giovedì 15 maggio 2008

villan rifatto

come rapito, annuso le pagine di una vecchia copia de "La chiave", il romanzo di Junichiro Tanizaki del quale bramo la lettura, da amante discontinuo della letteratura giapponese contemporanea
è un vecchio Oscar, di quelli con le copertine disegnate da Ferenc Pinter, acquerelli slavati e un po' naif, acquistato di seconda mano durante le mie scorribande nei negozi della catena "Libraccio"
le pagine odorano di stantìo, la carta un po' rigida e liscia.
mi ricorda il volume delle poesie di Cesare Pavese (autore di cui quest anno ricorre il centenario della nascita), che leggevo nell'anno del diploma quando, ubriaco, di notte mi sedevo davanti alla stazione deserta a leggere, mentre le pagine spesse e ingiallite come scaglie di legno si staccavano dalla costa del volume. leggevo e riempivo di miei versi i fogli vuoti dietro le copertine.


il cielo sta come con gli occhi socchiusi, nel grigio azzurrato e denso delle estati milanesi
io invece, ad occhi sgranati ed increduli osservo frammenti di questo paese.
dove con troppa leggerezza e muta (non troppo) condivisione cadono i sassi e le fiamme sui "nomadi/zingari/rom", dove la sicurezza sconfina nel crimine e la comune percezione è pericolosamente alterata verso un'autarchia suicida, impossibile persino - e innanzitutto, se gretti bisogna essere - economicamente. meno tasse e più sicurezza - viste con gli occhi della/delle destra/destre - è un falso slogan, se non ai danni della cultura civile e sociale di questo paese assordato, l'Italia.

non è il ponte sullo Stretto che manca, ma quello tra cultura e realtà, tra conoscenza e civiltà.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Chissá perché ma sono sempre piú affascinata da un libro usato che da uno nuovo. Tascabile tascato, vissuto, assimilato.

Gianluca ha detto...

io non faccio testo, temo. sono davvero malato in questo campo, "libridinoso", come si usa dire...