mercoledì 12 settembre 2007

malta è/1

innanzitutto un'isola (cominciamo dalle basi), un curioso concentrato di storia e arte, che pervade la vita quotidiana dei maltesi (e non solo, pensate a quante volte si sente parlare del famoso Ordine dei Cavalieri di Malta, a quanto spesso si vede l'omonima croce, al Falcone Maltese, a Corto Maltese, mentre invece la razza canina e il cognome Maltese pare derivino da una località siciliana e non dall'isola), i quali del resto danno un'importanza molto relativa al loro patrimonio culturale, se non dal punto di vista turistico.

in realtà non sapevamo bene cosa aspettarci da questo viaggio, a parte una banale speranza in un paio di giorni di sole/mare di adeguato livello e capire qualcosa di più sull'Ordine. ed è stata invece una continua sorpresa.

l'aeroporto si trova nella zona sud dell'isola principale. perché Malta è anche un arcipelago, che si compone di Malta, appunto, e di altre due isole più piccole, Gozo - nota come Isola di Calipso, perché secondo la leggenda si tratta dell'abitazione dell'omonima ninfa dell'Odissea che tenne prigioniero per sette anni Ulisse - e Comino, piccolissima e selvaggia a parte un mega hotel, dove si trovano le spiagge più belle e le insenature più incantevoli.

atterrati, cerchiamo, dietro suggerimento della guida tascabile, l'autobus numero 8 che porta a La Valletta, la capitale. la guida è all'inglese, gli autobus sono caratteristici, vetture che sembrano delle automobili anni '50 troppo cresciute, anche se qualche bus stile ATM (o ATAC se preferite) si comincia a vedere. il viaggio fino alla capitale è breve, del resto Malta è lunga una trentina di chilometri, ma quasi un miracolo è stato essere usciti illesi dal percorso: strade strettissime e dissestate, asfalto liscio che sembra un LP in vinile, traffico spumeggiante, uso generoso dei clacson, fermate invisibili - la gente sale e scende dallo sportello sempre aperto del bus, tirando una corda fissata al tetto del mezzo, collegata direttamente ad una campanella sopra l'autista, in punti che poi ho imparato a riconoscere dai segni stradali - e la proverbiale scortesia degli autisti. i maltesi sono generalmente gentili e ospitali ma, ragazzi, gli autisti vi faranno sentire gli ultimi degli imbecilli. quindi limitatevi a chiedere la destinazione e niente più, anche così otterrete mugugni, occhiatacce e rimproveri in lingua malti, un dialetto arabo incomprensibile. con qualche rara eccezione.

ci si trova proiettati in un'altra dimensione, molto ricorda il nostro sud: i fichi d'India (che però a Malta raggiungono dimensioni incredibili), muretti che separano i terreni per evitare l'erosione dovuta al vento, presenza fissa dell'isola che non è per nulla montuosa, caldo afoso, case e costruzioni che sembrano incompiute ed invece sono abitate, e molto, molto rumore.

da lontano, non si distinguono i confini tra le città, è tutta una grande distesa di costruzioni in tufo, tonalità sfumate di beige, ammassate senza soluzione di continuità come in un Lego impazzito.

