martedì 29 gennaio 2008

homeworks



compitavo le parole recuperate tra foglietti sparsi tenuti piegati nelle tasche delle giacche oppure infilati infra le pagine di libri e quaderni
nel cuore della notte, la notte dai molti cuori, ormai lo sappiamo
interrotta dal ronzio liquido del frigorifero, crepitante, dall'avviarsi episodico della caldaia, con un botto sommesso e la suggestione della fiamma, dalle rare voci di passanti incerti al ritorno a casa, dal rigirarsi di mia moglie tra le lenzuola che mi attende insonne, aspettando tesa che mi passi il delirio, la geometria insoddisfatta delle scale musicali sotto i polpastrelli doloranti, della sillabazione imprecisa, della lettura alla ricerca di una perfezione che spenga il bruciore
le pagine spesse del quaderno rilegato in pelle assorbivano l'inchiostro, sfumandolo in grigio, la notte soffiava sulle ombre, appena fuori delle finestre, ricopiavo dalle tracce in matita segnate sulle pagine bianche di un libro, avevo sei anni quando fu stampato, sei anni e una vita che non ricordo, a parte la fragilità che ancora mi accompagna, la percezione del sottile strato che lega gli affetti, domande sulla funzione dello scrivere e del pensare, frammenti della vita di Beethoven per gridare sottovoce la vergogna dell'immaginazione rubata, fino a scivolare sulla vanità dell'uso rapido del blog, cominciavo a chiedermi se Montale o Luzi - in nome di chissà quale vita parallela - avrebbero usato questo mezzo per scrivere e pubblicare, domanda inutile come diceva Battisti (Lucio), sarebbero state parole diverse, vite diverse
invocazione all'intelligenza che trae da ogni impasse o impaccio, invocazione al calore nel mio guscio di latta dove mi stavo ritraendo, ridotto e dipinto, con lo sguardo oltre la stretta fessura della bocca, a respirare famelicamente il profumo del domani, solo due ore ormai mi separavano dal prossimo mattino

5 commenti:

Paolo Ferrario ha detto...

caro guitargian
mi è molto piaciuta questa tue reverie notturna.
ho appreso la parola reverie da gaston bachelard, che la riferisce a quelle riflessioni stanno sul confine fra sonno e veglia.
dai l'idea di una persona "intera", ossia che accetta i diversi aspetti di sè: quelle più razionali e quelle più inconsce e desideranti.
se ho capito bene sai anche suonare il piano. è una via creativa che ti invidio molto.
foglietti ... quaderni ...
è tutta la vita che tento di governare questi strumenti della traccia di sè.
cominciamo a tracciarci da quando siamo in vita. credo sia un bisogno essenziale
ciao e a rileggerci

Gianluca ha detto...

non posso che ringraziarti. a me piace molto la poesia di borges, nella quale narra il profilo della nostra vita che si forma lentamente, come un volto, che si completa (forse) solo alla fine. comunque guitargian è più che un "nickname", perché suono la chitarra!

Anonimo ha detto...

Due ore e troppe domande.
Nottataccia eh?

Anche io sono invasa dai "foglietti" soprattutto per la mia abitudine ad annotare tutto ció che mi pare degno.

Anonimo ha detto...

quando ero piccola cambiavo i numeri delle pagine dei libri. ancora non sapevo scrivere (e infatti i numeri, soprattutto il 2 e il 5, sono quasi sempre scritti al contrario). non sopportavo che i libri non cominciassero da pagina 1, ma soprattutto sono affetta fin da bambina da due sindromi compulsive complementari: scrivere, ovunque, pure sui biglietti della metropolitana, e leggere, qualsiasi cosa, persino le istruzioni dello shampoo al cesso. però il tormento e l'angoscia di tutto questo non li ho mai vissuti: a me questa vita immersa nei foglietti sembra bellissima.

Gianluca ha detto...

la cosa buffa è che sono pieno di quaderni e "notes" per appunti, moleskine e anche semplice "fanteria", in tutti ho scritto qualcosa, e continuo a riempire foglietti e libri e ritagli di carta con pensieri e sensazioni. anche i tovaglioli di carta di qualche pizzeria. scrivere è bellissimo, ogni tanto mi viene il desiderio di riscoprire e riordinare, magari trovare sentieri e rivelazioni.