezza inerte e a buon mercato, di ritraduzione infinita dove ormai il lavoro artistico e ispirato è consunto, liso, e lascia intravvedere le trame grossolane di un orizzonte limitato, in cui gli stereotipi rubano la scena alla verità.
e, quel che è peggio, quegli scaffali sono insopportabilmente tristi.
la poesia che non è più, se mai lo è stata, strumento di conoscenza, bensì surrogato condensato di romanzi rosa, metadone di libidini travestite da "romanticismo". una collazione di incarti dei celeberrimi baci perugini, insomma (e per farla poco lunga).
neruda, la merini e "l'amore" la fanno da padroni, persino i loro rigetti vengono editati e catalogati tra i capolavori, dopo la "raccolta" di ligabue e prima del più trito prévert, ridotto all'ombra di se stesso.
le gioie più grandi mi vengono allora, per fortuna, dai negozi che vendono libri usati o "remainders", dove posso coccolarmi e sorprendermi aggirandomi come in trance davanti a libri altrimenti introvabili o razzisticamente troppo costosi.
ultime gemme scovate, le poesie di Delio Tessa e di Marianne Moore, volumoni carnosi e caldi come una stretta di mano, gonfi di speranza e di desiderio, speranza e desiderio di parole nuove, di intuizioni e verità che rendono l'attesa inebriante.

martedì 11 novembre 2008

ha visto la luce

ieri sera, come tante altre sere, tornavo a casa in auto
di solito ascolto Hollywood party su Radio3, parlano di cinema, fanno recensioni di film, intervistano attori e registi con intelligenza e umorismo...
ma la radio era rimasta sintonizzata sin dal mattino sulle frequenze di Lifegate radio
e così, per caso - il caso che esiste e il caso che non esiste, fate come vi pare - mi sono trovato ad ascoltare la trasmissione Area protetta
sono rimasto catturato da un brano del chitarrista Jeff Healey, un mio amore di gioventù che non passa spesso per radio
ma, amaramente ho scoperto che è morto, a soli 41 anni, pochi mesi fa
ho continuato a guidare piangendo come uno stupido, anzi no, gli stupidi non piangono...piangevo come un bambino la vita di questo grande e sfortunato musicista, rimasto cieco all'età di un anno per una forma di tumore. suonava la chitarra stando seduto, e la suonava come un dio, con il cuore, il fuoco e il dolore di chi ha molto sofferto, suonando e cantando il blues, e in seguito il jazz.
il mio brano preferito era See the light , puoi vedere la luce del bisogno scintillare nei miei occhi, cantava facendomi venire i brividi, lui che di occhi era rimasto privo dopo un'operazione.
nel video linkato lo vedete nel suo massimo splendore vitale, e nella sua strabiliante tecnica chitarristica. alzate il volume al massimo e godete. è stato uno dei primi a farmi sentire fisicamente la forza nascosta nelle difficoltà, l'altra faccia del male, quando c'è.

arrivato a casa ho sentito il bisogno, magari un po' patetico, di salutare Jeff alla maniera shinto. seduto in seiza ho battuto due volte le mani le mani in silenzio, per farmi annunciare agli spiriti, prima di inchinarmi.

lunedì 10 novembre 2008

crediti

d'accordo, lo sanno anche i sassi ormai
con Obama ci hanno fatto una testa così, miracolosamente quasi senza raccontare nulla che valesse la pena di sapere
non è il Messia, restano pur sempre gli Usa, e quello che volete
hanno festeggiato tutti la sua vittoria
beh, quasi tutti, basta guardare il TG4, per esempio

per quanto mi riguarda, misuro una volta di più, a grandi passi, la distanza che separa l'Italia da non voglio dire una democrazia, cosa che esula dalle mie modeste competenze, ma da un paese che non è imbavagliato e rovinato dai suoi scheletri nell'armadio
non mitizzo la giovane età di Barak, né il colore della sua pelle, né le sue capacità
di certo la mie giornate sono migliori da quando si è conclusa la kermesse elettorare statunitense, e da quando si è saputo della sua vittoria. e mi sono scoperto ammirato e stupito , sinceramente, degli statunitensi. con buona pace di tutti i pareri sull'Obama fuffa, di coloro che la sanno sempre un po' più lunga ecc.ecc.

ma comunque, considerando semplicemente la semiologia del "Presidente" (quello eleggibile dal "popolo", ovviamente), quello che "rappresenta" (un pezzo dell'identità di un paese, ciò a cui un paese "tende"), con la sua semplice evidenza di "cosa reale", di figura, solo apparentemente ovvia.
bene, in Italia tutto questo, e il "cambiamento", questa eterna trovata retorica, questa mezza bugia che pure ha fruttato la vittoria anche a Obama, è rappresentato dal Silvio, lo sappiamo.
ma ora fa ancora più male.
ci sono domande?

lunedì 27 ottobre 2008

punti mobili


altro che punti fermi

questo blog, strano (ma forse non così tanto) a dirsi, non so dire se mi somigli troppo o non mi somigli affatto

sempre in bilico tra il pudore della pagina di diario e marginali considerazioni civili, politiche

mi somiglia in quanto non mi mette mai a fuoco
non mi somiglia in quanto manca di spontaneità

ho imparato molto in questo anno quasi e mezzo di scrittura in rete, e di letture e confronti. nemmeno pensavo che sarei arrivato così lontano nel tempo.

la scrittura è un curioso esercizio, necessita di tempo e di silenzio ed è per sua natura, quindi, in opposizione ad ogni istante della mia vita quotidiana. e a quelli di qualche altro milione di persone.
di questo ne soffro, mi ritrovo sempre sbilanciato tra il desiderio e la sua realizzazione, soffocata e risospinta verso un indeterminato futuro, che brilla là in fondo, età dell'oro o utopia cui non credo minimamente.

oggi il tempo non aiuta, sono sopraffatto dall'amarezza di questo buio lattiginoso di autunno, che ancora non profuma di legna che arde, non sa di intimità. è una sera aspra, tagliente, non riesco a ricavarne nulla, se non schegge di un entusiasmo bloccato.
riflesso di una crisi morale, spirituale, civile.

ho cambiato auto, ma non basta.
sono diventato un aikidoka, cioè un praticante di Aikido, leggo coacervi di scritti che narrano della vita del fondatore di questa particolare arte marziale, in bilico tra shintoismo e buddhismo, ma non è una fede religiosa quello che cerco, quanto una sapienza del corpo, una chiave che apra il mistero del ponte tra corporeità e linguaggio. finché ne avrò voglia.
come Yukio Mishima, magari senza finire suicida, ecco...
e così vago, divorato da strani appetiti, cammino sulle onde di un vortice che non mi dà tregua, per dire che? per fare che?
non riesco nemmeno a disinteressarmi totalmente del liquame politico italiano, dei miasmi delle non-notizie, firmerò contro il Lodo Alfano, e altre amenità.

definitivamente, non prendo sul serio quasi più nulla.
a parte la poesia, la musica, il sesso, il cibo e l'umiltà.

giovedì 9 ottobre 2008

stratagemmi


al mattino presto, per evitare (in parte) il traffico, attraverso le stradine "di campagna" del Parco del Ticino, a due passi dal caos.
già da qualche settimana c'è una lieve foschia, come cotone posato sui campi, e gli aironi, eleganti e filiformi, hanno un che di spettrale e familiare sotto il cielo arrossato.
poi, da qualche giorno, cumuli di letame fumante riposano come un grande corpo sudato e scuro, sfinito e steso a terra.
intanto va il radiogiornale di Radio Popolare. come controcanto ai fantasmagorici e omertosi TG.
eppure anche qui notizie indigeribili, plasmate ad uso e consumo. dopo Abba, siamo tutti Abba, cominciano "fare notizia" episodi di pestaggio a sfondo razzista. non mi piace questo clima, non mi piace pensare che si stia scherzando col fuoco a voler imitare "i film americani". non mi piace pensare, ancora, che ci siano delle complicità che fanno comodo a tutti, bianchi e neri, fascisti e comunisti che non si svegliano da un passato nato morto ma che tengono in vita con vero accanimento terapeutico. una melma densa nella quale stanno affondando lente le borse e le banche, nel vuoto pneumatico dell'assenza di una qualsiasi strategia, una gara di prefiche e di paparini premurosi a piangere e rassicurare sul latte versato e irrancidito di un sistema tanto odiato fino a ieri, ma che oggi si vuole "salvare" chissà come, bruciando inutilmente enormi risorse invece di cogliere l'occasione per attuare "una svolta".
mi chiedo che razza di tempo sia questo.
domanda inutile, non lo amo questo tempo, non lo amo.

canto a squarciagola con Bennato, che forse mi passa...

quanti libri di storia-a-a-a
tutta la civiltà-à-à-à-à
c'è un elenco di buoni-i-i-i
i cattivi di là-à-à-à-à
sono tutti schedati,
eh! ma che bella città!

sul giornale c'è scritto-o-o-o
puoi fidarti di me-e-e-e-e
il peggiore di tutti-i-i-i
si è scoperto chi è-è-è-è-è
ha le ore contate,
eh! ma che bella città!

venerdì 3 ottobre 2008

detti e frecce

pare che al Maestro Unico, novello Orlando del Rigore e della Disciplina scolastica, verrà assegnata un tutina d'ordinanza con tanto di mantello, M sul petto e manganello alla cintura. ovvamente solo dopo che sarà stato forzosamente reclutato per piombare nell'universo femminile dell'istruzione elementare.
le maestre, uniche ed insostituibili, ringraziano.

tutto questo lo trovate scritto molto meglio e più dettagliatamente sul penultimo numero di Diario.

aggiungo solo il mio fastidio endemico verso la propaganda e l'idiozia, che quasi sempre si risolvono in danno o dramma.

amen.

