mercoledì 30 gennaio 2008

pubblicità progresso

gli aspetti buoni, per non dire preziosi, della tecnica e della tecnologia, sono numerosi, nonostante la moda del naturale a tutti i costi, che mi fa simpatia ma a volte fa solo tenerezza. oltre alla medicina, mi sta molto a cuore la questione delle fonti di energia e tutto ciò che vi è connesso (inquinamento ambientale fisico e acustico, sovrappopolazione, economia monetaria, alimentazione, ecc.ecc.) non mi esimo quindi dal promuovere, nel mio piccolo, questo secondo me (e non solo) importante e geniale progetto che merita pubblicità e sostegno: lo sfruttamento dei venti di alta quota, nelle zone proibite al traffico aereo. una risorsa enorme e promettente. buona lettura.

martedì 29 gennaio 2008

homeworks



compitavo le parole recuperate tra foglietti sparsi tenuti piegati nelle tasche delle giacche oppure infilati infra le pagine di libri e quaderni
nel cuore della notte, la notte dai molti cuori, ormai lo sappiamo
interrotta dal ronzio liquido del frigorifero, crepitante, dall'avviarsi episodico della caldaia, con un botto sommesso e la suggestione della fiamma, dalle rare voci di passanti incerti al ritorno a casa, dal rigirarsi di mia moglie tra le lenzuola che mi attende insonne, aspettando tesa che mi passi il delirio, la geometria insoddisfatta delle scale musicali sotto i polpastrelli doloranti, della sillabazione imprecisa, della lettura alla ricerca di una perfezione che spenga il bruciore
le pagine spesse del quaderno rilegato in pelle assorbivano l'inchiostro, sfumandolo in grigio, la notte soffiava sulle ombre, appena fuori delle finestre, ricopiavo dalle tracce in matita segnate sulle pagine bianche di un libro, avevo sei anni quando fu stampato, sei anni e una vita che non ricordo, a parte la fragilità che ancora mi accompagna, la percezione del sottile strato che lega gli affetti, domande sulla funzione dello scrivere e del pensare, frammenti della vita di Beethoven per gridare sottovoce la vergogna dell'immaginazione rubata, fino a scivolare sulla vanità dell'uso rapido del blog, cominciavo a chiedermi se Montale o Luzi - in nome di chissà quale vita parallela - avrebbero usato questo mezzo per scrivere e pubblicare, domanda inutile come diceva Battisti (Lucio), sarebbero state parole diverse, vite diverse
invocazione all'intelligenza che trae da ogni impasse o impaccio, invocazione al calore nel mio guscio di latta dove mi stavo ritraendo, ridotto e dipinto, con lo sguardo oltre la stretta fessura della bocca, a respirare famelicamente il profumo del domani, solo due ore ormai mi separavano dal prossimo mattino

mercoledì 23 gennaio 2008

frattaglie e bagattelle


alcuni abitanti della striscia di Gaza hanno forzato il blocco della polizia egiziana, che fortunatamente non ha reagito sanguinosamente, per andare a procurarsi cibo e benzina che mancano da diversi giorni, in conseguenza dell'embargo israeliano, appena allentato in seguito ad una tutto sommato timida (così passa la notizia) reazione di indignazione internazionale

Formigoni, presidente della regione Lombardia, pare in accordo pressocché unanime con i medici, ha stabilito in 22 settimane il tempo limite per il ricorso all'aborto

il tribunale di Bruxelles ha sancito la discriminazione contenuta in una sentenza francese che negava l'adozione ad una lesbica single (la definizione non è granché, ma così è stata letta in rassegna stampa)


esiste un ricorso, condiviso e giudicato gravissimo nel merito dal presidente della Corte Costituzionale Giuliano Vassalli, un ricorso posto da 8 senatori della Rosa nel Pugno, votati ma esclusi dalle nomine. a farla breve, la questione (taciuta e mai diffusa dai beneamati media) azzererebbe tutte le difficoltà attuali del Governo. di questi otto, infatti, due dovrebbero sostituire altrettanti senatori dell'opposizione, e uno dovrebbe prendere il posto del senatore Turigliatto, facente parte della maggioranza ma ad essa contrario. giusto tre voti, pari a quelli della recalcitrante Udeur. così, per dire. a due anni dalle elezioni non se ne farà ormai nulla, e tanti saluti, come sempre, alla Legge.

