martedì 3 luglio 2007

night & day


e così ho scoperto davvero, per la prima volta, quella che è la mia città natale e che, in oltre trent'anni di vita non avevo mai vissuto né percorso in lungo e in largo
quasi oniricamente, quasi selvaggiamente, quasi camminando all'indietro con la memoria attenta e smaniosa, furiosa di volontà di assorbire colori, prospettive, nomi, suoni, consistenze, odori, di riscoprire luoghi e punti di contatto tra racconti e immagini presenti e passate, dentro le voci dei nonni, dei genitori, le voci dei morti e dei vivi
lungo una notte, la famosa o famigerata "notte rosa" sulla riviera romagnola, dedicata a rimini
parcheggio gramsci, ore 18 circa, mollo l'auto, è ancora mezzo vuoto - o mezzo pieno, mi sento ottimista - gli "eventi" cominceranno tra poco
trascino mia moglie lungo le prime strade, sbucando a lato del magnifico Tempio Malatestiano, prima celebrata opera del maestro umanista Leon Battista Alberti cui è dedicata la strada che fa angolo con l'imponente facciata bianca, moderna e metafisica nella sua natura incompleta e frammentaria
le luci di piazza tre martiri sono tinte in rosa, come molte o quasi tutte quelle presenti lungo i 110 chilometri di costa coinvolti nella festa, in fondo l'Arco di Augusto pennellato di luci fucsia come, al lato opposto del corso, il ponte di Tiberio
una birra piccola seduto davanti al chiosco delle informazioni, e sfogliamo il libretto preparato ad hoc con l'elenco di cose luoghi persone da scegliere
le emozioni e i pensieri corrono veloci, le parole si inseguono e si mangiano, dimentico la balbuzie e vorrei essere solo a tuffarmi per la sterile gaudente vita che va sfiorendo e rifiorendo, che va a defluire in rigagnoli di sudore e frasi rubate ai conversatori occasionali che incrocio
cominciamo, troppe gambe, troppi occhi truccati, troppi sorrisi mi sfiorano, troppi tessuti profumati portano via un battito accelerato
ma dentro il Giardino del Lapidario romano cantavano arie ispirate al canto V dell'Inferno, i versi di Paolo e Francesca armonizzati e melodizzati più o meno soavemente da compositori borghesi dell'Ottocento, l'aria tiepida, le voci femminili eteree e di minerale fermezza si riversavano tra le numerose persone attente, già sazie del piccolo aperitivo offerto del quale nel giro di pochi minuti non era rimasto più nulla, io fissavo il tetto dell'ex convento che chiude a sud il giardino, file di mattoni adagiate l'una sull'altra che sembrano morbide come pasta, Paolo e Francesca rapiti a stomaco pieno, poesia da recepire nel borghese appetito passato, poesia dell'aria tiepida e dei tetti di pasta, degli echi e dei canti delle rondini in contrappunto
mi stavo inacidendo e macerando inutilmente
meglio fare due passi con tutta l'indecisione che posso, bocciato il ristorante greco appena fuori dal Museo cittadino, sbircio i prezzi delle case, non si sà mai, il pensiero di trasferirmi riaffiora periodicamente, e mi scaldo le mani sulla pietra bianca ancora calda del Ponte di Tiberio
borgo San Giuliano è stato rimesso a nuovo, decisamente bello, fa venir voglia di suonare ai citofoni e chiedere se si può entrare a curiosare quelle intimità così perfette di terrazzi e piante domestiche rigogliose, luci soffuse, televisioni e stereo a volumi di vacanza
cena alla trattoria da Marianna, che un dio l'abbia in gloria
pesce eccellente, guazzetto di vongole da foto ricordo, per un semplicione in fatto di pesce come me è praticamente il paradiso, mangio gloriosamente, felicemente, arriva un fisarmonicista ad allietare con temi felliniani e l'immortale romagna mia, mi sento giovane e vecchio, felice e fallito, vitellone dai desideri perduti, grottesca copia in minore di un uomo d'altri tempi

eppure il tempo va, e nella conca del porto canale un tizio con la barba colorata di rosa a cui non si attaglia l'immagine di Caronte offre delle barchette per navigare in tondo come criceti marini, tra i cigni a riposo che a riva ripassano le piume, fino a superare il ponte nelle luci della sera avanzata che ormai è notte, io e mia moglie, ex fidanzati, alle prese con un amore dai contorni sempre meno familiari che fatichiamo a riconoscere, le alghe spente e odorose nell'acqua immota mi danno pena, ma a vogare me la cavo bene