mercoledì 24 settembre 2008

flashes e dediche



Si dice che gli psicopatici, persone in nessun modo turbate da una coscienza, siano dei generali e dei politici di inarrivabile efficienza.
(Anna Funder,
Stasiland - tradotto e pubblicato in italiano da Feltrinelli con il titolo C'era una volta la DDR - pag. 55)

Dando dar credito all'autrice della folgorante citazione che di queste cose se ne intende, come testimonia il suo meraviglioso/agghiacciante saggio romanzato sulla vita in Germania Est da cui essa è tratta, mi vengono in mente alcuni curiosi corollari:
il primo è che la classe politica italiana ha quasi sempre goduto di ottima salute psichica; il secondo è che ora, invece, chi è al governo, qualche problemino ce l'ha, mentre la sinistra continua la sua passeggiata di salute; il terzo è che l'etica degli psicopatici sta diventando - non vorrei dire che è già diventata - la norma, una delle tante rassicuranti maschere di un'umanità ancora troppo stupida, legata alla brutalità ottusa del potere economico e politico; infine, il quarto, è che è una volta di più evidente che "le parole sono importanti", dietro alle parole si sono voluti nascondere orrori, soprusi, connivenze, nel sempre uguale e atossico lessico della prepotenza. Se al posto di efficienza iniziassimo a parlare di - e di conseguenza ad agire con -
rispetto oppure onestà forse potremmo pensare a chiamarci fuori da questa follìa sterile e senza immaginazione.

lunedì 22 settembre 2008

in memoriam

Aulo Gellio visse nel II secolo dopo Cristo.
Esponente dell'alta società romana, viene ricordato per le sue Noctes Atticae (Notti Attiche), opera in venti libri dove egli, in brevi capitoli, si dedica a compulsare e commentare i libri letti nel corso di una vita della quale non si conoscono che pochissimi dati.
E' un'opera preziosa, spesso unica fonte per documentare l'esistenza di opere andate perdute, delle quali riporta citazioni e frammenti, scritta in uno stile godibile e vivace.

Lo immagino, il vecchio e poco originale Aulo, alla luce di un fioco lume, intento a raccogliere le idee, mentre il pennino crepita sulla pergamena o sul papiro. Non scriveva il pianto che gli bagnava la mente, riversava invece con mentalità quasi medievale le citazioni interrogandole e mettendole a confronto, alla ricerca di un punto di vista più vicino alla verità. Conservando ancora residui della celebre pragmaticità latina, non fu feticista del "libro", ma un "alto-borghese" pronto a sceverare la formazione dal gioco intellettuale.
Lo immagino, sentendomi a lui vicino, divorato da un desiderio di conoscenza il cui senso a volte mi sfugge, ma che spesso non è nient'altro che voglia di dare voce alla mia indignazione.
Eppure, fatta la tara del "classico" pregiudizio dispregiativo sulle masse inadatte alla cultura, quanto poco basta a farlo uomo ben più avanzato e aperto dei nostri contemporanei.
Lascio a lui la parola:
"..ho sempre avuto presente il detto di quel famoso personaggio di Efeso (Eraclito ndt): certamente essere vero che 'le molte conoscenze non arricchiscono lo spirito'; e veramente nello svolgere e percorrere gran copia di volumi, durante tutti gli istanti che potevo sottrarre agli affari, mi sono tormentato ed ho faticato, ma non ricavai da essi che poche cose atte a condurre gli spiriti aperti e ben disposti al desiderio di un'onesta cultura...mi sono limitato a presentare gli elementi e, per così dire, degli assaggi delle arti liberali, quelle arti di cui non è certo inutile e tantomeno sconveniente che un uomo ben educato abbia sentito parlare e si sia occupato." (dalla Prefazione)

Le arti liberali, quelle discipline finalizzate alla formazione di uomini liberi. Reminiscenze scolastiche: per quel tempo erano grammatica, dialettica, retorica, aritmetica, geometria, astronomia, musica.
Forse bisognerebbe ripartire da qui, da un'altra idea di libertà, da un'altra idea della cultura di massa, una cultura che non sia né un lusso né un gioco di società, né tantomeno una merce, ma una necessità, il segno della fine dell'indigenza, utopia del cittadino consapevole e attivo.

E' appena iniziata la scoperta dell'uomo, e già si vuol far credere che non c'è più niente da scoprire. E' un'alba e si cerca di farla passare per tramonto.

martedì 9 settembre 2008

Farsaglia (ovverosia: viaggio in Italia)

per la sua somiglianza fonetica con farsa
se non fosse che in Italia, come ha detto recentemente Carlo Lucarelli, uno dei pochi "intellettuali" o "letterati" impegnati e coraggiosi, persino i segreti di Pulcinella e le farse fanno un po' paura, come la faccia bonacciona e stupida di un potere bambino prepotente e viziato, brutale nella sua cecità

è una transizione difficile - se di transizione di tratta - dove è arduo non credere che si materializzi l'analfabetismo secondario di Enzensberger, "vale a dire la progressiva dimenticanza delle nozioni acquisite in età scolare e l’abbandono della pratica della lettura. Poiché l’analfabeta secondario prolifera in tutte le professioni, merita il titolo di rappresentante elettivo della società contemporanea, riluttante a sottoporsi alla fatica di pensare. È accaduto così che l’incompetenza di massa sia diventata costume e ovunque risuoni una parola gridata, priva di senso, che non promette nulla di buono." (citazione da qui)
per cui chiunque può rimettere allegramente in discussione indifferentemente storia e cronaca, economia e cultura. fare le pulci e dare smentite è sempre tardivo e quasi sempre inutile, quando non semplicemente speculare per scorrettezza. i "casi" Alemanno e La Russa non sono che l'ultimo esempio in ordine temporale.
ed è inutile lamentare la scomparsa di personalità, come Pasolini, sulla prima pagina del Corriere della Sera, o come Dionisotti, impegnati a tenere vivo il legame tra cultura e vita civile.
con buona pace di chi blatera sulla scuola e i grembiulini in un paese che, solo cento anni fa, contava quasi il 50 percento di analfabeti.

e dove pullulano le lapidi in memoria caduti ma non in monumenti in vergogna dei mandanti, ancora funziona la retorica della guerra e non la realtà della miseria e dell'inettitudine.

lunedì 1 settembre 2008

mezzoforte


dal giardino, le voci dei vicini
vedo la tavola illuminata, sotto il pergolato, nella notte.
è come un sogno. come un ricordo di cose mai accadute, ma che sono l'infanzia e la vita.
nella notte silenziosa e punteggiata di luci artificiali contro i ladri e il buio, contro la paura e la solitudine. come se la realtà fosse già ricordo, fosse una speranza viva e già tradita.
ed è una immagine perfetta per la mia malinconia.

i vicini solo sfiorati, con le loro vite silenziose, sconosciute, che si aprono per un momento, non sapendo di essere ascoltate.
nella distanza, la poesia, senza stanchezza, senza significati determinati ma un canto di bambini da riempire secondo fantasia.
una lente puntata verso l'assorbimento delle angosce borghesi e banali. riappropriarsi del giardino e della notte. riappropriarsi del sogno, perché qualcosa della vita rimanga mentre i bambini vogliono tornare a casa.

sullo sfondo, rumori indistinti.
la ventola della camera da letto, il passaggio di qualche automobile, qualche motorino carico di schiamazzi, scricchiolii di zanzare catturate dalla luce viola, echi di cani lontani.
come nel corpo, non c'è mai silenzio vero, tra battiti del cuore e gorgogliare del sangue dietro i timpani, nella gola.
e il respiro impercettibile, il filo che ci tiene e ci lega.
non può finire, eppure finisce. i bambini tornano a casa e sono contenti.

mercoledì 6 agosto 2008

vado in vacanza da una vita

e spero di continuare

domani si parte
dritti fino a Siracusa, prima tappa, Porto Empedocle e Valle dei Templi, seconda tappa
per una decina di giorni a Trapani e dintorni
fino a capitare qui, per finire davvero in bellezza con tre giorni tra concerti e seminari

in valigia, l'essenziale o poco meno
lo zaino con i libri e gli spartiti
la chitarra e i plettri nuovi, tra i quali uno di acciaio bellissimo
macchina fotografica, penne, quaderni e taccuini di varie fogge e dimensioni

e il pensiero che al rientro tutto andrà per il verso giusto, che le piante saranno sopravvissute grazie all'aiuto dei vicini, che nessun temporale avrà danneggiato il server, che in qualche modo sarà caduto il governo berlusconi anche se da una altezza ridotta, che i soldati nelle città aiuteranno i gattini a scendere dagli alberi e gli anziani a portare la spesa, che il petrolio verrà trasformato in acqua potabile...

saluti e baci, statemi bene

giovedì 31 luglio 2008

e allora...