in merito alle questioni aborto e adozioni, e figli in generale...approvo l'adozione e trovo che la legge 194 sia una conquista, non uno smacco, trovo però che sia anche difficile, in certa misura sbagliato, e purtroppo spesso impossibile, riuscire a fare delle discussioni non di principio, sempre al confine con l'ideologico, su questi argomenti. aborto e adozione sono spesso solo la fase culminante del cammino esistenziale delle persone che vi fanno ricorso, persone che avrebbero bisogno di informazioni serie, di riferimenti validi, di strutture sicure, di accesso libero e garantito a risorse culturali ed economiche. questo è secondo me l'argomento principale del quale poco si discute, attaccandosi alle norme astratte. si tratta di capire, provare a capire veramente, nel medio-lungo termine, cosa accade ai feti (le ricerche sull'udito di Tomatis sono sconvolgenti, la memoria uditiva, che è una memoria sensoriale, esperienziale, risale fino al secondo mese dal concepimento, e a volte anche prima), cosa accade durante lo sviluppo ai figli di genitori single, magari omosessuali. senza falsi problemi, né idee preconcette. mettere in discussione tutte le categorie (Veronesi sostiene che - parlando di scienza, certo, ma non soltanto, direi - ogni 7 anni il 50% delle nostre conoscenze vengono superate. c'è di che riflettere). quasi impossibile, mi rendo conto. principi, e idee di fondo ne abbiamo tutti (si spera, e si spera siano serie). bisognerebbe, però, altresì riconoscere che spesso non sono altro che le nostre idee sul mondo, su come va la vita. idee spesso sbagliate, confuse, infondate. e riconoscere che il tempo concessoci è troppo breve per la presunzione, che moriremo senza aver capito gran parte delle cose che sono accadute fuori e dentro di noi, qui ed ora. per questo queste idee dovrebbero passare in secondo piano davanti alle esistenze concrete, alle vite reali di adulti e bambini, che vivono, amano, gioiscono, soffrono e scontano sulla loro pelle la pochezza e la scorrettezza intellettuale dei dibattiti, delle ricerche, degli scontri.

venerdì 18 gennaio 2008

giuste proporzioni

oggi è morto improvvisamente un cliente "storico" dello studio
sessantuno anni compiuti da pochi mesi
non che fossi particolarmente legato a questa persona, non è una questione di affetto quanto di comprensione
un telegramma alla famiglia, alla quale comunque penso, e immagino lo strazio e gli squilibri imprevisti (mio padre morì qualche anno fa, non si possono immaginare gli effetti)
mi richiama ad una certa serietà, alla cognizione dell'irrevocabile che circonda le nostre vite

impallidisce persino il gravissimo caso Mastella (che fa impallidire a sua volta la mediatica e approssimativa querelle sul papa e l'università), il comportamento indegno del parlamento, l'evidenza che in quindici anni di riferimenti craxiani/berlusconiani la magistratura è ormai considerata in primo luogo un covo di opportunisti e spregiudicati untori del quale è normale pensare che nasconda trame e complotti, dove lo scontro e l'interdipendenza dei poteri ci riporta a prima di Montesquieu, e la giustizia umiliata da cinquant'anni di crimini impuniti e da fallimentari processi di corruzione si trova una volta di più a doversi difendere da non-idee endemicamente diffuse, dove si perdono le percezioni della correttezza, della regolarità, la capacità di contestualizzare

come un soffio di vento gelido, astiosamente penso che moriranno tutti, moriremo tutti, e non vi sarà giustizia altra che questa, la giustizia dei ciechi, la cieca giustizia della fine
ogni cosa verrà dimenticata e, finché vi sarà una lingua capace di esprimere, sufficientemente capace di essere logos e non chiacchiera, la memoria sarà una vocazione riservata a coloro che sapranno sognare un futuro, a spese loro. a spese nostre.

