lunedì 9 luglio 2007

quando suono

ieri c'è stata la festa di compleanno di fabio, mi aveva avvisato più di mese fa.
per i suoi quarant'anni, ben portati devo dire, aveva deciso di fare le cose in grande, affittare un'ala di un agriturismo molto bello in brianza, e di metterci dentro dei momenti musicali grazie ai molti amici musicisti presenti alla festa
buon cibo, vino fresco, compagnia di semisconosciuti, ma il giardino era splendido, la vasca con i pesci rossi, il maneggio pieno di cavalli magnifici dal pelo di cera, in mezzo allo splendore milanese una coppia con un figlio intelligente ma gravemente "disabile" fisicamente, in carrozzella, bevevano, mangiavano, ridevano, il ragazzo pronunciava le labiali senza chiudere la bocca, con un battito di denti, curioso mi sono detto, fa come me quando balbetto, a volte; al mio tavolo cercavo di mettere nello sguardo tutta l'umanità semplice che potevo, pregando di non farli sentire troppo osservati o ignorati, insomma "normali", con una storia e una vita dura e ammirevole da mostrare senza vergogne.

poi, qualcuno ha cominciato a prendere in mano gli strumenti, qualche motivetto stentato, gran sudore, forse per il troppo mangiare, e lentamente un gruppetto di jazzisti si è composto spontaneamente. beh, senza farmi pregare troppo ho vinto la mia proverbiale timidezza, che altrettanto proverbialmente svanisce allo scoccare della prima nota, ho imbracciato la chitarra - specifico la MIA chitarra, poiché sono mancino - e mi sono fatto portare da lei, la musica. una volta di più mi sono sentito fortunato a poter prendere in prestito una piccolissima parte dell'immensità della musica possibile, ad assaggiare per un istante il brivido dell'improvvisazione, quel piccolo miracolo che traccia una melodia dove prima non c'era nulla, la sensazione di aver qualcosa da dire, percepire l'attenzione di chi ascolta.
quando suono mi sento vivo, addirittura reale, addirittura prezioso
quando suono non penso, assorbo e rimando, come un grande polmone, come un grande cuore, ringrazio e accetto i ringraziamenti, sapendo che non sono per me, che non sono io.
forse non diventerò mai un musicista o un poeta degno di nota, il lavoro, il matrimonio, o chissà quale "dovere", mi imporranno di interrompere il percorso che ho tenacemente difeso sino ad oggi nell'illusione di mettere la volontà al servizio di un destino, e dovrò ridurlo ed etichettarlo tristemente come hobby, ci penso spesso, e a ripensarci il mio dissidio di sempre esplode rabbioso e irrisolto, il "riposo che ti meriti" fa parte della "crescita" borghese, così come concepita e tramandata da un'istruzione violentemente posta al servizio del produrre, dell'economia, dello sviluppo, del benessere. spero di non cedere all'inganno atroce dell'aridità del possesso che vende il "fare" per il "creare", che mette i figli contro i padri e le madri, che pone la buona esecuzione più in alto della buona ispirazione e il brevetto al di sopra del gratuito. per un istante gusto la ragione, quella spirituale e materiale.
je est un autre. io è un altro, aveva ragione rimbaud. aveva ragione seneca, siamo in prestito, avevano ragione tutti i mistici. infine, hanno ragione tutti e basta, tutti coloro che hanno avuto il coraggio di perdersi, di lasciare, di vincere la nostalgia della partenza per abbracciare la speranza e l'onestà, coloro che vedono la gioia dell'abbandono, non solo il trauma.
ci penso sempre, e a ripensarci mi sento tremendamente fragile, incerto, orgoglioso, spaventato.

4 commenti:

virginie ha detto...

coraggio, cookie. in fondo sei fortunato, sono certa che attorno a te c'è un sacco di gente che questo tipo di lacerazioni neppure le conosce. il tuo è un doloroso privilegio. un bacio sfiorato.

Gianluca ha detto...

grazie dolce e cara v.
uno sfogo ogni tanto ci vuole, per il resto, ci si impegna...
bacio.

Anonimo ha detto...

Interrompere il percorso??? Ma sei matto? Vuoi toglierti la vita? Non si deve combattere per i luoghi comuni. L'unica cosa che deve starci a cuore é ció che ci fa "sentire preziosi". Tu ce l'hai, tienilo stretto, non c'é "dovere" non c'é "destino" e non ci sono scuse. Ci vuole coraggio, ma la tua passione saprá difenderti: ascoltala.

Gianluca ha detto...

accidenti che difesa accorata...hai perfettamente ragione, ogni tanto però prende un'umana debolezza...o una debolezza solo mia, è uguale. e si riparte, con le batterie più cariche di prima. grazie.