"Una particolare attenzione è rivolta a coloro che devono eseguire l'iniezione letale. Chi potrebbe sopportare il peso di aver ucciso qualcuno nonostante gli sia conferita questa competenza dall'ordinamento giuridico? Gli Stati Uniti d'America hanno risolto in modo molto pratico la questione. Durante il procedimento di esecuzione della pena vengono scelte tre persone competenti della materia che sceglieranno una delle tre siringhe tra le quali ve ne sarà solo una con il contenuto letale. L'esecutore non potrà quindi sapere se la sua iniezione è stata quella letale, risolvendo così in maniera pratica un problema che riguarda la più intima parte della coscienza umana."

a volte penso, come ieri sera, al perenne contrasto - tutto ideale - tra caso e necessità, roba vecchia si potrebbe pensare, ma che non muore mai. per fortuna.
mi capita di pensare, ad esempio, a cosa sarebbe accaduto se fosse morta mia madre invece di mio padre, allo sfascio, agli odi che sarebbero esplosi. invece no, l'ordine delle cose è stato diverso. e, a dirla tutta, sapevo che sarebbe andata così.
è strano che uno come me, ciondolante tra pessimismo cosmico, fosse di depressione, e incontenibili ondate di energia, è strano ma forse non poi così tanto, che io sia pervaso da una sorta di solidità fiduciosa nei confronti degli eventi della vita. è come un senso aggiuntivo, impalpabile, che mi suggerisce prima se quello che sta accadendo è conforme o meno agli eventi precedenti. perché non conosco nessuno che non sia in grado, a posteriori, di ricostruire genealogie più o meno fantastiche, più o meno mistiche, più o meno scientifiche. ma forse, fino ad ora, la "realtà" si è divertita ad assecondare questo mio divinare in erba.
forse.
forse basta non credere troppo a ciò che accade manifestamente, a ciò o a chi ostenta una mancanza di segreti. forse basta credere nell'invisibile e nell'inudibile quel tanto che basta a non diventare proseliti di qualcuno o qualcosa. insomma, non credere troppo facilmente alle scolastiche: al complesso di Edipo o alla volontà di un dio e derivati di vario genere.
la semplificazione è un segno del male, dell'inaridimento umano.
così come il credere ad una soluzione pratica per i problemi di coscienza, come si dice più sopra. qualcuno prima o poi dovrà prendersi la briga di spiegare il contenuto di queste frasi, senza affidarle ad un vuoto e vago consenso, disumano, idiota e crudele.
ogni cosa punta a eludere la parte di scelta e consapevolezza necessaria dell'Essere umano.
le domande sono confini per le risposte, la libertà somiglia troppo alla legge del più forte.
e la mente che trova le risposte è già diventata altra rispetto a quando poneva le domande.

mercoledì 30 luglio 2008

Italia, energia da vendere

Forse qualcuno lo avrà già sentito, se per qualche fortunata occasione avesse seguito Report e/o spulciato alcuni quotidiani locali o le pagine più nascoste di qualche giornale nazionale, ma in genere non se ne trova traccia né scritta né parlata, nessun invitato ai dibattiti pare ne faccia cenno e tantomeno vengono invitati i diretti interessati.

Ma, vegnimo a dir el merito, come diceva Lonardo, rustego goldoniano, in Campania, in provincia di Salerno, in quella regione che si vuol far apparire ad ogni costo ricettacolo d'ogni male, corpo estraneo, mela marcia di una nazione tanto per benino come l'Italia, con la sua pettinatura in ordine, ma che invece dell'Italia è il bagno mai pulito, il ripostiglio, l'ingresso sul retro, l'affluente nascosto (nascosto?), poligono di tiro di una politica indistinta dall'economia, il tutto inteso nella peggiore accezione;
in Campania, dicevo, esiste "un comune, quello di Torraca, dove (cito incollando parti di vari articoli) l’amministrazione ha installato circa 700 punti luce per un investimento, grazie a fondi regionali, inferiori a 300mila euro che si prevede rientreranno entro 6 anni.
Gli impianti sono stati realizzati dalla Elettronica Gelbison di Ceraso (sempre in provincia di Salerno) e dovrebbero generare un risparmio energetico del 65%, una riduzione dei costi di manutenzione del 50% e dell’inquinamento luminoso del 90%.

Questa piccola cittadina sarebbe la prima “Led City al mondo” tanto che Toronto (Canada) che ha un solo parcheggio illuminato a led ha richiesto un gemellaggio con questa cittadina."
Leggete la sezione dei commenti nel sito del comune, una interessantissima rassegna stampa.

Pensate a cosa significherebbe un'operazione del genere su scala nazionale, che enorme risparmio energetico e salvaguardia ambientale/salutare, e a come diventerebbero immediatamente importanti e appetibili le fonti alternative, incidendo su un fabbisogno molto più basso. Sarebbe un'operazione di luminosa intelligenza e di vera politica. Magari si potrebbe capire quanto è idiota cercare nell'uranio un banale sostituto del petrolio, ma più pericoloso e ugualmente esauribile su tempi medio-brevi.
Un paese di normali risorse intellettuali capirebbe subito che, conti alla mano, magari potrebbe anche essere più conveniente e facile da realizzare, con svariati riflessi su occupazione e investimenti, se proprio si volesse insistere a ridurre stolidamente la politica a politica finanziaria.

chiedo a chi è sensibile alla questione di diffondere, nel proprio piccolo, la conoscenza di questi argomenti, e magari di scrivere a qualche giornale.
(ho appena scoperto il sito della FIRE, da non perdere)

martedì 22 luglio 2008

Italia - Ungheria 0-1

a proposito di Ady, poeta ungherese
scrisse:

Riteniamo e proclamiamo che la società ungherese - in quanto si possa considerarla esistente - è incolta, minorenne, superstiziosa e malata.
Riteniamo e proclamiamo che pressoché tutte le relazioni dell'attuale società sono false e pericolose.
Riteniamo e proclamiamo che, nell'attuale società ungherese, ogni cosa sta nelle mani dei signori religiosi e laici: tradizioni superstiziose tengono in schiavitù milioni di cittadini.
Riteniamo e proclamiamo che, se vogliamo continuare a vivere, dovremo distruggere i baluardi del militarismo, del clericalismo e del feudalesimo.
Riteniamo e proclamiamo che le tradizioni antiquate e i privilegi asineschi che ne derivano debbono essere sostituiti dai meriti del lavoro e che, se il conservatorismo, il vacuo nazionalisteggiare e la limitatezza delle idee si metteranno contro di noi, ebbene, noi dovremo schiacciarli.

e lo scrisse nel 1902
sostituendo "italiana" ad "ungherese" non si direbbe

rovescio


poi mi nutro spasmodicamente
dopo la nausea
mi nutro di parole, di sguardi, di profumi
mi nutro di musica, di amicizie vere o soltanto possibili, di malinconia
e cambio casa, in attesa di cambiare vita
ho preso due nuovi moleskine per i miei appunti diurni e notturni
al posto della macchina fotografica
o del registratore
e accosto nelle letture le poesie di Ady e i saggi di Lorenz
la storia del fascismo e i saggi di Barthes
senza percorsi prestabiliti, mi trovo davanti a prospettive inusitate
qualcosa del genere diceva Borges, a proposito del bibliotecario
comunque, sono equilibri delicati
e ho scoperto che Renzo De Felice balbettava, questo me lo rende ancora più vicino e caro
Ady invece era un pazzo e una sorta di profeta fallito, per questo mi sento fratello
per il resto, sto ancora cercando, e questa marea sembra passata

giovedì 17 luglio 2008

crisi di rigetto


puzzo. finalmente accetto il fatto che puzzo. fino al midollo, in ogni fibra, in ogni angolo dentro e fuori. sono inquinato, irrespirabile, immangiabile. trentaquattro anni che respiro un odore insopportabile, e veniva da me.
puzzo di retorica, di infelicità, di malinconia, di impotenza.
puzzo di modernità e di tradizione, di memoria e di ribellione.
puzzo di movimento e di staticità, di godimento e di frustrazione.
puzzo di dolore, di luci e di ombre.
puzzo di solitudine e di infedeltà, di cinismo e di allegria.
puzzo di sordità e di parole morte.
puzzo di fame e di sete, di delicatezza e di brutalità.
puzzo di denaro e di sesso, di fallimento e di conquista.
puzzo di interesse, di debiti e di crediti.
puzzo di odio per il lavoro e per il prossimo che è come me stesso.
puzzo di disprezzo, di ipocrisia.
puzzo di poesia, di instabilità, di energia.
puzzo di sincerità, di timidezza, di fuga.
puzzo di vergogna, di bellezza, di occasioni.
puzzo di disperazione e di voglia di vivere.

prima viene il titolo, ultimo il corvo e poi i fiori, fuori il giardiniere che mantiene il giardino mantenuto da noi.
non recidere forbice quel volto, solo nella memoria che si sfolla e lasciami sanguinare, lasciami piangere sul lettino dell'analista o della spiaggia, tra le mani il lenzuolo o la sabbia come un velo d'erba secca.
ma che nessuno mi venga a dire di aver capito, poiché nessuno è disposto ad ammettere di puzzare irrimediabilmente.

mercoledì 9 luglio 2008

riflessioni sull'arte di vivere


ma chi voglio prendere in giro?

la morte di una persona cara, ancora una volta, reagisce come acido sul volto della mia infelicità stupida e di magro corso.

i fumi stordiscono, insieme al caldo di fine giornata. mi guardo, sfuocato, appannato da un leggero velo di lacrime e vergogna.

mi si rovescia addosso l'amarezza di sapere esattamente dove sta il male, dove inizia esattamente il mio colpevole aggirare l'ostacolo. brucia tremendamente. i confronti si concludono tutti in sconfitta. per un momento mi convinco che è tutto inutile. poi, la rabbia vince, vorrei anche fare festa.

sconfitto e rabbioso in un presente fatto di vincenti e invidiosi.
vista così la vita non ha senso. so bene che è una domanda posta male.

per un attimo il carico di follia si fa insopportabile, il carico di dolore è prossimo all'incendio. fulmini per ogni dove, cecità e sordità, fame d'amore. niente va, il vestito non è mio, l'odio non è mio, quello che vedete non sono io. la morte in cambio di quell'orgoglio salutare che troppo mi manca. dolore che suona come un capriccio.

addio mentre da una stanza di ospedale ti dirigi verso quel "per sempre" così enorme e incomprensibile.
pensavo di poterti conoscere meglio, dopo tutti questi anni.
invece no. so che non ti aspettavi nulla di più da me. ma io sì.
coraggio e umiltà sono ancora tutti da imparare, da bere sino in fondo insieme alle lacrime inghiottite, che sanno di ferro e sangue.
cercherò di lasciarle correre verso quel futuro che mi sembra così difficile da vedere, in queste giornate così turgide di sole.

intanto, là fuori, gli assestamenti della notte.