mercoledì 16 gennaio 2008

se non è magia questa...


e questo è solo uno dei vari esempi della post-modernità elettronica.
vendono tutto l'armamentario del caso, con tutte le viete e cialtronesche simbologie, e i riferimenti sbagliati necessari, comprese quelle che sono vere e proprie armi (coltelli lunghi 39 o 46 cm. come li vogliamo chiamare?). mi fa però sorridere il linguaggio professionale da supermercato. ma tanto è un mondo che non esiste, come la pornografia, frequentato solo da milioni di persone, da pseudo studiosi, da sociologi da tre soldi, da santoni criminali, affaristi e insospettabili, se non fossero sotto gli occhi di tutti. speriamo che lo sdoganamento non sia, come per la pornografia, un banale incasellamento di tutto questo nella categoria della libertà di espressione, ma ci siano finalmente dei seri tentativi popolari di comprensione.
comunque c'è anche la sezione corsi, dove, tra il materiale fornito, c'è un indispensabile grimoire bianco rilegato in finta pelle. umana, aggiungerei.

miti d'oggi



non riuscite a digerire? o avete digerito troppo?
allora oggi è la giornata perfetta.
sfogliate i quotidiani appestati dalla morbosa questione papa/sapienza, e ritroverete la vostra regolarità. come disse un medico citato in blob, siamo una società col mito della defecazione quotidiana. quindi, per assecondare un mito meglio assumere un quotidiano invece di un farmaco. meglio di tutto sarebbe una dieta ricca di verdure, ma tant'è...
oggi la stampa della società dell'informazione (con qualche rara e benedetta eccezione) dà il meglio di sé nella ormai collaudata tecnica di affrontare una questione più o meno importante:

- senza far capire realmente di che cosa si sta parlando, e come. ognuno discute il proprio punto di vista dando per scontato che sia quello giusto. gli altri dicano un po' quello che cazzo gli pare.

- creando una associazione con i propri lettori, secondo la quale non importa capire i concetti espressi o la sintassi e il lessico usati, né tantomeno se tutto questo sia montato sensatamente, non voglio dire coerentemente. basta prendere qualche frase da usare come distintivo, come puro segno di appartenenza. e tanti saluti all'intelligenza.

- affondando parole come "laicità", "democrazia", "religione", "libertà" nel magma ignorante della mente dei cittadini. non credo che gli italiani siano una massa di cerebrolesi, ma che in gran numero non abbiano dimestichezza con questi concetti e/o idee, questo sì. ci saranno anche coloro che non vogliono "imparare", ma nessuno si prende la briga di fare premesse per chiarire gli argomenti, contando sul fatto che laicità, religione, democrazia, libertà siano idee frollate a sufficienza per diventare discorsi da bar o da macchinetta del caffè. suggerisco "Il giornale" e "Libero", che ancora una volta si confermano ai massimi livelli di brutalità intellettuale, ma sono solo punta (fumettistica) dell'iceberg.

a Milano diluvia anche oggi, di notte è bellissimo.

martedì 15 gennaio 2008

aurea brevitas/2

I grandi cervelli fuggono all'estero.
Speriamo che il mio torni presto.

(grazie a Frankie, sul forum di neurologia)

40anni in 2


una pizza dopo le 14, sempre al volo (dedicato ad Auramaga :)
banca, benzinaio, parcheggio, ciclo di ascolto da Tomatis e finalmente pranzo.
avevo già dimenticato il berretto grigio di lana sul bancone del caffè, posato lì per estrarre i due euro dovuti per la magnifica sfogliatina di mela. in mano avevo l'ombrello e due libri. erano le 11:47, e la prospettiva di dover aspettare due ore e mezza prima di mangiare aveva vinto.

