martedì 10 luglio 2007

la cosa chiamata poesia/4

DESIDERI

Come splendidi corpi morti non colti da vecchiaia
racchiusi, tra le lacrime, in fulgidi mausolei,
adorni di rose il capo, di gelsomini i piedi -
così appaiono i desideri ormai svaniti
che nessuno esaudì: neppure uno che avesse
una notte di voluttà o un'alba luminosa.



RITORNA

Ritorna spesso e prendimi,
amata sensazione ritorna e prendimi -
quando si ridesta la memoria del corpo
e l'antico desiderio di nuovo si versa nel sangue:
quando le labbra e la pelle ricordano,
e le mani come se ancora toccassero.

Ritorne spesso e prendimi, la notte,
quando le labbra e la pelle ricordano...



QUANDO SI DESTANO

Sforzati di custodirle, poeta,
anche se è poco ciò che si può trattenere.
Le tue visioni erotiche.
Insìnuale, seminascoste, nei tuoi versi.
Sforzati di trattenerle, poeta,
quando nella tua mente si destano
la notte o nell'avvampo del meriggio.


(Costantino [Konstandìnos] Kavafis, 1863-1933)


Due parole a margine.
Pochi furono capaci di cantare con così tanta sensibilità, profonda partecipazione e dolente consapevolezza il trascorrere degli anni, calendario di poesia e verità, il valore e l'impietoso sfiorire della bellezza, l'inesauribilità del desiderio insoddisfatto, la gioia del piacere, il valore dell'arte e della parola piana che si svela ad un ascolto attento, dopo una lettura e mezza voce, al di là della declamazione e dell'ostentazione. Un tono apparentemente dimesso, che conquista come un suadente canto di sirene.
La letteratura neogreca, grazie alla follia di qualche raro studioso e traduttore, riserva sorprese per l'amante della poesia, e per una vita migliore.

2 commenti:

virginie ha detto...

qualcosa più di un brivido, qualcosa meno di un turbamento. o viceversa. o, anche, sto mentendo

Gianluca ha detto...

forse non ho capito, ma mi è piaciuto.