lunedì 30 giugno 2008

vicinanza del mare e della musica


22 giugno 2008, Parco S.Giuliano (Mestre)



conquistati i biglietti per il concerto dei Police senza troppa fatica

da ieri siamo in giro, dapprima ospiti da amici, nella loro bella casa ristrutturata sulle colline veronesi
un piccolo viaggio nella memoria, questa mia compagna ogni anno sempre più grande e ogni anno sempre più fresca, memoria facoltà dei poeti e dei musicisti. aggiungo anche degli uomini onesti, così, per non darmi troppe arie.
Verona città del servizio militare, quindici anni fa, ritorna dalla finestra degli studi e delle amicizie casuali. la loro casa sta accanto ad una chiesa in disuso, in una sorta di agglomerato rurale in corso di sistemazione. gli ambienti sono belli e mi sento a mio agio tra il parquet e le piantine di basilico, tra il sottofondo di musica indiana e l'aperitivo di vino bianco frizzante con succo di fragola. ma cuore e mente vanno ad un'altra velocità, a rispolverare lati creduti dimenticati fatti di scorci di cielo e di profumo di lavanda, così rigogliosa fuori della pizzeria col suo enorme cane a riposo, con il suo schermo con la partita Olanda-Russia, con il pizzaiolo compagno di balbuzie che è venuto al tavolo a chiedere se poteva sostituire la mozzarella di bufala con lo stracchino di bufala.
parole, respiri, qualche zanzara sul sottofondo di citronella delle torce. un po' d'amore abbandonato riacciuffato per un soffio. il tempo è sempre un mistero.

dopo la passeggiata nel giardino dei ciliegi e dell'uva, al concerto.
l'abbondanza di presenze femminili mette ancora una volta alla prova la mia pazienza.
ma il parco è davvero bello, affollato eppure stranamente silenzioso...lo spazio arriva dove non arrivano il rispetto e l'intelligenza.
bikini, reggiseni, boxer, gadget della birra Heineken ovunque (magliette, fazzoletti, cappellini, borse, mini-tende, racchette...avranno guadagnato di più così che dai concerti...chissà...). un caffè, una fetta d'anguria, e una barchetta fatta con la scorza e i fazzoletti, accanto allo stand di distribuzione dei preservativi, dove una ragazza con una gonna di jeans platealmente sottodimensionata mi ha donato in visione tutte le sue intimità. io giocavo con la barchetta.
birra ovunque. nell'attesa dei miti della mia precoce adolescenza.
ma prima Alanis Morrisette, che non ho mai potuto soffrire, mi ha fatto innamorare di lei. finalmente nella pienezza del suo florido corpo di donna, è di una bellezza folgorante, una voce cristallina, il gruppo che girava a meraviglia. e poi aveva una chitarra trasparente, come fatta di vetro, dio quant'era bella sulla sua bellezza...
dopo, la partita, dopo, altre due birre e un panino con i peperoni, dopo, loro. in trio. Sting, Copeland e Summers. anziani, certo, e chissà cosa dovevano essere trent'anni fa se oggi, per due ore, hanno tenuto il palco con sicurezza e scioltezza, energia da vendere, improvvisazione e precisione impeccabili. sbagliando col sorriso.

al concerto, all'evento di massa. la vita sembra scorrere potente, più vicina, più nitida, riconoscibile. ognuno che cerca di afferrarne scampoli, giovani o travestiti da giovani, come a carpire il segreto del tempo, di luce propria o di luce riflessa, soli o satelliti. forse è solo un'impressione che la vita sia più vera e davvero consumata senza residui. forse è giusto così. a respirare gli intervalli, come una preghiera mormorando frammenti di canzoni o gridandole tutte intere.

venerdì 13 giugno 2008

il mio "contemptu mundi"


milano stenta a riprendersi una serenità anche solo meteorologica
il sole passa malamente sotto il grigio tumido e caldo delle nuvole

mattinata in giro per uffici, anche se la scadenza delle tasse è lunedì
voglio stare lontano dallo studio, dal telefono in perenne allarme, dalle ansie e soprattutto dall'arroganza media dei clienti, che ogni anno reclamano, pontificano, criticano, senza avere la minima idea di che cosa stanno dicendo

intanto in moto mi godo la corsia preferenziale degli autobus, sveltendo il percorso sulla circonvallazione affogata. guardo scorrere i finestrini delle auto ferme, come fossi sul treno

l'Agenzia delle Entrate di Piazza Stuparich offre lo stesso panorama di sempre, un baretto appena fuori dall'ingresso, lastricato di legno scuro, con un anziano abbandonato sulla panchina, fila al banco di rilascio dei numeri, ma nessuno protesta quando passo avanti, ho già un appuntamento.
nel complesso me la sbrigo in fretta, la funzionaria giovane, carina e partenopea mi manda al primo piano, in un ufficio dove stanno in quattro. una signora, che mi ricorda la mia prof. di francese mi chiede se mi da fastidio il fumo, e si accende una sigaretta. donna interessante, sarcastica, intelligente, che ha l'aria di essere sempre al di sopra delle parti. il funzionario che mi segue è cordiale, sveglio, e lui invece mi ricorda il mio primo insegnante di chitarra. nel complesso un'atmosfera accogliente, con gran sfoggio di sorrisi e attenzioni. fosse un ristorante, ci ritornerei.

poi mi invento un nuovo percorso per arrivare fino in via Melchiorre Gioia, all'INPS. attraverso la zona Fiera, arrivo davanti al Cimitero Monumentale, e in poco più di 10 minuti sono a destinazione. un ragazzo nero, fuori del cancello del mostruoso palazzo dell'Istituto, distribuisce timidamente dei volantini di una finanziaria. la luce cambia rapidamente e violentemente, da gialla a blu a quasi viola, gonfia di pioggia ipotetica e tesa che non si degna di cadere.
arrivo al terzo piano, e mi trovo proiettato negli anni '60. insegne per le uscite e le direzioni in perfetto stile d'epoca, rosse su fondo di metallo grigio. stanzone semivuoto, i cavi elettrici pendono come tendini o ragnatele sui computer, sembra tutto prossimo al crollo. arriva un imprenditore sui 50anni, nel pieno della prepotenza e delle solite lamentele echeggianti nelle teste vuote, "ormai bisogna aspettare dappertutto", e sbuffi a preduta d'occhio. lo ignoro felicemente.
il funzionario mi rimanda ad un collega "tutto in fondo a sinistra". dove mancano anche le piastrelle per terra e sembra un cantiere in costruzione. ma la stanza esiste. il signor M. è all'estremo angolo del fabbricato, dietro uno scaffale coperto da due poster sulle vacanze in Trentino di vent'anni fa. è circondato dalle piante, a terra e sopra al mobile-archivio dietro di lui. foglie mezzo riarse immerse in bottiglie di plastica tagliate, piccole magnolie, due bottiglie di vetro vuote. lui ha il volto scolorito come un tessuto colpito da candeggina. quieto, remissivo, con problemi di pronuncia. rivendica le vessazioni subite dal collega P. e minaccia denunce, a fatica. con desolante e commovente insicurezza. impossibile non sentirlo subito fratello.

torno in ufficio, in via Giambellino vedo una vecchia signora spettinata e con stampelle, nel suo vestito a losanghe gialle e marroni, senza denti, demente. poggia i fianchi a lato di un ingresso di casa popolare che porta una coccarda grigia di lutto. faccio in tempo a sentire che viene invitata a spostarsi in malo modo da due giovinastri che devono entrare nel portone in scooter. per un istante penso che dovrei passare una giornata in moto in giro per la città a scattare foto.
la nostra epoca è grigia sin d'ora, non è scolorita come l'Antichità o il Medioevo.
le piante danzano respirando, invisibili, il mutare dei tempi.

mercoledì 4 giugno 2008

atmosfera/2

una delle notizie del giorno era questa, presente su molti altri quotidiani, sulla divergenza aperta tra Berlusconi e Lega a proposito del "reato" di immigrazione clandestina.

sul TG5 delle ore 13 silenzio assoluto. per dire, casomai (o cazzomai, come diceva Montesano travestido da signorina che, per fare la fine, pronunciava la s come z) ce ne fosse bisogno, che bellezza di informazione.

e, giusto per ricordare che la nostra non-politica arriva anche all'estero, ecco un articolo doloroso in un sito interessantissimo

atmosfera


piove, piove

la gatta non si muove

nemmeno l'Italia

giovedì 22 maggio 2008

a casa nostra

ripassiamo un poco di attualità, visto che tra martiri e ponti sullo stretto la malavita sembra nuovamente avere la malsana tendenza a sparire e ad incarnarsi in bande di svaligiatori di ville o campi nomadi. tra memorie corte, comode omissioni e vigliacchi opportunismi, questi sono i luoghi in cui vivo e lavoro. per esempio.


Criminalità In crescita gli affari con i cinesi. «Il potere nelle mani delle giovani leve»

'Ndrangheta. Nuova strategia: riciclare i soldi degli immigrati.