entro in pizzeria, insomma, la cameriera dall'accento dell'est mi fa accomodare, e inizio la solita cernita tra le novanta pizze che offre il locale. opto per la numero 131 (lo so, ho appena detto che le pizze sono 90, infatti la numerazione inizia da 50, non so per quale motivo). pancetta fresca, zafferano e fiori di zucca. sottile e croccante.
appena ordinato, accanto a me si accomodano due ragazzi, i ventenni di cui al titolo. probabili compagni di squadra calcistica (parlano di un mister, sono acutissimo).
ieri avevo un volume fotocopiato e potevo leggere anche mentre tagliavo la pizza debordante dal piatto, ma oggi no, libri tradizionali, impossibile leggere senza il rischio di stamparmi una fetta sulla camicia. bianca a quadretti azzurri, finissima. allora, inevitabilmente, ascolto.
i due frequentano ingegneria. uno dice che noi di ingegneria gestionale siamo famosi per le belle donne e poi si accusano a vicenda con fraseologia affastellata di farsi dei cessi. tutto nella norma, a parte il linguaggio generazionalmente modificato, con abbondanza di sbatti (per sbattimento) & affini.
iniziano a scaldarsi. uno dice di aver conosciuto una ragazza dai tratti stranieri, africani (alcune parole le ho perse causa musica di sottofondo un po' alta...), capelli ricci...l'altro commenta figa, con una negra, stai cadendo sempre più in basso, e in risposta ma no, non è scura, e sono pieni di soldi, libanesi, lei è nata in svizzera.
ah, beh, allora è un buon partito
conviene l'amicone.
il fidanzato della negra chiede notizie sul fidanzato di sua sorella. un certo Paolo, che ha una Kawasaki 600. sì, lo conosco. è molto bello. dice. ah, beh, allora a mia sorella non posso proprio dire un cazzo. meno male, sono più tranquillo.
sai, mi ha chiesto se vado in Libano con lei. ma ci vogliono 250 dollari per il visto, hanno un solo aeroporto. che posto del cazzo. su questo sono d'accordo entrambi.
e mi viene da pensare, cari fanciulli, vivete in Italia, che di aeroporti ne ha tanti ma è grande dieci volte il Libano e la guerra è finita sessant'anni fa. in Italia, dove Malpensa è collegata con un trenino che va verso il nulla, dove l'Alitalia fallisce, il personale fruga nei bagagli, ma l'amministratore prende 2.300.000 euro di liquidazione, l'Italia che all'estero tutti prendono per il culo anche grazie ai 5 anni di governo Berlusconi, dove non riusciamo nemmeno a smaltire i rifiuti, dove in Parlamento siedono inquisiti e condannati che vogliono modificare la Costituzione, dove ci sono ospedali di nuova costruzione abbandonati e intanto si muore di lavoro, di inquinamento, di incuria, di povertà.
qualcuno glielo dirà che anche grazie a loro il paese di merda è il nostro.

venerdì 11 gennaio 2008

a futura memoria/2

e invece mi ha richiamato
il secondo ciak è venuto meglio, devo dire
ci siamo anche fatti una risata, faccio ridere spesso le telefoniste.
mi sento il solito corpo estraneo in questa società imbellettata, ossessionata da un ideale di salute sterilizzata e sterilizzante
la balbuzie sfigura, le cure sono adattamento e mi fermo qui, mi faccio un tè, non sono più ai tempi di scuola, faccio, sbaglio, supero, mi incazzo, subisco, a seconda, ma con più serenità.