un poeta parlava del suo cranio smerigliato dall'interno dal vorticare dei pensieri, e questa notte potrei essere io, pateticamente combattuto tra finti desideri e finte realtà, tracce luminescenti di intuizioni subito svanite, solitudine o no è il refrain senza sosta
il vino bianco ingerito da poco chiama una nuova pausa, in piazza Cavour al caffè teatro chiamo un cuba libre che mi assesta un duro colpo, sotto la tettoia della vecchia pescheria un quartetto suona a tutto volume classici psichedelici e rock anni '60/'70, immigrant song, foxy lady, love me two times, black night, mi accorgo di parlare pochissimo sopraffatto dall'ascolto e dal dibattito forsennato e silenzioso di ricordi e sensazioni
nel cortile del castello di Sismondo fanno letture di poemi medievali, lettrici di bravura scintillante dipanano ottave dal sapore ariostesco con ritmo e variar di toni mentre sulle mura si proiettano mappe antiche, cavalli e cavalieri, miniature e bassorilievi, incipit e colophon, e così ci perdiamo i fuochi d'artificio in contemporanea lungo tutta la costa
da qui è tutto un camminare senza sosta, verso marina centro, sul lungomare, dove suonano dal vivo musicisti italiani, dove i locali sono spalancati e affogati di corpi tremolanti, squarci di alcol e canti sguaiati, è ora di un gin tonic, col bicchiere pieno di gin, e quasi mi risveglio
cosa cercano tutti? di cosa parlano? cosa pensano? più facile scoprirlo in loro che in me. qualche frase sincera e un sorriso, il bagno nudi, un bacio, guardarsi e toccarsi senza impegno, sfogare le fiamme del desiderio che non è l'inferno, è la vita gratuita, mingus voleva salvare il mondo con le puttane, anti-ipocrite, che conoscono davvero gli uomini, che hanno lo sguardo fermo dei bambini, il re è nudo anche per loro, e chi vince vince, chi perde perde, felici i felici

la notte finisce alle quattro e mezza sulla spiaggia di marina grande a viserba, momo in concerto sotto i bagliori di madreperla dell'alba, la bassa marea scopre nostalgicamente una schiena di sabbia bagnata, in piedi sugli scogli insieme ai gabbiani qualche monaco mancato aspetta il sole, noi sdraiati sui lettini applaudiamo le musiche malate del nuovo giorno che riassorbirà presto i suoi traumi, cinque e mezza, sei e mezza, che riassobirà presto i miei dubbi amorosi sprofondandoli nell'ultimo bombolone alla crema, davanti alla stazione, riconteggio il passato accumulato, ho vissuto, non ho vissuto, bar otto e trenta, domenica mattina
a rimini, signori, si sale e si scende come dappertutto

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Un altro magnifico articolo che mi coinvolge ancora piú profondamente sollevando ricordi spesso smarriti.
Ma a Rimini c'é davvero un ristorante greco?

virginie ha detto...

che bella rimini hai condiviso con noi. grazie

Gianluca ha detto...

veramente grazie a voi, care affezionate, sensibili, nonché presumibilmente uniche, lettrici.
@auramaga: sì, è appena fuori dal Museo della città, in via Tonini.
lieto vi sia piaciuto, davvero.

Gianluca ha detto...

il "presumibilmente uniche" non è affatto un rammarico.
è un privilegio per me contare sui vostri commenti, che mi spingono a scrivere meglio e più onestamente.

Anonimo ha detto...

Io non me l'ero presa per il "presumibilmente unica" anzi, meglio unica che rara :)
In fondo a via tonini, c'é anche l'osteria del cavenone dove ti preparano strozzapreti e tagliata da morire li.

Gianluca ha detto...

ottima soffiata, non mancherò il test culinario....

Anonimo ha detto...

nooooooooooo io non c'ero. Porca eva...la descrzione è perfetta. Rimini è stupenda. Se hai anche dei ricordi di più... nanno nano penaepanico

Anonimo ha detto...

Rimini la conosco poco....non è il mio genere....troppo casino.....ma tu hai saputo cogliere e raccontare aspetti interessanti.....e comunque un bombolone alla crema è l'ideale per mimetizzare dubbi ed incertezze.....i quesiti insistenti rimangono invischiati nella crema e per un po' danno tregua:)

Darksylvia

Gianluca ha detto...

grazie del transito con commento sylvia. alternare crema e alcol per neutralizzare i dubbi esistenziali, alla lunga, è controproducente, ma per il momento mi accontento... :)