La Commissione antimafia: il denaro sporco lavato con i money transfer *** Tra Buccinasco, Corsico e Trezzano la maggior infiltrazione. E in città allarme per le periferie come Quarto Oggiaro

Cuore di mamma (santissima). Ogni buon capo mafioso, e figurarsi uno della grande famiglia ' ndranghetista, sa bene che le mani vanno tese per le armi. I soldi. E per i povericristi: le cosche calabresi fungono da banca parallela per imprenditori in difficoltà, con fideiussioni e prestiti. Poi, se serve il timbro dell' ufficialità, ci sono direttori e impiegati di istituti di credito, pesci di quest' oceano - broker, commercialisti, avvocati, titolari di imprese e negozi - tenuto a galla dalla ' ndrangheta. Che «a Milano rappresenta la metafora della sua ramificazione tentacolare». Lo scrive nel rapporto diffuso ieri la Commissione parlamentare antimafia. Che manda un messaggio alle istituzioni: «L' aggressione al cuore economico delle cosche deve rappresentare la vera sfida». Una sfida che passa per i soliti cognomi, i soliti posti. E gli insoliti cinesi e money transfer. Stranieri e scontrini Partiamo dal capitolo denaro sporco. I canali attraverso i quali viene lavato «sono tra i più ingegnosi». E fin qui, si sapeva. Una recente novità porta a un forte interessamento per i money transfer, gli sportelli coi quali gli stranieri inviano denaro all' estero, in Patria: «In Italia restano gli euro "puliti" dei lavoratori extracomunitari, fuori dai confini si volatilizzano gli euro "sporchi"». Altro fronte: i supermercati e gli scontrini. «I registratori di cassa emettono ricevute a raffica, anche con qualche cifra in più». Così «gli ' ndranghetisti stanno aprendo catene di negozi e centri commerciali in società con i cinesi». Etnia che gode d' una considerazione positiva da parte calabrese. Ruspe e spallate Non manca, e non mancherà dopo questo rapporto della Commissione, chi - specie fuori città - obietterà, protesterà, giurerà che son tutte e solo falsità. Tant' è. «Nel triangolo Buccinasco-Corsico-Trezzano non è nemmeno pensabile che qualche con proprie offerte o iniziative "porti via il lavoro" alle cosche calabresi che hanno le loro imprese diffuse sul territorio». Imprese che, nell' hinterland, riguardano in gran parte i cantieri edili e che, a Milano, gravitano sull' Ortomercato e insozzano le periferie (è citato il caso di Quarto Oggiaro). E però è in provincia che la ' ndrangheta semina, miete e raccoglie. Nel triangolo Buccinasco-Corsico-Trezzano, più Rozzano e Cesano Boscone, «le tradizionali famiglie malavitose, sempre più saldamente radicate al territorio, hanno iniziato a gestire e sfruttare le zone di influenza stringendo alleanze con spregiudicati gruppi politico-affaristici». Parentesi doverosa: il rapporto, la Commissione l' ha realizzato col materiale delle inchieste giudiziarie, con il lavoro di magistrati e forze dell' ordine. Non ha, insomma, attaccato a casaccio. I soliti noti Quello della ' ndrangheta è un appello che si perpetua. Cambiano i nomi di battesimo (coi vecchi finiti in galera) non i cognomi. Tali e quali da decenni. Seguendo l' ordine alfabetico ecco per esempio Arena, Bellocco, De Stefano, Ierinò, Imerti, Mancuso, Mazzaferro, Pesce, Sergi e via dicendo. La lista è lunga. La lista invece di chi deve combatterla finisce subito: come già lamentato dal procuratore aggiunto Alberto Nobili, le risorse specializzate nel contrasto ammontano, tra Ros, Gico, Sco e Dia, a 200 unità. * * * 545 Gli immobili confiscati alla ' ndrangheta. Ma a Milano l' iter per poterli riconvertire in attività utili è ormai bloccato da due anni

Galli Andrea

Pagina 10
(21 febbraio 2008) - Corriere della Sera

lunedì 19 maggio 2008

menù alternativo

invece di stare col naso a bagno nei liquami dell'inutile cronaca politica (polemiche Italia/Spagna, AN affossa o no il "reato di immigrazione clandestina"?, ecc.ecc.), ecco due proposte utili all'amarezza e al disincanto, incentrate su realtà allegramente e preferibilmente ignorate nelle loro reali dimensioni:

- questa pagina di notizie su un documentario dal titolo "Biùtiful cauntri", sui rifiuti e le condizioni nella zona del napoletano (e Acerra in particolare) che ho potuto vedere venerdì scorso. causa maltempo avrei dovuto suonare, ma il concerto è saltato. così mi sono trovato nella sala interrata del centro sociale dove stavano proiettandolo. buona visione, preparate il Maalox perché l'acidità di stomaco si presenta quasi subito. i lumbard avranno di che stupirsi ascoltando dei contadini campani che sanno parlare correttamente in italiano, tra le altre cose, ma non voglio rovinare le sorprese;

- invece quest altro documentario "Oil Crash" è di origine svizzera e riguarda più in generale le risorse energetiche. esiste anche un sito dallo stesso nome. il Maalox torna buono anche qui.

Gli spunti, critici nel bene e nel male, sono molti. Buona lettura e buona visione.

giovedì 15 maggio 2008

villan rifatto

come rapito, annuso le pagine di una vecchia copia de "La chiave", il romanzo di Junichiro Tanizaki del quale bramo la lettura, da amante discontinuo della letteratura giapponese contemporanea
è un vecchio Oscar, di quelli con le copertine disegnate da Ferenc Pinter, acquerelli slavati e un po' naif, acquistato di seconda mano durante le mie scorribande nei negozi della catena "Libraccio"
le pagine odorano di stantìo, la carta un po' rigida e liscia.
mi ricorda il volume delle poesie di Cesare Pavese (autore di cui quest anno ricorre il centenario della nascita), che leggevo nell'anno del diploma quando, ubriaco, di notte mi sedevo davanti alla stazione deserta a leggere, mentre le pagine spesse e ingiallite come scaglie di legno si staccavano dalla costa del volume. leggevo e riempivo di miei versi i fogli vuoti dietro le copertine.


il cielo sta come con gli occhi socchiusi, nel grigio azzurrato e denso delle estati milanesi
io invece, ad occhi sgranati ed increduli osservo frammenti di questo paese.
dove con troppa leggerezza e muta (non troppo) condivisione cadono i sassi e le fiamme sui "nomadi/zingari/rom", dove la sicurezza sconfina nel crimine e la comune percezione è pericolosamente alterata verso un'autarchia suicida, impossibile persino - e innanzitutto, se gretti bisogna essere - economicamente. meno tasse e più sicurezza - viste con gli occhi della/delle destra/destre - è un falso slogan, se non ai danni della cultura civile e sociale di questo paese assordato, l'Italia.

non è il ponte sullo Stretto che manca, ma quello tra cultura e realtà, tra conoscenza e civiltà.

martedì 13 maggio 2008

giro di boa o di boia


estate lenta e veloce, a risorgere ogni mattina e a tramontare a metà pomeriggio, dietro qualche nuvola o semplice lattigine tendente al celeste
un trionfo di fioritura di pioppi cotonati, una maledizione per il mio naso e i miei occhi, una benedizione per il mio cuore

le previsioni danno brutto per il finesettimana, e venerdì dovrei suonare all'aperto, che dite, per una volta sarò graziato?

è iniziato il periodo delle dichiarazioni dei redditi, per tenermi su ho messo come sfondo del desktop queste splendide gerbere che appaiono qui sopra.

dovrei aggiungere qualcosa di serio, del tipo "che ragionamento imbecille è affermare, come fosse qualcosa di positivo, che un governo composto da semi-incompetenti, di basso profilo come viene detto, costituisce una responsabilità senza scampo per il premier?". in un paese normale un governo dovrebbe essere formato da persone capaci di organizzazione e dotate di conoscenze nel reparto loro assegnato. mi vergogno quasi a scriverlo, sbaglierò, è troppo banale. e sarebbe responsabilità negativa del premier (Primo Ministro fa proprio schifo, eh?), incapacità, scegliere persone inadeguate ai loro compiti. infine, ma so bene di esagerare, non sarebbe male nemmeno se venissero resi pubblici e dettagliati curriculum e motivi delle scelte.
oppure potrei dire che la democrazia si esporta a macchia di leopardo, o a cazzo di cane, se preferite, dato che in Birmania ci sarebbe una ottima occasione per fare pure bella figura spolverando le armi, trovando forse l'unico lato positivo in uno pseudo-principio allucinante. salvando alcune centinaia di migliaia di disgraziati che il regime militare potrebbe allegramente sacrificare in nome dell'autonomia politica, ora inviolabile, mica come in Iraq o in Africa. per dire.
tanto che oggi dal telegiornale (almeno dal TG5) sono spariti i reportages dalla zona, in favore del nuovo terremoto in Cina, provvidenziale, evidentemente.
su Travaglio vi rimando a Virginie, un gran bel rimando, direi.
ma io non capisco le finezze della politica e dell'informazione, riesco solo a sentire un nauseante fetore di morte. "insopportabile puzza di merda", in effetti, sarebbe stato meno poetico.

meno male che i fiori, almeno quelli, profumano di vita e di gioia, lievi e colorati come un sogno in una notte fresca. respiro e mi sento pieno di vita, di forza, di calore, di musica. e profumano le mie nipotine adorate chemi tornano in mente, domenica giocavamo in giardino, le sento ancora ridere, e la maglietta che mi hanno strappato è di là, l'inquietudine che mi accompagna sempre si placa. pace.

martedì 6 maggio 2008

manoir de mes rèves




avrei potuto dire, o fare, e invece no
vanno di moda le inversioni di tendenza, le definizioni inventate, le costituzionali ostentazioni di appartenenza, le cesure al dialogo
ma io continuo ostinatamente a non sapere
senza assolvere ai preliminari, ogni prolungamento è sterile, è un tentacolo tagliato che si contorce
ogni parola o gesto lasciano dietro di sé il proprio significato
e allora tutto è possibile ma niente è reale, resta solo un granello di nausea, un tentativo di divinazione, l'interrogazione muta al volgere del cerchio del tempo

sto parlando di me, dell'amore, della rabbia, della politica, della musica, della poesia
sto parlando di me ad un anno di distanza dalla nascita della scrittura su questo blog
a trentaquattro e mezzo dalla mia nascita
e a quanto da un nuovo cambiamento?