arriviamo a La Valletta, patrimonio dell'umanità secondo l'Unesco. a ragion veduta.
la stazione degli autobus, di tutti gli autobus, è appena fuori delle mura, un grande piazzale circondato di bancarelle, un mercato permanente dove si vendono bibite ghiacciate - davvero ghiacciate, si rischia la congestione - e ogni sorta di dolciumi e stuzzichini salati, i pastizzi.
la cittadina, che conta circa 17.000 abitanti, è situata sulla lingua di roccia al centro della baia chiamata Grand Harbour, dalla forma vagamente somigliante ad una W. Progettata a tavolino, costruita in circa cinque anni, è scavata nella pietra e degrada precipitosamente verso il mare. Come gli orologi molli di Dalì, le strade si accasciano, nel loro asfalto lucido che fa stridere le ruote, come una giostra o uno scivolo, lasciano vedere in fondo l'azzurro dell'acqua, e il loro reticolo perfetto gioca con le prospettive e i suoni, città militare, macchina da guerra perfetta, oggi prezioso giocattolo barocco riadattato. L'effetto principale e percepibile è forse questo: la strada centrale, Republic Street (le targhe delle vie e piazze sono bilingui, in inglese e malti, dove "street" è scritto triq, facile no?) scorre all'inizio pianeggiante, poi, davanti al Palazzo del Gran Maestro, si avverte la sensazione di essere su una terrazza, la strada si piega verso il basso e corre verso Fort S.Elmo, la punta fortificata della città e dell'intera baia, rasa al suolo durante il famoso assedio e ricostruita più possente di prima, mentre le strade laterali sono inghiottite dalle case e scivolano anch'esse verso le mura sul mare. Dal mare la vista è impressionante, la baia sembra una cintura di pietra, riflessa nel blu intenso dell'acqua, con spigoli e guglie, case basse, anche se sullo sfondo si vedono gru e palazzi segno dei tempi.
il nome della città, in italiano, è un onore reso al Gran Maestro dell'Ordine Jean de La Valette, trionfatore del Grande Assedio del 1565, quando i maltesi, dopo quattro mesi di durissima battaglia sotto la sua guida, riuscirono a respingere gli ottomani di Solimano II, guadagnandosi l'appellativo di ultimo baluardo della cristianità. egli incominciò la costruzione della città nel 1566, sulle rovine dei precedenti insediamenti. al Louvre si può ammirare la sua spada di rappresentanza tempestata di pietre preziose, importata da Napoleone che nel 1798, durante il tragitto verso l'Egitto dove lo aspettava la Stele di Rosetta, pensò bene di fermarsi a Malta e conquistarla "pacificamente" saccheggiando anche i tesori dell'Ordine, cacciando Ferdinand Von Hompesch, che divenne l'ultimo dei Gran Maestri residenti sull'isola. da allora l'Ordine dei Cavalieri di Malta non è più riuscito a ristabilirsi sull'isola, e dal 1834 ha sede in Roma.
Al museo parrocchiale di Vittoriosa (Birgu), l'altra importante e splendida cittadina che si affaccia sul Grand Harbour, restano, in una vetrina, il cappello e la spada da battaglia (poco più - o poco meno - di una scimitarra) del povero La Valette. Il dominio francese resistette ben poco. Resisi ben presto invisi agli indigeni, in capo ad un paio di anni, trascorsi quasi in stato di assedio (poca fantasia, ma è che l'isola si presta...), vennero allontanati dagli Inglesi, intervenuti in aiuto dei maltesi. e che rimasero fino al 1979.
Comunque è certo che farete in fretta a non poterne più di volantini e pubblicità su musei e spettacoli interattivi, sui Cavalieri e il Great Siege distribuiti da ragazzi e ragazze in costumi pseudoantichi in ogni luogo degno di visita. In tempi di vere e false guerre di religione, i Cavalieri tirano parecchio...

Dal 1571 La Valletta è la capitale dell'arcipelago, al posto di Mdina, che oggi è una piccola enclave fortificata nel centro di Malta, inglobata dalla più grande Rabat. Mdina tuttavia, pressoché disabitata e perfetta nei lineamenti e nelle costruzioni, emana un fascino suadente, oltre le comitive di turisti si avverte comunque la tela bianca dello sfondo, si percepisce più forte la provvisorietà delle presenze umane, tanto che più volte mi sono sopreso a veder emergere dei caffè o dei ristoranti affollati oltre le curve delle strette vie e degli alti palazzi. battuta dal vento, la città silenziosa rivela una natura fatta di calma metafisica, di bougainvillee fucsia che, rigogliose e mute, sembrano dipinte sulle facciate delle dimore linde e chiuse, mostra un'eleganza altera, fino a sembrare un mistero senza segreti. l'inquietudine qui è quella della conoscenza, del senso avvertibile del tempo e dello spazio, del vuoto, non dell'ignoto.

ma sto divagando.
La popolazione di Malta comunque, nonostante i nomi arabi anche delle cittadine, è profondamente cristiana cattolica, da sempre, potremmo dire. I profili delle cittadine sono punteggiati di campanili barocchi, in ogni autobus abbondano le immagini del Sacro Cuore di Gesù, madonne di vario genere, rosari. Una piccola curiosità, a Mdina si trova la cattedrale di San Paolo, poi, una volta cambiata capitale, a La Valletta la chiesa di San Giovanni è stata "battezzata" co-cattedrale...
San Giovanni è un santo molto venerato, per l'ovvia presenza dei Cavalieri, il cui lungo nome completo comprende la definizione di "Ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme" e San Paolo gli contende il primato, grazie alla leggenda biblica del suo naufragio proprio sulle coste maltesi, cui sono dedicate molte chiese (St. Paul's Shipwreck). Il luogo è stato individuato a nord de La Valletta, in quella che appunto oggi si chiama St. Paul's Bay, e che, per chi è abituato alle spiagge o agli scogli italiani e a dispetto del nome altisonante, fa una ben misera figura, riscattata soltanto dall'acqua come sempre cristallina. odore di piscio, auto abbandonate sotto i ponti, cartelli e lettini accatastati.

(fine, casuale, della prima parte....)

2 commenti:

virginie ha detto...

ehi, cookie, tra noi due quello che dovrebbe scrivere guide sei tu; ma le monde est toujours à l'inverse. baci

Gianluca ha detto...

cara v., detto da te è un immeritatissimo complimento. grazie.