a futura memoria


mi hanno chiamato quelli delle pagine bianche e anche gialle
seat, si chiama la società
era una signora o signorina, bella voce, umana, per niente insistente
io poi non posso fare a meno di immedesimarmi con coloro che fanno questi lavori di telepromozioni (certo, solo se sono educati, comunque...)
e insomma, propone, dice, compaio di qui e di là, così e cosà, in alto e in basso, per un anno mi vedranno tutti, anche coloro che non hanno bisogno di un commercialista...accetto, va bene, ma alla fine, per confermare tutto, mi dice "devo registrare"
ormai non posso oppormi o ritrattare, qualche fastidioso secondo di attesa e via...praticamente ha ripetuto tutti i dati forniti, ri-descritto quello che comparirà sulle guide (nome, indirizzo, recapiti, ecc.ecc.) due volte, mentre il mio compito era quello di dire "sì" alla fine di ogni pezzo, dopo la sua richiesta di "conferma"
insomma, io mi sento sempre un idiota in una finta intervista, oltre al fatto che non aver possibilità di scelta nel dare una risposta mi mette in imbarazzo e balbetto, mi ribello alla costrizione
dire "sì" può essere terribilmente difficile, quando non hai margine di correzione
in realtà ogni cosa può essere (ed è) terribilmente difficile quando sai che è l'unica possibilità

certo, riconosco che sottoscrivere un abbonamento annuale per comparire sulle guide telefoniche non è un evento memorabile, e raramente ho sentito con così tanta forza di non invidiare qualcuno,
ma era per evidenziare una volta di più che il valore simbolico di quello che ci accade non si cura delle dimensioni "reali", o, in altre parole, che il reale non è proporzionale all'ideale, e spesso è meno importante

ah, alla fine ha aggiunto che verificherà la registrazione, e potrò venire nuovamente contattato per rifarla...speriamo di no...

mercoledì 9 gennaio 2008

aurea brevitas (e non ho nemmeno studiato il latino)

oggi mi sento poetico (tanto per cambiare, potrebbe pensare qualche adulatore/trice...)
e per citare un blog di cui non ricordo il nome, sono al lavoro e tramortito dalla voglia di non fare un cazzo.
lasciatemi solo vuotare la sacca del veleno. a sprazzi mi sovviene che la solidarietà non si compra, stranamente nemmeno coi rifiuti, come dimostrano i geniali piani di ripulitura per la difficile napoli. da due settimane (meglio tardi che mai, ma solo grazie ai napoletani avvelenati) i media vomitano i loro preziosi e partecipi reportages sull'emergenza. già che ci siete fatevi due risate con il meraviglioso comunicato stampa del governo. bisogna dare risposte alla UE? e ai cittadini no? il supercommissario avrà finalmente diritto a tutina e mantello? ho già detto che in italia non esistono politiche energetiche, sociali e ambientali degne di questo nome? e che l'antipolitica (BU!! vi siete spaventati? ma no, è solo una brutta parola) è la migliore invenzione dei politici italiani degli ultimi vent'anni? San Romano, provaci tu.
buona giornata...

martedì 8 gennaio 2008

nervi e sole (o la cosa chiamata poesia/12)




Epoca

Qui non riposa un passato
che chiamai con una campana
perché si sveglino le cose
e mi circondino gli anelli
che lasciarono le dita
ubbidendo alla morte:

non voglio ricostruire
le mani né i dolori:

poi tutto morirà
una volta per tutte, forse,
questo secolo dell'agonìa
che c'insegnò ad assassinare
e a morire da superstiti.



Sappiate, sappiatelo, sappiatelo

Ahi, la menzogna che vivemmo
fu il nostro pane quotidiano.
Signori del secolo ventuno
è necessario che si sappia
quello che noi non sapemmo,
che si veda il contro ed il pro,
perché non lo vedemmo noi,
e che nessuno mangi più
l'alimento menzognero
che ci nutriva nel nostro tempo.

Fu il secolo comunicativo
delle incomunicazioni:
i cablogrammi sotto il mare
a volte furono veri
quando la menzogna giunse
ad avere maggior latitudine
e longitudine dell'oceano:
i linguaggi si abituarono
a preparare la finzione,
a suggerire le minacce;
le lunghe lingue del cablogramma
arrotolarono come serpenti
l'impostura colossale,
finché tutti condividemmo
la battaglia della menzogna
e dopo aver mentito correndo
andammo mentendo a uccidere,
giungemmo mentendo a morire.

Mentivamo con gli amici
nella tristezza o nel silenzio,
e il nemico ci mentì
con la bocca piena d'odio.

Fu l'età fredda della guerra.

L'età tranquilla dell'odio.