un sole pigro entra dalla finestra finalmente sgombra di scaffali, dopo il rinnovamento del mio ufficio
il sole entra di sera, quando se ne sono andati tutti, e io comincio a lavorare volentieri
ma ancora più volentieri me ne torno a casa a ripulirmi della lunga giornata a volte trascinata e a volte spinta coi soffi come una piuma
come si fa a digerire tutta l'inutilità verbale e culturale che precipita addosso ogni giorno?
come si fa a reggere l'utilissimo spettacolo delle opinioni in libertà?
i conti tornano solo per amor di retorica e ipocrisia

avrei dovuto imparare a scrivere nel sole
avrei dovuto imparare i nomi degli alberi
(forse sarò più chiaro domani
o lo sono già stato troppo)

mercoledì 23 aprile 2008

question time

perché pensare di destinare 300 milioni di euro ad investimenti nel sociale, per esempio, quando ci si può inventare un prestito-ponte per la compagnia di bandiera così ben gestita da perdere 1 milione di euro al giorno e non si sa nemmeno come fare per venderla?
da restituirsi entro il 31/12/2008.
ma ceeeerto, è un prestito, mica un aiuto di stato
ci sono dubbi?

giovedì 17 aprile 2008

altre inquisizioni

sommersi nella marea di commenti a caldo, a freddo, oppure misti, come gli antipasti
se non fossero dei malriusciti digestivi, certo
e le smagliature non mancano
come, per esempio, la fine che ha fatto la lista di Grillo
tutti preoccupati, tutti a farsela sotto, tra evviva e abbasso, oddio l'antipolitica, la ggente che si rivolta
e ora spariti, dopo le piazze, niente. all'orizzonte il V-day 2.
viene da pensare che l'antipolitica sia in effetti, e più coerentemente, quella di Bossi e Berlusconi
non ero di quelli che criticavano Grillo, e ora mi dispiace per lui, che sta constatando la mediocrità del "suo" popolo. gli auguro miglior sorte e maggior effetto in futuro.
mi limitavo a dire, e ripeto, che senza sapere o definire la politica, non esiste antipolitica e che, anzi, come ai miei occhi pare ovvio, si sovrappongono confondendosi
sul collasso della sinistra "radicale" se ne sentono di tutte, così come sul "successo" della Lega
dati, numeri, percentuali, localizzazioni geografiche
l'evidenza a volte è la cosa più difficile da vedere
evidente spostamento massiccio a destra, il PD non ha fagocitato granché (e viene da dire, ora, purtroppo) dell'Arcobaleno. i confronti col 2006: rispetto a DS e Margherita il guadagno è stato di neanche 200.000 voti, mentre Rifondazione/Verdi/Comunisti ne hanno perduti oltre 2.000.000
l'astensionismo non basta, ci sono iscritti ai sindacati con tessera leghista. e poi, chi vuole - o deve - capire capisca, altrimenti tra 5 anni (speriamo meno, visto l'esordio a commento del governo Zapatero) sarà ancora più dura risalire la china di questo paese indurito profondamente

martedì 15 aprile 2008

altro giro, altro regalo

un articolo non dovrebbe essere troppo impegnativo da leggere (grazie ancora a virginie per la segnalazione)

nemmeno se è in francese

nemmeno se è di un giornale svizzero

perché già nel programma, se vogliamo usare un eufemismo, del PDL mancava qualsiasi riferimento alla politica estera (visto il ridicolo di cui si coprì il silvio nel quinquennio purgante), oltre che alle donne, che ci si prenda in mano almeno un vocabolario francese-italiano e si metta il naso fuori dai patrii confini a prendere le giuste misure, più dolorose, ma ormai...

nello sport di dichiararsi panda, cioè in via di estinzione, mi ci metto pure io, esemplare di commercialista di sinistra

...e non disse nemmeno una parola

riporto il mio commento, con microvariazioni, all'amaro post di virginie , ora post-elettorale


cose tristi...
sentire dire di "sorpresa" leghista. vuol dire che nessuno ha mai cagato i 20enni del lombardoveneto.
sentire dire a Bertinotti e Maroni che "agli operai ci pensa la Lega". operai che una volta forse discutevano anche di economia a ragion veduta, o forse no ma ci provavano, magari leggendo qualcosina di più impegnativo della gazzetta dello sport, e oggi invece si trovano uniti ad inveire contro gli "stranieri".
sentire dare la colpa all'astensionismo, o al PD, o alle congiunzioni astrali sfavorevoli. ecc.ecc. bah. ulteriore inutile sfoggio di ignoranza.
ascoltate i microfoni aperti su radioradicale e affonderete meglio nella melma dell'opacità mentale italiana, dell'insufficienza culturale e dell'incapacità politica
solo per stomaci forti.
forse mi prendo una piccola pausa.

venerdì 11 aprile 2008

il volo del tacchino

riporto il mio commento, con qualche piccola variante, all'acuto post di 'ze', linkato nel testo
ringrazio pubblicamente lui e virginie per il prezioso confronto e dibattito di questi giorni sui loro blog, che invito tutti a visitare (virginie compare qui a lato tra i "preferiti")

probabilmente io pecco di ingenuità politica, o ingenuità tout court.
ma non riesco, dite pure che non voglio, privilegiare il timore di larghe intese rispetto alla speranza di una collaborazione tra sinistre, magari al governo.
i programmi sono pur qualcosa su cui basarsi, e le 6 striminzite pagine del PDL vorrei poter dire che si commentano da sole: soldi e immigrazione, poco o niente altro. si sa, il popolo di destra non ama leggere, inutile perdita di tempo. e il tempo è denaro.
ritengo che i punti di contatto a sinistra siano superiori, per quanto su Afghanistan e Iran non ci siamo proprio, e su qualche altra cosetta circa le questioni che coinvolgono la sessualità. compaiono testamento biologico e diritti delle coppie di fatto, ma sarà ben dura "quagliare" su questi temi. e se sarà, non sarà con le destre. ecco perché ci spero.
infine, che si fa? deve passare questa generazione di politici, e passare alla meno peggio, altrimenti, con la speranza che una sinistra cazzuta e forte abbastanza ribalti questa realtà che sa di merda, come giustamente dici, stiamo a fustigarci e ad auspicare l'ideale non raggiunto.
la sinistra vincente sarebbe stata quella che comprende il meglio del PD e il meglio della SA.
ma non esiste, e solo a pensarci mi incazzo ancora. e Veltroni, qualsiasi "cosa" sia, NON è Berlusconi.

detto questo, andate a votare, documentatevi, siate onesti.
ci risentiamo nel post-elettorale.

lunedì 7 aprile 2008

settimana di passione

ho sbirciato qualche vero o finto dibattito, tanto per acquietare la coscienza, senza il minimo risultato, ovviamente, anzi
poi le rassegne stampa ogni mattina, articoli e notizie letti in rete
e i miei libri per riflettere veramente
alla fine non cambierò idea, e ripeterò la scelta delle passate elezioni
certo, ora è "formalmente" diverso
ma il mio voto andrà comunque qui
non ho altro che la speranza di non consegnare il Governo alla destra (o alle destre), di non vedere seduto un leghista in un posto nel quale sia visibile al di là del Po e delle Alpi, o un finto credente legiferare a vanvera e pericolosamente, o un imprenditore buono per la galera fare il presidente del consiglio
spero si possa davvero uscire dal tunnel di questi 15 anni vergognosi, degno frutto di 40 anni di collusione e corruzione (con alcune parentesi felici)
certo, la mia scelta, sofferta, discutibile, parziale e tutto quello che volete, non basta
uh, mi piacerebbe moltissimo che le sinistre lavorassero insieme invece di fare i bimbi dispettosi
j'aimerai bien dicono i francesi con una espressione che mi piace assai
oh, certo, non credo minimamente che Veltroni sia il Veltro dantesco, detesto i personalismi e soprattutto essere preso in giro (o per il culo, più icasticamente, se preferite); il mio voto non è di idolatria o approvazione nei suoi confronti, ma piuttosto di apprezzamento e fiducia per alcuni di coloro che fanno parte della lista candidati del PD
ah, sì, certo, è una scelta raffazzonata, forse, senz'altro meno che perfetta
ma la faccio con cuore puro, a testa alta

mercoledì 2 aprile 2008

test

...come se non sapessi qual è il mio posto...lo so, ma i nomi...


martedì 1 aprile 2008

constatazione (dis)amichevole

"Ho tutti i difetti degli altri, ma quello che fanno mi pare inconcepibile" (E.M.Cioran, "L'inconveniente di essere nati")

vorrei tanto poter dire che cose come queste si commentano da sole
ma ho la terribile certezza che non sia affatto così
spero di non incontrare mai uno spettatore in estasiata ammirazione di queste bestialità
non potrei reprimere un moto di disgusto
nella Milano (e non solo) gonfia di orgoglio per la nomina all'EXPO, migliaia di piccoli indiani d'America targati lega nord, spodestati e decimati da cow-boys più o meno bianchi bianchi, più o meno armati fino ai denti e generosi dispensatori di alcool e batteri sconosciuti, fissano muti (bontà loro) migliaia di italiani stillanti ignoranza e brutalità, che credono di specchiarsi in loro, e altre migliaia di italiani che come me, più semplicemente, si incazzano per una delle metafore/similitudini più spericolate, assurde, ridicole, cazzone, crasse, idiote, ghignanti, furbe, mediocri, cieche, stolide, cui sia capitato di assistere negli ultimi tempi. attendiamo le versioni con un Maya, un Azteco, un Inca, un Curdo, un Armeno, un Tibetano ecc.ecc.
vorrei tanto che l'eco queste cose seppellisse di ridicolo i loro creatori ed epuri finalmente la politica italiana e il paese tutto da tante teste vuote. oppure piene di innominabili cosette. a scelta.
a margine annoto che intanto il termine per la presentazione del monologo di cui al post precedente è stato prorogato di due settimane, chissà mai possa farcela....
e, infine, questo è il mio 101esimo post. auguri!

