venerdì 25 maggio 2007

il limite dell'utile


il paese che vedete qui a fianco è Montefiore Conca, situato nel cuore dell'entroterra Riminese, ultimo baluardo dei Malatesta prima dei domini dei Montefeltro (Urbino dista una trentina di chilometri, pochi di più per arrivare a San Leo, la rocca appollaiata su uno strapiombo famosa per essere stata carcere di Cagliostro). questo è il paese natìo del padre di Bonaventura, dove tuttora esiste una casa di famiglia, un paese amabilissimo di estate, a quindici chilometri da Cattolica, i paesi in festa come non mai nel mese d'agosto, opere liriche in piazza, feste medievali ispirate ad oscuri e forse inventati personaggi storici, poeti misconosciuti da ricantare, giostre, palii, rapaci addestrati, antichi mestieri, cene tra ulivi illuminati o all'interno di chiostri sorprendentemente incastonati dove spazio sembrava non essercene, lune arrossate e mare in lontananza.

mi fermo un attimo, dopo una lunga giornata ormai estiva, il lavoro soffocante come un materasso aperto. mi vorrei fermare ma temo di non riuscire più a ripartire, vinto dal senso di smarrito abbandono che mi accompagna sin dall'infanzia, avete presente il Woody Allen bambino di Radio Days, che pone domande esistenziali cui nessun adulto sa rispondere?
i ricordi si esibiscono in una risacca degna di miglior mare che non l'Adriatico, ne convengo.
magari il Mediterraneo di Les Saintes-Maries de la Mer o l'Atlantico di Lisbona.
mi viene in mente che mangerei volentieri ancora un chilo di "moules" in quel ristorantino belga ad Avignone, poco dietro il Palazzo dei Papi, e poi mi fermerei a suonare la chitarra insieme ai gruppetti improvvisati che si trovano un po' ovunque nell'estate di Provenza.

tutto questo è il riflesso pesante dell'amarezza di un lavoro condotto a denti stretti, a contatto con un fisco che il cittadino ignora o finge di ignorare. il fisco meraviglioso di un paese meraviglioso, dove la purezza di intenti dell'arte astratta trova il suo compimento più che in una tela tagliata di Fontana. sei malato? se non spendi più di 129 euro, è come se non avessi speso niente, e la parte che supera la soglia, vale al 19% (traduzione: ti aumento il reddito di 129 euro fissi, e comunque le imposte per le persone fisiche partono da una aliquota del 23% . moltiplicate per il numero di contribuenti e troverete l'ammontare fittizio per tasse vere). paghi il mutuo? gli interessi valgono fino a 3.600 euro complessivi. sempre che il mutuo sia di importo inferiore o pari al valore dichiarato della casa. (traduzione: italiani furbi che dichiarate valori ridicoli per pagare meno imposte, finita la pacchia. e comunque trovatevi un mutuo di almeno sessant'anni per stare al di sotto della soglia.).
lo so, sono cose noiose, e sono solo due delle tante, nemmeno le più ingiuste. ma l'Italia è il paese dei gioiellieri che dichiarano 8.000 euro di reddito, degli studi di settore che ti dicono quanto dovresti guadagnare per evitare che qualcuno venga a farti le pulci, sono cose noiose e per questo continuano a riprodursi e ad incancrenirsi. il codice tributario, col quale armeggiamo noi commercialisti conniventi dello stato per capire come lavorare, consta, in edizione commentata e quindi fruibile almeno in parte, di due volumi di duemila pagine ciascuno. esclusa la giurisprudenza, le circolari del ministero e le istruzioni delle dichiarazioni dei redditi che cambiano ogni anno. mentre il cittadino chiede di risparmiare, ruba come può, viene umiliato e vessato fino a perdere la sensibilità, sporca vergognosamente l'ambiente in cui vive, ecc.ecc.
il riassunto, triste solitario y final, è che per deontologia dovrei essere disoccupato. e, ciliegina sulla torta, da un po' penso che sarei più felice.

4 commenti:

virginie ha detto...

eddai: la vita nasce dal caos (e magari dalla contraddizione, no?)

Gianluca ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Gianluca ha detto...

sono d'accordo con te, cara. non è quello l'oggetto della mia inutile amarezza...

Anonimo ha detto...

Good for people to know.