
cus c'la dirà la genta ad me
quant c'a gni sarò piò?
a ne sò, a ne pus savé,
mo a me l dmand l'istés
cum se a fe isé a pudés truvé
c'la verità c'la m darìa pèsa
e che da par me an so bon ad scuvrì.
(cosa diranno di me
quando non ci sarò più?
non lo so, non posso saperlo,
ma me lo chiedo lo stesso
come se facendo così potessi trovare
quella verità che mi darebbe pace
e che da solo non riesco a scoprire.)
ed eccomi all'appello. praticamente mancavo solo io...
mi ri-presento con una delle molte poesie dialettali che ho scritto in vacanza.
molte per uno come me che non scrive a fiumi, e che da tempo taceva, gonfio come una bolla di sale, acre come la terra rossa, echeggiante in lontananza ma senza flussi né respiro.
il dialetto, ancora una volta, mi ha salvato. romagnolo nella variante riccionese.
per ora prendetela così, sinteticamente. spero vi piaccia.
3 commenti:
ciao guitar. ti ho appena lasciato un commento al tuo gradito passaggio sul mio 11 settembre.
però questo tuo post mi ha sufggerito una idea.
vai a questo post della mia amica perlasmarrita. magari ti ispira l'idea di tradurre in dialetto una sua bella poesia:
http://perlasmarrita.splinder.com/?from=5
ciao
il post era sbagliato
è questo:
http://perlasmarrita.splinder.com/post/13700485/Sono+un+petalo+di+gelsomino
grazie, ho fatto una visita. l'idea mi stuzzica, penso che farò il tentativo!
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