sabato 23 maggio 2009

Gogol'

era lucido e ironico, sino alla follìa
lo sguardo sempre sdoppiato, dentro e fuori al racconto, come fosse un regista che parla in continuazione e sa che la sua opera è un gioco ridicolo, magari bellissimo, ma confezionato ad arte e ridicolo

non c'era tragedia nella sua vita, come nella mia
solo un indistinto ardore, e le opere a marcare la sua via, come pietre miliari
forse avrò l'onore, magari avessi l'onore, di marcare così la mia, prima di bruciare tutto e andarmene

nella notte, oltre alle auto che sfrecciano sul selciato, come rumorosi cani da guardia, rimangono le parole e i ricordi ad emergere da soli.
questa paralisi fa più male di...più bene che...l'ho dimenticato
il sudore si è raffreddato ed è svanito, odore intenso della pelle
buonanotte

4 commenti:

Auramaga ha detto...

Bentornato!! Sono contenta di poter leggere ancora uno dei tuoi crittici momenti di riflessione.

Gianluca ha detto...

piacere mio, cara.

virginie ha detto...

sull'altare di gogol sacrificherei quasi (quasi, neh) chiunque

Unknown ha detto...

Il padre di tutti i russi che leggiamo e adoriamo da un secolo! Le "Le veglie alla fattoria di Dikanka" sono un capolavoro!