martedì 25 marzo 2008

ricorrenze

l'anno scorso sono stato qui
a parte l'ovvia considerazione che è già passato un anno e nemmeno me ne sono accorto
è stata un'esperienza emozionante, alla quale ho ripensato spesso
chiedendomi se l'avrei mai ripetuta o se invece non si fosse trattato di uno splendido ma unico exploit
beh, ora mancano cinque giorni alla scadenza della presentazione del testo e della domanda di partecipazione e non ho né deciso né tantomeno scritto alcunché
l'anno scorso andò nello stesso modo, del resto
scrissi e mandai in pochi giorni e venni selezionato
conservo ancora la targhetta di "monologhista"
ma sono davvero combattuto, accidenti a me

giovedì 20 marzo 2008

piccole cose che non capisco (meglio così)

forse fanno apposta
forse sanno che l'insicurezza e la paura (e la speculare virulenza dell'istinto di appartenenza) derivano dal fatto che la "ggente" comune non conosce i propri diritti né tantomeno i doveri
perché, per esempio, se si fosse sicuri che a mandare a cagare un maleducato o a denunciare un ladro non si rischia la galera, non si cercherebbe l'appoggio di chi risolve (o millanta di voler risolvere, come quello diventato mezzo paralitico a causa del viagra) i conflitti con la spada o i decreti di espulsione. forse. per dire.
perché non si può essere così spaventosamente e pericolosamente stupidi come la santanché, che ha immediatamente starnazzato "vergogna! vergogna!" mentre il ministro ferrero stava dicendo di essere andato ad insegnare l'italiano agli stranieri, anche nelle moschee
lasciamo stare che si sia fatta fotografare con due africani per la pubblicità del suo locale in versilia, e che prima sia lei che ferrero avessero fatto un desolante teatrino sull'orgoglio di essere di destra (fascisti) o sinistra (comunisti)
perché non si può essere contro una legge che improvvisamente è colpevole se certe cose accadono
come se le leggi fossero fatte per incentivare i reati, non per nominarli e renderli inoffensivi
come se abortire in sé fosse una colpa, e in particolare una colpa della legge
le uniche cose che certe leggi fanno sparire sono i reati di silvio e di altri amichetti
le altre, la maggior parte, esistono per regolamentare, migliorare e magari alleviare situazioni
dove ci si illude di poter andare con una mentalità così idiota?

lunedì 17 marzo 2008

une soirée en enfer


non voglio essere la memoria di tutto, non posso essere.
lavoro che è memoria banale di denari, di scadenze. fiancheggiamento, auscultazione e forse devozione.
per inciso, vorrei ora viaggiare in treno tutta la notte solo per lasciar scorrere i pensieri, l'immaginazione, solo per trascrivere le vite possibili, gli sfioramenti della fantasia, l'irrealtà che da sempre mi consola
inseguire le parole, dopo una vita che pare un'imitazione
non mi ci riconosco più. non mi riconosco più.
come se la protezione dal quotidiano fosse anche protezione dal profondo.
come se la sordità alla menzogna fosse anche sordità alla verità.
essere un profeta noioso, che sarcastico destino.

poi, seduto sulla panca di marmo, leggi un libro con le dita nel naso.
rumore di sacchetti di carta, sulla banchina di fronte zoppica un utente che mangia hamburger.
segnale acustico, una voce disfatta nel messaggio di servizio.
ormai è notte, una voce può ridursi a dei suoni sconnessi, per la pessima acustica sotterranea, per la latente inutilità del lavoro
una voce parlante può ridursi a nient'altro che ad un rincorrersi fastidioso di echi, ad un risuonare incomprensibile. può succedere.

brucerò un'altra idea per superare la notte
la stanchezza è un foglio di velina sulle labbra, vibrante ad ogni respiro, che fa prurito, che fa ridere ed amareggia
dio, che realtà disgustosa
persino le metafore nascono perbene.

comédie humaine

non nascondo una punta di soddisfazione nel leggere che la Guardia di Finanza ha imputato ai signori Dolce e Gabbana 259 milioni di euro di redditi evasi al fisco grazie ad un "geniale" meccanismo fatto di società esterovestite che dirottavano i ricavi verso il Lussemburgo, ottenendo il 30% di risparmio di imposte...li hanno pizzicati anche perché i referenti italiani non avevano cancellate le e-mail scambiate con la sede estera.
sono stati più volte ospiti della Bignardi, a fare discorsi di etica, politica e religione. li trovavo sgradevoli e boriosi anche senza questa figura di merda, che in realtà si chiama "reato".
come loro tanti altri, anche cittadini comuni che nel loro piccolo si credono in diritto di intervenire e pontificare per luoghi comuni forti di una immagine di successo e del senso di impunità. o magari solo perché navigano sul sito di beppe grillo o hanno letto il libro "la casta" e si sentono investiti di toga nera o rossa.
recentemente uno così è persino stato al governo per 5 anni, e ancora ci prova.
"politica" non sono solo i comizi, fortunatamente. la politica passa anche di qui.

lunedì 10 marzo 2008

visioni di berlino/2

riprendo da qui, da Charlottenburg, castello barocco che si trova alla propaggine nord-occidentale della città. l'impatto visivo è più o meno questo, le nuvole sono state un regalo dell'ultima giornata a Berlino, girando con le valigie...è la più ghiotta delle testimonianze storiche rimaste a Berlino dopo le devastazioni della Seconda Guerra Mondiale. all'interno vi sono quadri - tra i quali quelli del mio amato Friedrich - e oggetti esposti, ma code chilometriche...ci accontentammo di pranzare nell'Orangerie all'interno del parco, un posticino incantevole e accogliente, come tutti quelli sperimentati lì. di notte passeggiare per la città è meraviglioso. come in ogni bella città, del resto. a parte il freddo che mi impediva di rimanere immobile con le mani, ragion per cui metà delle foto sono venute leggermente mosse, come questa ad Hackensche Hofe, splendido monumento in stile secessionista, le piastrelle lucide, i caffè all'interno, davvero un luogo suggestivo.

la "chiesa del ricordo", lasciata come era alla fine della guerra, nel cuore della zona shopping, in un mosaico fatto di opere di arte contemporanea, dai grandi magazzini KaDeWe, tra chioschi di curry wurst e patatine fritte. per assimilare e distinguere tutto ci vogliono giorni...
Berlino est. Karl Marx Allee è l'autostrada cittadina, perfetta per le parate e le esibizioni, ora affiancata da grandi costruzioni come la sede delle assicurazioni Allianz. La foto con l'omino rosso mi piace particolarmente. mi faccio i complimenti da solo, e vabbè...
vicino Potsdammer Platz, la celebre e discussa piazza ultramoderna e futurista un tempo attraversata dal muro. il freddo non mi ha consentito di scattare altre foto che non fossero tremolanti. mi è rimasto il senso di fierezza di una città che non esita a trasformarsi e cambiare, fervida, accogliente. da turista mi posso sicuramente sbagliare, ma è stata una sorpresa, un luogo in cui tornare.

giovedì 6 marzo 2008

6 cose di me senza importanza

su invito di Auramaga mi accingo a compilare questo piccolo catalogo delle inutilità bonaventuriane, divertendomi a pensare e a dare un piccolo commento. il gioco consiste appunto nel fornire un elenco di 6 cose (oggetti, tic, abitudini) di noi stessi che riteniamo siano senza importanza.
come da istruzioni riporto il link di chi mi ha coinvolto, e girerò ad altri 6 bloggers l'invito.
i giochi di questo tipo mi piacciono, trovo che aprano una bella strada per conoscersi e comunicare, e ringrazio Auramaga per l'invito...e ora vediamo un po' (non in ordine di importanza, se sono inutili...)...

a) mi arriccio le folte sopracciglia quando leggo o mi concentro
b) detesto i jeans neri
c) uso solo penne a sfera, meglio se con inchiostro blu
d) porto sempre con me un piccolo bloc notes o un Moleskine
e) non riesco a leggere un solo libro per volta
f) sono allergico al tonno in scatola (forse anche a quello fresco, ma non mi interessa saperlo)

i prescelti credo saranno La Flauta, PlacidaSignora, DarkSylvia, Giacomo, Amelia e Amalteo

mercoledì 5 marzo 2008

vita contemplativa

ho amato visceralmente il romanzo Zorba il greco, di Nikos Kazantzakis, autore di impressionante potenza altrimenti poco noto o del tutto sconosciuto, e quel poco dovuto più che altro all'omonimo film di Kakoyannis con Anthony Quinn
un'altra sua opera è stata fonte per il film L'ultima tentazione di Cristo di Scorsese
non sapevo che la sua vita si fosse incontrata con quella di Miguel de Unamuno, altra singolare, discussa e poco nota figura di intellettuale e scrittore a cavallo tra Ottocento e Novecento
e persino con quella di Mussolini
sarebbe cosa utile l'edizione delle sue interviste, e magari la traduzione del suo lavoro principale, Odissea, titolo importante, poema in 33333 versi
che a sua volta si incrocia con un altro poeta importante del nostro tempo, Derek Walcott e il suo Omeros e la sua versione teatrale dell'Odissea (di Omero).
per dire della sottile e inesauribile vena greca e neogreca che attraversano il nostro mondo. altro che baloccarsi a proposito dell'utilità delle lingue classiche.

