
dal giardino, le voci dei vicini
vedo la tavola illuminata, sotto il pergolato, nella notte.
è come un sogno. come un ricordo di cose mai accadute, ma che sono l'infanzia e la vita.
nella notte silenziosa e punteggiata di luci artificiali contro i ladri e il buio, contro la paura e la solitudine. come se la realtà fosse già ricordo, fosse una speranza viva e già tradita.
ed è una immagine perfetta per la mia malinconia.
i vicini solo sfiorati, con le loro vite silenziose, sconosciute, che si aprono per un momento, non sapendo di essere ascoltate.
nella distanza, la poesia, senza stanchezza, senza significati determinati ma un canto di bambini da riempire secondo fantasia.
una lente puntata verso l'assorbimento delle angosce borghesi e banali. riappropriarsi del giardino e della notte. riappropriarsi del sogno, perché qualcosa della vita rimanga mentre i bambini vogliono tornare a casa.
sullo sfondo, rumori indistinti.
la ventola della camera da letto, il passaggio di qualche automobile, qualche motorino carico di schiamazzi, scricchiolii di zanzare catturate dalla luce viola, echi di cani lontani.
come nel corpo, non c'è mai silenzio vero, tra battiti del cuore e gorgogliare del sangue dietro i timpani, nella gola.
e il respiro impercettibile, il filo che ci tiene e ci lega.
non può finire, eppure finisce. i bambini tornano a casa e sono contenti.
4 commenti:
... ed è subito sera.
Che altro dire?
Comunque bentornato.
complimento o ironia? grazie in entrambi i casi!
Nè l'uno nè l'altro: pura riflessione contemplativa.
"ci sono giorni che (nota musicale) rivedo tutta la mia vita (altra nota musicale) etc." sospirone
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