mercoledì 23 maggio 2007

la cosa chiamata poesia/2


mia madre, vedova, stanca,
il volto segnato, come sua madre, dice,
rugoso ma morbido come fresco
formaggio, pensavo da bambino
quando non volevo parlare
perché i parenti visti una volta l'anno
mi facevano paura e mi sentivo solo,
comprato con pane e cioccolata
vicini al mare, ultimo piano a destra

mia madre, stanca, mi parla del pranzo della domenica
una goccia per volta ricordo l'amore
che le devo e non ho mai detto,
la parola inciampa, la ninna-nanna
risuona ancora, l'orecchio poggiato
alla sua schiena, voce lontana e vicina,
viene da dentro o da fuori?
la memoria che non perdona
ma tiene vivi, poi che non sappiamo
dove andremo, potremmo ritrovarci
dicono, e forse parlerò
saprò dire l'amore taciuto a lungo
verrò perdonato, e saprò perdonare

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