sabato 2 giugno 2007

art. 33


L'arte e la scienza sono libere, e libero ne è l'insegnamento.

art. 7
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.

art.53
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

art.28
I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione dei diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici.

art.4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

sono tanti, tantissimi, ahimé forse troppi, gli aforismi che si possono distillare dalla Costituzione Italiana (passatemi le majuscole un po' demodé e fai-da-te) che fanno tremare "le vene e i polsi", oltre che girare vorticosamente le palle. facile, troppo facile anche farne dei comodi slogan per inesistenti politiche televisive. a volte sembrano più battute di un comico.
sicché persino l'italianissima tendenza tarallucci e vino di bonaventura, che a volte costa discrete brutte figure per sciatteria e approssimazione pur di pacificare i contendenti, ritrova l'altrettanto furiosamente italiana riottosità. e il sangue ribolle come lo Stige dantesco. l'italiano, declinazione di ircocervo. spot per un vocabolario.
ma intanto lo spot lo faccio al volumetto qui rappresentato in minuscola copertina, edito dalla BUR. "La Costituzione della Repubblica italiana. Un classico giuridico".
Come dire, per non riempirsi più la bocca di parole prese a caso, sull'onda del sentito dire, ma per darsi una parvenza di serietà e di vera coscienza civile. Il libriccino, gradevolissimo anche nell'aspetto, copertina in colori caldi, con la bozza del simbolo del manifesto per il referendum del 1946 sulla forma di Stato da adottare, il libriccino, dicevo, è introdotto ampiamente, libro nel libro, dal costituzionalista Ernesto Bettinelli, che guida con mano sicura e visione lucida nel percorso di formazione del testo giuridico e ne disegna l'attualità così poco considerata, puntando a restituire vitalità a parole vive, figlie di un momento storico unico, ma non per questo da adorare come un monumento. Non starò a riassumere inutilmente e male ciò che Bettinelli, nel corso delle sue troppo brevi 140 pagine (non strabuzzate gli occhi, pigroni!), narra con passione, amore, competenza, chiarezza esemplare e, permettetemi, onestà intellettuale. Grattando sulle croste della rassegnazione e delle evidenti contraddizioni, che facilmente scivolano nel criminale. Se non fosse che qui si parla di una cronica disattesa della legge fondamentale del nostro Stato, se non fosse che per questo - non voglio esagerare e far demagogia - milioni di persone vivono esistenze stentate, nutrite di ignoranza e violenza (sinonimi spesso, contrari mai), al di quà o al di là della legalità. Se non fosse che la Costituzione suggerisce norme, disattese, per una convivenza che oggi è un miraggio, intra e internazionalmente parlando. Anche volendo ridere del forse troppo idealismo che ne sfuma certi tratti, che comunque fa molto meno ridere della tronfia e micragnosa realpolitik al potere da circa sessant'anni, e che oggi, "festa della repubblica" tutto minuscolo, si autocelebrerà intrepidamente.

tutto questo, e anche di più, per soli 7 euro. come direbbero da chiambretti, meno di una pizza margherita in zona navigli a milano. che dopo questa lettura vi sarà molto più difficile digerire.

2 commenti:

virginie ha detto...

grande, bonaventura: poco più di un anno fa, paolo rossi riempiva i teatri di tutta Italia leggendo (e commentando, via, non bariamo troppo) la Costituzione (maiuscola, bonaventura, sono d'accordo, maiuscolissima; sono stata educata ancora in pieno clima post-risorgimentale io, figurati un po'). come tutti i bravi piccoli italiani di altri tempi ne conosco alcuni articoli a memoria, ma qualche anno fa ho sentito il bisogno di averne una copia chez moi. non è la stessa edizione che tu consigli e non so chi l'abbia commentata, la carta è bellissima, i caratteri eleganti e la copertina rigorosamente rossa. non è per questo che mi piace, giuro. solo perché ogni tanto posso aprirla a caso e leggendone un articolo avere la conferma che ha ancora tanto da dire e da dare agli italiani. ammesso che il concetto di italiano abbia ancora o abbia mai avuto un senso. se ce l'ha credo gran parte del merito vada attribuito a quel libretto.

Gianluca ha detto...

grazie virginie cara. io, allievo di un istituto tecnico commerciale, nonostante lo studio del diritto pubblico e privato in compendi, invece, ho dato per scontato e noioso il testo della Costituzione. leggerlo e conoscerlo è stato sorprendente, la chiarezza, la profondità. e l'amarezza...tanto per cambiare.