Una bomba di quando in quando
bruciava l'anima del Vietnam.

E Dio entro il suo nascondiglio
spiava come un ragno
i remoti provinciali
che con sonnolenta passione
cadevano nell'adulterio.



Unità

Questa foglia sono tutte le foglie,
questo fiore sono tutti i petali
e una menzogna è l'abbondanza.
Perché ogni frutto è lo stesso,
gli alberi sono uno solo
ed è un solo fiore la terra.



Sempre io

Io che volevo parlare del secolo
dentro questo rampicante,
che è il mio libro sempre nascente,
in ogni parte mi sono trovato
che mi sfuggivano i fatti.
Con buona fede che riconosco
ho aperto i cassetti al vento,
gli armadi, i cimiteri,
i calendari con i loro mesi:
per le fenditure che s'aprivano
mi compariva il mio volto.

Per quanto stanco io fossi
della mia persona inaccettabile
tornavo a parlare di essa
e ciò che mi sembra peggiore
dipingendo un avvenimento
io dipingevo me stesso.

Che idiota sono, dissi mille volte,
praticando con maestria
le descrizioni di me stesso
come se non fosse esistito
niente di meglio che la mia testa,
nulla di meglio dei miei errori.

Voglio sapere, fratelli miei,
dissi all'Unione dei pescatori,
se tutti amano come me.
La verità - mi risposero -
è che noi peschiamo pesci
e tu peschi te stesso,
poi torni a ripescarti
e a gettarti di nuovo in mare.


Pablo Neruda, Fine del mondo, 1970, trad. di Giuseppe Bellini

lunedì 7 gennaio 2008

i giorni dopo


e rieccomi, riposato e pacifico come un orso bianco in letargo

c'è stato il natale, con il pranzo in 14 (solo i familiari strettissimi...), i classici fuochi pirotecnici per grandi e piccini (56 euro al supermercato), ho messo un piede nella vaschetta di plastica dell'acqua degli uccellini che mia madre tiene in giardino (con grande soddisfazione degli spettatori), mi sono saziato di cartoni animati di Charlie Brown e di panettone (in realtà ne ho presi altri due, sempre al supermercato, sabato, adoro fare colazione con il panettone fino a pasqua), di tortellini fatti in casa, di gianduiotti che sono peggio di una droga

c'è stato capodanno, con il cenone su un treno degli anni '30 restaurato, festeggiamenti in piazza a Mantova, un nebbione che dei fuochi si sentivano solo i botti mentre scrutavamo perplessi lo schermo lattiginoso e umido della notte, mezza bottiglia di spumante in mano, gelata, l'altra metà sputata sui cappotti durante il brindisi, qualcuno dei soliti cretini che buttano petardi enormi (inversamente proporzionali alla loro intelligenza) tra i portici del centro storico che sembra di essere inseguiti da un tirannosauro, il rientro sempre in treno, colazione a bordo, tè tiepidino e brioche discreta..ma alle 6 tappa all'autogrill di Muggiano sulla tangenziale ovest a trangugiare un tè adeguatamente rovente mentre simpatici avventori insonni intonavano cori idioti tra grandi risate e i nostri fiati amici e caldi che formulavano parolacce variopinte

il concerto del mio maestro di musica, la febbre di mia moglie, lo studio sconfortante del libro The Advancing Guitarist di Mick Goodrick che non bastano due vite di studio serale dopocena, le poesie di Pessoa, Neruda e Emily Dickinson, il brunch di ieri con un paio di amici e la camminata fino in centro e ritorno, parlando di pipì e di Tolstoj

sono tornato, e tutto sommato mi dispiace meno che negli anni passati
la banalità è che in vacanza è un'altra cosa
la verità è che se si deve rinunciare a qualcosa, spesso si tratta di ciò che amiamo e teniamo vivo nel tempo libero (definizione che ho sempre trovato inquietante...il tempo servo in cui abitiamo e da cui aneliamo difenderci, qualcosa di più di una pur pregevole suggestione marxista/francofortese)
buon anno a tutti, miei cari!