martedì 26 febbraio 2008

sirena


la notte scorsa ho riprovato a fare un sonnellino dopo-cena/pre-studio puntando la sveglia alle 21:30. non ho nemmeno sentito il trillo. il mio braccio destro ha agito autonomamente e ho riaperto gli occhi alle 1:47.
e mi sono alzato, sono sceso al piano di sotto intenzionato a leggere e suonare per almeno un paio d'ore. avevamo lasciato però la tv accesa, su LA7.
in quel momento Alain Elkann stava intervistando Valeria Golino, attrice italiana tornata sulla cresta dell'onda ormai da qualche tempo, apparsa in film come A casa nostra, La ragazza del lago e il recente Caos calmo. a parte quest ultimo, gli altri li ho visti trovandoli buon livello.
di lei ricordavo i ruoli in Rain man e nel demenziale ma divertente Hot Shots!
ricordavo la voce che mi suonava sgraziata, incrinata come il fondo di vecchie bottiglie, ma quegli occhi e i capelli ricci mi sembravano comunque indimenticabili, nonostante l'impressione di fiato corto ad ogni frase, di tonalità faticosa e spesso monocorde che si spegneva dopo ogni parola, parole ricavate dal silenzio, e quel profilo di durezza complessiva come un'anima di fil di ferro. la penso ancora così.
ma la notte scorsa me ne sono innamorato, nonostante le domande inesorabilmente a una dimensione di Elkann, che non riusciva a trasformare un questionario in una conversazione brillante e stimolante, sprecando un'occasione dalle sfaccettature erotiche possibili, mentre pizzicavo svogliatamente la chitarra

forse per tutto questo, e anche per il fascino classico che emanava dal suo viso calmo, dalle risposte delicate che contrastavano con l'idea di inaccessibilità, per lo sbuffo a fine intervista come fosse stata una faticaccia, per la grazia innata che vedo in certe donne quando stanno sedute, per il fatto che ha 42 splendidi anni e sono sensibile alle donne più grandi di me, o forse perché la sua passata semplice sensualità di starlet ora è stata riassorbita e distribuita in profondità, in un sorriso o in uno sguardo da notte insonne. il suo profumo era quasi percepibile e avrei voluto poterle parlare, offrendole un bicchiere di Porto, seduti sulle scale fuori della porta.
certo, è fidanzata con Scamarcio, ma cosa conta, nessuno è perfetto

nuove spigolature



da ignorante quale sono su molti argomenti, mi faccio domande magari ingenue, ma non me ne vergogno
ho, come molti, la passione di sapere, di conoscere, che non è certo una novità. "ogni uomo desidera per natura di conoscere" è una formulazione che troviamo nella Metafisica di Aristotele...
ho perduto invece l'ossessione di avere (o, ancora peggio, di dire) una mia opinione su tutto (o almeno di sfornarla immediatamente), moda che va invece allegramente diffondendosi. questa ha formulazioni meno nobili ma non è meno antica della precedente...basta dire qualche frase riciclata sugli argomenti di grido per apparire al passo coi tempi e soprattutto lasciare un'impressione di intelligenza e smaliziata sapienza.
come quel signore che, partendo dalla constatazione che sono stati installati ripetitori per cellulari in alcune stazioni della metropolitana milanese così che - come accade in altre città europee quali Parigi e Berlino - i telefonini "prendono" anche in viaggio, estendendone quindi l'uso anche sottoterra, giunse con un volo pindarico alla conclusione che poi ci lamentiamo se i giovani sono rincoglioniti. sottintendendo l'effetto dell'uso eccessivo del cellulare...ma il filo che collega i due capi del ragionamento (?), la parte che cioè più importa perché dà conto dell'andamento e della fondatezza del pensiero, è stato sacrificato in favore dell'asso nella manica, la massima conclusiva, prendere o lasciare. da un giudizio di merito - verso il quale si può dissentire e ragionare - ci si sposta su un giudizio di valore fondato sull'autorità di una fonte o di un luogo comune, da assorbire o rigettare come un corpo estraneo. dal quale, ahimé, raramente crescono perle. questo è ciò che offre molto (troppo) del panorama informativo e politico attuale italiano. fatto di malafede e disonestà intellettuale. come p.es. mettere in campo i personaggi ormai da commedia dell'Arte (personaggi presi dal vero ma resi inerti dal farne un tipo e quindi un fantoccio ad uso del commediante) del pensionato che non arriva a fine mese, del clandestino che minaccia la sicurezza, del giovane bamboccione/precario, dell'imprenditore evasore, fino ad arrivare al dio che vuole così... e mettere in piedi uno spettacolino confezionato ad hoc per il quarto d'ora di celebrità. no, non è nuovo reggersi sulla convenzione ed il conformismo, epperò questa perdita di sensibilità davanti al reale mi pare ormai intollerabile, non mi piace, è dannosa, pericolosa, subdola. "campagna elettorale" non è licenza poetica.

giovedì 21 febbraio 2008

o gioia, o gaudio


(breve introduzione ad uso del lettore: bonaventura è, per definizione, disordinato e malato di curiosità. quindi attualmente la sua situazione è la seguente: oltre al lavoro di commercialista nello studio gestito insieme al fratello maggiore, suona la chitarra in un gruppo jazz e studia tecnica dell'improvvisazione con il GranMaestroMassimoMaltese, è iscritto al 2° anno del corso di laurea in Musicologia e frequenta il corso di formazione per Musicoterapeuti. più o meno è tutto. ah, sì, scrive poesie, diari e legge in media 6/8 libri contemporaneamente. per questo si fa la barba una sola volta alla settimana...)

ieri era il gran giorno, il primo esame dopo anni di travaglio, e dopo l'ultimo cambio di facoltà conclusosi con l'approdo a Musicologia. l'illusione di disperdermi di meno, hahaha, buona questa.
comunque, storia bizantina, mica le favole di mamma oca. circa 800 pagine complessive.
la preparazione è stato il solito circo. ci pensavo dall'anno scorso, avevo già letto i testi quasi un anno fa, poi ho dovuto recuperare un debito in un test di musica classica e mi sono perso via. in sostanza mi sono rimesso sotto dalle vacanze di Natale, con discreta discontinuità, fino alla marcia forzata delle ultime due settimane. comunque, mi sono guadagnato un bel 28/30. meritato, eh...
mio padre si chiamava costantino, devo aver scelto la materia anche per chiudere un ciclo di storia familiare e personale. si è rivelato interessantissimo e anche parecchio arduo da organizzare, 1.129 anni di storia, per la precisione.
mi sentivo surrealmente calmo, a parte la piccola serie di coliche prima di entrare. somatizzo. sarà stata la stanchezza. le risposte spuntavano naturalmente e con sicurezza dalla memoria, dal punto di vista dell'esposizione me la sono cavata. dentro l'aula I vuota le mie sillabe ripetute echeggiavano come un volo d'uccelli, strana sensazione di non essere io a parlare, non corrispondevo alla quiete che sentivo. ma lo stress accumulato non ha fatto sconti, la balbuzie è un barometro sensibilissimo. più dei calli. prova ne sono anche i brufoli spuntati in fronte e uno proprio sulla chiappa sinistra, che oggi mi fa sedere assai scomodamente..
certo, se i professori in passato fossero stati in gamba come il prof.Breccia ieri, non avrei accumulato disagi, ma vabbè, ognuno ha le sue croci, n'est ce pas?
dopo, il festeggiamento, un panino falafel piccantissimo, con birra doppia. e già con la testa nella musica e in altri libri. come se su ogni centimetro di pelle spuntassero occhi, come se ogni centimetro di pelle gridasse che non basta, che non contiene più. la letteratura, come tutta l'arte, è la prova che la vita non basta, disse Pessoa. me lo ripeto sempre. a volte mi fa stare meglio, altre mi strazia. e poi, oggi pare che Emma Bonino abbia trovato l'accordo con il PD, e non posso che esserne felice. il mio voto è per lei. una giornata quasi perfetta.

martedì 19 febbraio 2008

giorno prima degli esami


dormire poco mi fa un effetto eccitante
sarò strano
mi sento suonare sugli accordi di ESP o Freedom Jazz Dance mentre davanti a me sulla scrivania ci sono caretellette piene di numeri, le dichiarazioni IVA
le sinestesie abbondano come frutti maturi
sono straordinariamente reattivo sessualmente, praticamente un caso di satiriasi (non è che di solito sia un eunuco, ma insomma, esistono vie di mezzo). del resto suonare jazz è anche esercitarsi nell'erotismo della musica, right?
sarà che c'è la luna piena e questo conta, altroché se conta
o sarà che sto convertendo il disagio dell'eterno studente in vero diritto allo studio e al cambiamento

come Salvador Dalì che si addormentava con un cucchiaio in mano per violare il mistero del sogno, e conquistare l'ispirazione del momento del trapasso, tra veglia e sonno, tra vita e morte, le sue carni sciolte, gli occhi gibbosi, le formiche e i cieli pieni di resti umani, i colori rabdomantici
tra Eliot e De André, se si continua a scrivere dopo i 25 anni (o i 18 secondo il più moderno Fabrizio) o si è degli idioti o si è poeti veramente
ma come unire l'età della pornografia, di massa e individuale, e la poesia, sono più lontani o più vicini di quanto si pensi?

non lo so, intanto l'overdose di storia bizantina mi dà alla testa, età violenta, e nella ricostruzione così rivelatrice, come ogni storia col senno di poi
fratelli che uccidono fratelli, figli che uccidono i padri, madri che uccidono i figli, eserciti di soldati accecati che marciano al comando di comandanti orbati di un solo occhio, a suggello di terribili vittorie, patti violati di continuo, intrighi e politica come convenzione di un attimo, età di controversie cristologiche, violenze spirituali, ortodossia ad ogni costo, l'età in cui è stata forgiata la dogmatica cristiana a colpi di concili e decreti che ignoriamo, in cui gli arabi erano più tolleranti dei cristiani, così bravi a rovinarsi da soli per il puro piacere di ottenere ragione, pur di cancellare il dubbio. un gran mercato dove la verità è soggetta a variazioni di cambio, a "naturali cali di peso" come certi cibi, e al fallimento costante. tutte cose che si dimenticano presto. contro questo pensare per blocchi omogenei che è la morte del pensiero e della verità.
comunque, domani si gioca. ecco, il gioco, forse sì, è la chiave. a dopodomani, coi risultati.